Nucleare iraniano: la fine delle sanzioni vista dall’Iran

Aerei e petrolio per tutti. Orgoglio nazionale in piazza, offensiva diplomatico-economica in Europa

[18 Gennaio 2016]

L’International atomic energy agency  (Iaea) ha confermato che  la Repubblica Islamica dell’Iran ha portato al termine tutti gli impegni assunti nell’ambito del programma di azione comune (JCPOA) concordato con il G5 + 1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) e che «E’ possibile  avviare l’implementation Day», cioè l’entrata in vigore dell’accordo firmato nel  luglio 2015 che decreta la fine delle sanzioni contro l’Iran.

Il presidente dell’Iran, Hassan Rohani, ha espresso immediatamente la sua soddisfazione con un  tweet: «Il Programma di Azione Comune ha raggiunto la sua fine. Ringrazio Dio e mi inchino all’imponenza di voi, grande e paziente popolo. Auguri a voi per questa gloria e questa vittoria».

Il protagonista iraniano di questo storico accordo , il ministro degli esteri  Mohammad Javad Zarif, che a Vienna si è incontrato con il segretario di Stato Usa  John Kerry, ha detto: «Tutte le sanzioni oppressive imposte alla Repubblica Islamica saranno annullate oggi. Oggi è un bel giorno per il mondo ed è  anche un bel giorno per la regione. Con l’annuncio dell’Agenzia Onu, il piano d’azione (JCPOA), infatti, entrerà  ufficialmente in attuazione».

La rado internazionale ufficiale iraniana Irib sottolinea che «Con la fine delle sanzioni, l’Iran torna ad riavere la sua posizione nella regione e nel mondo, economicamente parlando. Adesso con le rassicurazioni sulla questione del nucleare hanno portato a una nuova apertura che spianerà la strada a una stagione nuova nei rapporti con l’Occidente, in cui molto potrebbe cambiare soprattutto dal punto di vista economico».

A poche ore dalla cancellazione delle sanzioni, La Repubblica islamica ha annunciato, un accordo per l’acquisto di 114 aerei di linea dalla Airbus, «Un accordo dal valore di oltre 10 miliardi di euro con il consorzio europeo, che ha portato Obama ad accelerare l’autorizzazione per la vendita dei Boeing, per non rovinare la piazza agli americani »dice Irib .

Airbus ha subito dichiarato che prima delle fine ufficiale delle sanzioni non aveva fatto nulla per quanto riguarda un eventuale accordo commerciale con l’Iran. Ma non ci crede nessuno. L’Iran ha bisogno di acquistare almeno 400 aerei passeggeri nei prossimo 10 anni.

«Ma non c’è soltanto la flotta aerea iraniana da rimodernare – dice Irib –  Ci sono, i dati sono della Stampa, 14 milioni di auto che circolano in Iran. Il settore deve essere rinnovato e anche FCA potrebbe avere un ruolo, accanto a marchi come i francesi di Psa e Renault. Ma prima di tutto c’è la questione del petrolio, con Tehran di nuovo sui mercati».

E di probabilmente auto si parlerà molto durante la visita che Rohani farà a Roma il 25 e 26 gennaio. «I rapporti dell’Iran con l’Italia sono sempre stati amichevoli e anche in campo economico “non vi sono mai stati ostacoli, tanto più oggi con la caduta delle sanzioni».

