Grandi potenzialità contro costi enormi dell’energia fossile prodotta

Nel mondo aumentano le isole 100% rinnovabili, ma in Italia è tutto fermo

Legambiente: «Subito un piano per rendere rinnovabili le isole minori italiane»

[28 Luglio 2016]

Legambiente ha pubblicato il Dossier “Isole 100% rinnovabili” che illustra come 20 isole nel mondo sono in transizione verso uno scenario al 100% rinnovabile e la situazione nelle isole minori italiane.

Gli ambientalisti sottolineano che «dal Pacifico all’Atlantico, dai mari del Nord all’Australia, in grandi e piccole isole, la transizione energetica sta producendo risultati significativi. L’esempio arriva dalle isole nel Golfo dell’Alaska (Kodiak) alle Hawaii, da quelle australiane e neozelandesi (King e Tokelau) alla Scozia (Orkney, Eigg, Muck e Gigha), dalla Jamaica alle Azzorre (Graciosa), da Capo Verde all’Indonesia (Sumba), dal Mediterraneo con l’Isola Greca di Tilos (Grecia) alle Canarie (El Hierro), dai Caraibi (Aruba e Bonaire) ai mari del Nord con Samso e Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), White (Inghilterra)».

In quesyte Isole, grazie alle fonti rinnovabili e alle batterie di accumulo, è in atto una vera e propria rivoluzione, che produce risultati concreti sia per quanto riguarda la percentuale del fabbisogno energetico coperto che per l’applicazione di tecnologie sempre più ricercate e innovative come ad esempio l’utilizzo del moto ondoso dei mari o di impianti idroelettrici ed eolici combinati insieme.

Tra le realtà più interessanti i Dossier del Cigno Verde segnala, l’isola di El Hierro  che «detiene il record mondiale per aver raggiunto per prima l’autosufficienza energetica grazie alle energie rinnovabili. Da giugno 2014 i 10.162 abitanti usufruiscono, per la produzione di energia elettrica, di un sistema combinato di impianti idroelettrici e di impianti eolici».  In isole come  King e nelle Azzorre  sono stati ottenuto grandi risultati grazie a sistemi di batteria di ampia capacità, che hanno permesso di rottamare  gli impianti diesel, dimostrando di poter migliorare la stabilità di un sistema elettrico.

Per Legambiente «Sono inoltre interessanti e dal grande potenziale nelle aree costiere i nuovi sistemi per il recupero di energia elettrica sfruttando la forza dell’oceano nella sua interezza, sia col moto ondoso, sia con le maree, come quelli presenti nelle isole Orkney dove, grazie al movimento delle onde del mare, si è reso possibile convertire l’energia cinetica in energia elettrica».

A Samso il sistema di impianti da fonte rinnovabile ha reso l’isola energeticamente indipendente, mentre l’isola di Pellworm produce tre volte la richiesta elettrica dei suoi 1.200 abitanti grazie ad un sistema energetico costituito da  pale eoliche, ad una centrale solare e ad impianti di cogenerazione. Per non parlare di un’Isola come Sumba  che ha permesso l’accesso all’energia a centinaia di migliaia di abitanti.

E in Italia? «Tutti gli studi dimostrano che da Lampedusa al Giglio, da Marettimo a Ponza, è possibile cambiare completamente scenario energetico puntando sul contributo di sole, vento, maree e delle altre rinnovabili, attraverso una innovativa gestione delle reti e degli impianti che permetta di dare risposta anche alla domanda di mobilità (spingendo quella elettrica e quindi riducendo consumi di benzina e diesel) e di riscaldamento/raffrescamento delle abitazioni – dice Legambiente –  Ma la realtà delle isole italiane è invece molto diversa: i dati del dossier evidenziano un fermo non solo rispetto alle potenzialità presenti, ma anche agli altri Comuni italiani, ben 2.660, in cui le rinnovabili soddisfano tutti i fabbisogni elettrici delle famiglie».

Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, spiega che «La beffa è che nelle isole minori italiane si ha una penetrazione inferiore delle rinnovabili a fronte di grandi potenzialità. Oggi i fabbisogni di energia elettrica sono garantiti da vecchie e inquinanti centrali a gasolio. E proprio le difficoltà di approvvigionamento determinano un costo più alto dell’energia elettrica prodotta sulle isole rispetto al Continente e, dunque, alle società elettriche è garantito un conguaglio, prelevato dalle bollette di tutte le famiglie italiane, che complessivamente è pari a 70 milioni di Euro ogni anno».

Una situazione diventata insopportabile mentre nel resto del mondo, grazie alla riduzione dei costi degli impianti da fonti rinnovabili, si sta andando in una direzione che guarda davvero al futuro. Per Legambiente «Occorre attivarsi per il cambiamento attraverso tre scelte chiare: lo stop a qualsiasi nuova realizzazione o ampliamento di centrali da fonti fossili; l’approvazione immediata del Decreto, fermo al Ministero dello sviluppo economico, che prevede di riconoscere la stessa tariffa di cui beficiano le società che gestiscono l’energia elettrica sulle isole, a chi produce o autoproduce energia da rinnovabili; l’approvazione di un Piano per arrivare al 100% da rinnovabili in ogni isola, coordinato dal Ministero dell’ambiente e che veda il coinvolgimento degli Enti Locali, in modo da capire passaggi e potenzialità e coinvolgere la Soprintendenza a semplificare le procedure di approvazione dei progetti».

Zanchini conclud: «Per Legambiente  è arrivato il momento di realizzare nelle isole minori italiane un cambiamento energetico che permetta, alle famiglie e alle attività presenti sull’isola, di prodursi l’energia di cui hanno bisogno attraverso un modello distribuito di impianti rinnovabili ed efficienti, integrati con Smart Grid e sistemi di accumulo in modo da ridurre consumi, emissioni e sprechi ed avvicinando la domanda di energia alla sua produzione più efficiente, sia per i consumi invernali che nei picchi estivi dovuti alla presenza dei turisti. Oggi questa sfida appare di grande interesse anche rispetto al Mediterraneo, dove sono oltre 3mila le isole abitate e dove la sfida è sia energetica, per costruire una transizione alle fonti rinnovabili in tutti i Paesi, che climatica visti gli impatti previsti nell’area del Mediterraneo in una prospettiva di global warming nei confronti delle aree costiere, urbane e agricole».