Petrolio offshore, dal ministero dell’Ambiente sì a 6 attività geofisiche nei mari italiani (VIDEO)

Legambiente: «Basta a questa inutile e dannosa corsa al petrolio e all’utilizzo dell’airgun. Il Governo tenga fede agli impegni presi alla Cop21 e il Parlamento si attivi per vietare una volta per tutte l’utilizzo di questa tecnica»

[19 Ottobre 2016]

In una settimana, dall’11 al 18 ottobre, il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera a nuove attività geofisiche di ricerca petrolifera nei mari italiani: ha infatti ritenuto conclusi con esito positivo ben 5 procedimenti di Valutazione di impatto ambientale. L’ok riguarda le due istanze di permesso di ricerca nel mar Adriatico a largo delle coste pugliesi per circa 1.500 kmq (della società Global Petroleum); le due istanze di permesso di ricerca nel mar Ionio per ulteriori 1.500kmq (appartenenti alla Global Med) ed una istanza di prospezione sempre nello Ionio per ben 4.000 kmq (titolare la Schlumberger). A questi 5 pareri si aggiunge un ulteriore esito positivo per il permesso di ricerca nel mar di Sicilia a largo di Gela, per 456 kmq di mare, di proprietà Edison Eni. Per un totale di sei procedimenti Via Autorizzati.

Legambiente denuncia: «La corsa all’oro nero nei mari italiani continua senza sosta: nuovi pozzi, dentro e fuori le aree vincolate, e nuove attività di ricerca, estrazione e prospezione continuano a mettere a rischio il mar Adriatico, Ionio, il Canale di Sicilia e il mar di Sardegna».

Secndo l’associazione ambientalista nei confronti del mare italiano è in atto un vero e proprio costante assalto. E riguardo l’airgun, utilizzata per le ricerche e prospezioni petrolifere in mare, il Cigno Verde ricorda che «Questa tecnica può provocare danni alla fauna marina causando alterazioni comportamentali, talvolta letali, in specie marine assai diverse, in particolare per i cetacei, fino a chilometri di distanza. Senza calcolare i danni economici alle attività di pesca e l’economia locale. Una tecnica criticata non solo dalle associazioni ambientaliste, ma anche dalla comunità scientifica, da molte comunità locali e da cittadini che si sono espressamente dichiarati contrari alle attività esplorative condotte dalle compagnie petrolifere nei mari italiani, sottoscrivendo in più di 75mila la petizione #StopOilAirgun».

Per questo Legambiente lancia oggi un appello a governo e Parlamento «affinché, dopo le numerose dichiarazioni fatte negli ultimi mesi per vietare l’utilizzo di questa impattante tecnica per la ricerca di idrocarburi, arrivino quanto prima all’approvazione di una legge a partire dalle proposte presentate».

Il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, conclude: «La minaccia dell’airgun era purtroppo dietro l’angolo, dopo che il Tar del Lazio aveva bocciato il ricorso presentato dai comuni abruzzesi e marchigiani in merito alle richieste della Spectrum Geolimited di condurre indagini geofisiche su circa 30.000 km quadrati di mare Adriatico, da Rimini a Otranto. “I via libera arrivati questa settimana dal Ministero dell’ambiente, confermano la politica del governo a Renzi a favore delle fonti fossili e non rappresentano un buon inizio rispetto agli impegni presi alla Cop21 di Parigi, proprio nel giorno in cui arriva il sì della Camera alla ratifica dell’accordo. Il nostro Paese possiede oggi risorse naturali e opportunità per puntare a un futuro cento per cento rinnovabile grazie ad alternative realmente competitive. Il Governo abbia dunque il coraggio di percorrere questa strada attraverso una politica lungimirante e interventi innovativi che mettano al centro l’ambiente, avviando una nuova stagione incentrata sulle fonti rinnovabili».

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