Ma in Iran si festeggia, anche nelle piazze, soprattutto il via libera al programma nucleare come se si trattasse davvero della salvezza della nazione. Un convincimento (sbagliato) dettato dall’orgoglio nazionale e fomentato dalla propaganda sul “diritto” dell’Iran ad avere il nucleare per costruirsi un futuro energetico sucut ro, in un Paese che abbonda di gas che non utilizza come dovrebbe e potrebbe e che non sa come esportare e dove l’olico e il solare potrebbero fornire molta più energia della centrale nucleare in attività e di quelle previste. Una propaganda nuclearista alla quale non si sottrare nemmeno Rohani: «Il programma nucleare è sicuramente un mezzo per lo sviluppo del Paese. Noi iraniani tendiamo la mano al mondo in segno di amicizia, e ci lasciamo alle spalle le ostilità, i sospetti e i complotti. Abbiamo aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra Iran e il mondo: L’applicazione dell’accordo sul nucleare iraniano non rappresenta una perdita per nessun Paese» e, rispondendo indirettamente alle nuove accuse e alle paure diffuse dalla leadership israeliana e dalla monarchia saudita, il presidente iraniano ha detto: «Siamo messaggeri di pace, stabilità e sicurezza nella regione e nel mondo», poi ha aggiunto: «Abbiamo aperto un nuovo capitolo nelle nostre relazioni con il mondo. Oggi è l’era di una transizione dalle sanzioni allo sviluppo. In questa fase c’è bisogno di innovazione, investimenti, e di cogliere l’opportunità da parte di tutti gli iraniani». Che è esattamente quel che vogliono e sperano i giovani iche festeggiavano nelle strade avvolti dal tricolore iraniano mentre la destra religiosa macerava nel suo malcelato dispiacere per il raggiungimento dell’accordo e la nuova apertut ra della Repubblica islamica al mondo.

La stampa iraniana riporta con rilievo la dichiarazione del segretario generale dell’Onu  Ban ki-Moon, secondo il quale  l’entrata in vigore dell’accordo sul nucleare iraniano «E’ un traguardo significativo che riflette lo sforzo e la buona fede di tutte le parti per rispettare gli impegni presi”, ha detto Ban elogiando la “loro determinazione».

Intanto dall’Iran è arrivatao l’atteso annuncio di un aumento della produzione di mezzo milione di barili al giorno sulle esportazioni verso Asia ed Europa, per puntare al milione entro la fine dell’anno. «Una mossa che avrà inevitabilmente riflessi sul costo del greggio e che interessa anche l’Italia», Evidenzia Irib, aggiungendo che « Dal 1957 Eni è presente in Iran e nonostante le sanzioni ha sempre mantenuto rapporti amichevoli con la compagna di Stato (Nioc). Ma già ieri gli emissari di Total e Shell sono sbarcati in Iran».  D’altronde l’embargo petrolifero non era mai stato totale: la Cina ha continuato a comprare petrolio dall’Iran e altrettanto hanno fatto Paesi alleati degli Usa come Pakistan e Corea del sud.

Intanto gli Stati Uniti, per bilanciare tanto entusiasmo ed ammorbidire l’opposizione dei repubblicani all’accordo con l’Iran, hanno annunciato nuove sanzioni contro il programma missilistico iraniano, che Teheran naturalmente definisce difensivo anche se si tratta di midssili balistici in grado di colpire a grandi distanze. Si tratta di sanzioni contro 11 imprese e individui accusati di aver fornito componenti per missili balistici all’Iran, dissimulando la loro destinazione finale con una rete di società di comodo. I loro beni negli Stati Uniti saranno congelati e non potranno fare affari con imprese o cittadini statunitensi. L’annuncio delle nuove sanzioni sarebbe stato ritardato di oltre due settimane, per non compromettere i negoziati che hanno portato alla liberazione di cinque prigionieri statunitensi. Obama ha spiegato così la cosa: «Come ho detto molte volte, l’accordo sul nucleare non ha mai inteso risolvere tutte le divergenze con l’Iran».

Zarif non sembra molto preoccupato (anche perché per le armi può sempre rivolgersi ai premurosi e intoccabili amici russi e cinesi)  e  punta direttamente a confermare il pieno rientro dell’Iran nella comunità internazionale, a cominciare dalla guerra contro lo Stato Islamico/Daesh: «Dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare, il terreno è propizio per una maggiore cooperazione a livello regionale per lottare contro il vero pericolo che minaccia la nostra regione, vale a dire il terrorismo e l’estremismo». Ma non poteva mancare una stoccata all’Arabia Saudita e alle altre monarchia e assolute sunnite del Golfo: «Noi siamo pronti e speriamo che gli altri Paesi vicini e la comunità internazionale lo siano ugualmente».