Nucleare iraniano: c’è il quadro generale per un compromesso, ma ancora niente accordo

Nello Yemen è strage di bambini e lavoratori. Gli Usa riarmano l’Egitto per intervenire nello Yemen e in Libia

[1 Aprile 2015]

Stamattina sono ripresi i colloqui sul nucleare iraniano a Losanna, la scadenza dei colloqui è stata prolungata di un giorno ma il ministro degli esteri francese Laurent Fabius oggi ha lasciato  Losanna senza rilasciare dichiarazioni dopo che, poco dopo la mezzanotte,  le delegazioni del  Gruppo 5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania)  e dell’Iran si erano lasciate  senza trovare un accordo alla scadenza fissata per il 31 marzo, « dandosi un nuovo appuntamento per questa mattina», come riferisce la radio internazionale iraniana Irib. Però ieri sera Fabius aveva detto: «Avanziamo, ma è complicato, lungo e difficile».

A spiegare il perché dello stallo dei negoziati sul nucleare iraniano è il capo della diplomazia britannica, Philip Hammond: «Il “quadro generale” di un accordo di compromesso nei negoziati sul programma nucleare iraniano esiste ma restano ancora delle “questioni” insolute. Penso che abbiamo il quadro generale di un compromesso ma restano delle questioni chiave sulle quali dobbiamo ancora lavorare». Secondo Hammond, «Sono stati compiuti progressi significativi in questi ultimi giorni, ma le cose si muovono ancora lentamente».

Intanto, mentre prosegue la guerra nello Yemen, contro gli sciiti Houthi alleati dell’Iran, il portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che «L’Arabia Saudita vede male da tempo i negoziati nucleari con l’Iran e che non sia d’accordo con questo non è  un mistero».

A Riyadh – è arrivata una delegazione pakistana, guidata dal ministro della Difesa Khawaja Asif , per discutere con il governo saudta dell’attacco allo Yemen. Secondo l’agenzia iraniana Fars News, «Il ministro Asif, accompagnato dal ministro degli Esteri Sartaj Aziz, e il suo collega saudita, il Principe Mohammad bin Salman Al-Saud avrebbe parlato di un possibile coinvolgimento delle truppe pakistane nella coalizione  guidata da Riyadh, contro gli sciiti di al Houthi dello Yemen». Il primo ministro pakistano Nawaz Sharif  ha dichiarato che il suo Paese «E’ fermamente impegnato a sostenere l’integrità  territoriale e la sovranità  dell’Arabia Saudita. Il Pakistan intende rivestire  un ruolo significativo nell’arrestare il deterioramento della situazione in Medio Oriente». Sarebbe bene che il Pakistan pensasse anche a non mettere a rischio l’integrità territoriale dei suoi vicini (India, Afghanistan ed Iran) e a non infilarsi in polemiche sulla minaccia nucleare iraniana, cisto che è  l’ unico Paese islamico dotato di bombe nucleari e con centrali nucleari che non sono proprio il massimo della sicurezza, per non parlare del materiale nucleare fornito a Paesi come la Corea del nord. .

Ma nello Yemen la guerrasi fa ancora più sanguinosa: attacchi aerei della coalizione araba anti-sciita sono in corso nella regione di Aden, ultima roccaforte del deposto presidente yemenita Mansour al Hadi. Più di 30 lavoratori sono morti  nel bombardamento di un caseificio ad  Hodaida nello Yemen occidentale, ma un portavoce dell’operazione “’Decisive Storm”, l’ufficiale dell’esercito saudita Ahmed al Assiri, ha sostenuto che la fabbrica in realtà poteva essere un deposito di armi di Ansar Allah, il braccio armato degli Houthi, invece, secondo le autorità  locali la maggior parte delle vittime dell’attacco sono semplici lavoratori.

Secondo fonti  russe riportate dagli iraniani, «La Marina degli Stati Uniti hanno preso parte ai bombardamenti dell’Arabia Saudita contro Yemen. Le navi americane hanno partecipato agli attacchi aerei di ieri contro San’a, in particolare, hanno lanciato un missile cruise».

Invece una fonte sicuramente più neutrale,  Amnesty International,  denuncia che «E’ sempre più evidente l’Arabia Saudita non stia prendendo precauzioni per impedire la morte di civili negli attacchi aerei in corso nello Yemen.

Alle  2 del 31 marzo, un attacco aereo nel governatorato di Ibb, apparentemente diretto contro un posto di blocco degli Houti e le stazioni di rifornimento di carburante situate lungo la strada che collega Yarweem e Dhammar, ha provocato la morte di 14 persone, arse vive. Tra le vittime ci sono 4 bambini e due donne. Almeno altre 31 persone sono state ricoverate per ferite causate dalle fiamme e dalle schegge.

Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, ha detto che «Dopo diversi giorni di bombardamenti spesso intensi, è sempre più chiaro che l’Arabia Saudita sta chiudendo un occhio sulla sofferenza e sulle uccisioni dei civili causate dal suo intervento militare. Il diritto internazionale umanitario chiede a tutte le parti in conflitto di prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili».

Secondo l’Unicef  rappresentante dell’Unicef nello Yemen, ha ricordato che <Sono almeno 62 i bambini morti e 30 i feriti nei combattimenti in corso nello Yemen dalla scorsa settimana. I bambini devono assolutamente essere protetti, e tutte le parti in conflitto devono fare ciò che è loro possibile per proteggere i bambini».

Intanto Obama oggi ha sbloccato gli aiuti militari all’Egitto, che erano stati sospesi dopo il colpo di stato del 2013. Il presidente Usa lo ha comunicato per telefono al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi che di quel  colpo di Stato militare è stato l’artefice. Obama e Sisi hanno fatto  il punto sulla situazione in Yemen e in Libia, Paesi che vedono l’intervento diretto dell’Egitto nelle guerre in corso.

Washington riprenderà a spedire all’Egitto caccia F-16, carri armati e altre attrezzature militari. Dopo il golpe contro il presidente Morsi del  luglio di due anni fa, gli Usa aveva congelato 1,5 miliardi di dollari di aiuti , 1,3 miliardi dei quali erano forniture militari.

Ora, per impedire un golpe sciita nello Yemen e quello salafita in Libia, il governo Usa riarma il golpista egiziano Sisi… il mondo è davvero strano.

.