Montenegro, l’opposizione in piazza contro il «regime fascista mafioso» e la Nato

Intanto A2A investe nella centrale e nella miniera di carbone di Pljevlja

[19 Ottobre 2015]

In Montenegro le manifestazioni contro quello che viene definito il «regime fascista mafioso» hanno provocato  almeno 8 feriti. Migliaia di manifestanti hanno protestato davanti al Parlamento di Podgorica, chiedendo le dimissioni del primo ministro Milo Djukanovic, che di fatto governa il Paese da 25 anni, ancora prima del referendum che ha decretato la separazione dalla Yugoslavia-Serbia e l’indipendenza. Una secessione avvenuta con quasi la metà della popolazione contraria.

Andrija Mandic, del Fronte Democratico, il principale gruppo di opposizione montenegrino, ha detto: «Noi reclamiamo le dimissioni del governo e la formazione di un gabinetto di transizione», poi ha promesso che verranno organizzate nuove manifestazioni di massa il 24 ottobre, se il governo rifiuterà di dimettersi.

Non si è trattata di una manifestazione tranquilla: gli oppositori di Mandic hanno lanciato pietre e torce accese contro la polizia che ha utilizzato gas al pepe contro la testa del corteo che cercava di abbattere la barriera metallica dietro la quale si erano trincerate le forze antisommossa. I poliziotti hanno poi sparato lacrimogeni contro la folla per disperdere la manifestazione.

E’ comunque stata la polizia ad avere la peggio con 6 feriti contro 2 tra i manifestanti, ma la sassaiola e il contrattacco dei poliziotti ha fatto molti contusi. Ma non si tratta di una nuova rivoluzione “arancione” filo-occidentale, il segno sembra opposto. Infatti, la polizia aveva già fatto uso di lacrimogeni la sera prima per respingere i manifestanti che stavano circondando il Parlamento di Podgorica per protestare contro l’adesione del Montenegro alla Nato, erano state arrestate 11 persone, tra le quali 2 deputati del Fronte Democratico, mentre erano rimasti feriti 6 poliziotti.

E’ dal 27 settembre che l’opposizione montenegrina manifesta per chiedere che l’eterno Mandic abbandoni il potere e che venga costituito un governo di transizione incaricato di preparare delle «elezioni oneste». E’ evidente che l’opposizione non si fida che siano gli uomini dello Stato-mafia a gestire le elezioni legislative previste per la primavera del 2016.

Intanto, mentre il Montenegro è nel caos e il regime vacilla per la prima volta in 20 anni, la multiutility italiana A2A annuncia di aver concordato con il governo del Montenegro «un Term Sheet con alcuni principi fondamentali condivisi che guideranno la stesura nei prossimi due mesi dei nuovi accordi pluriennali per la gestione della società energetica montenegrina EPCG. Per consentire quindi l’implementazione dei prossimi passi, è stata decisa l’estensione fino al 15 dicembre degli accordi in essere dal 2009».

Si tratta di un investimento nella centrale a carbone di Pljevlja e di incrementare lo sfruttamento della vicina miniera di lignite. Secondo la Reuter , «la controllata statale EPCG, della quale l’utility italiana A2A detiene una quota del 41,7%» a maggio aveva scelto UniCredit come consulente nella scelta di un possibile partner per co-finanziare il progetto. Inoltre il Mntenegro, come altri Paesi balcanici, dopo decenni di investimenti insufficienti, ha una forte richiesta di energia e il governo da tempo si lamentava di un basso livello di investimenti da parte di A2A e quindi ha insistito perche l’impresa a partecipazione pubblica italiana investisse nei suoi piani per la centrale a carbone di Pljevlja.

Parte dell’energia prodotta dovrebbe essere esporta in Italia, contraddicendo così tutti gli impegni presi, anche a livello europeo da Italia e Montenegro (che è candidato ad entrare nell’Ue) per ridurre le emissioni dirette e “indirette” di CO2. Ma l’EPCG, considerato un feudo di quello che l’opposizione in piazza chiama «regime fascista mafioso» è una gallina dalle uova d’oro, anche se parecchio sporche. La Reuters scrive che «ha registrato un utile di 34,8 milioni di euro nel 2014, in crescita del 38 per cento rispetto all’anno precedente».