Oltre il 25% della produzione di elettricità Ue arriva dal carbone: 280 le centrali

Nelle regioni carbonifere sono ancora 240mila i lavoratori diretti occupati. Serve un piano di sostegno alla transizione: il parere del Cese

[19 Agosto 2016]

In alcuni Stati Ue le risorse interne di carbone e lignite rivestono una funzione importante per l’elettricità e il riscaldamento, ma le regioni in cui viene attualmente estratto il carbone devono prepararsi alla graduale eliminazione di questo che è il più inquinante di tutti i combustibili fossilio. Per una transizione energetica verso un’economia a basse emissioni, il Comitato economico e sociale europeo (Cese) raccomanda l’adozione del «Piano di sostegno alla transizione per le comunità e le regioni che dipendono dalla produzione di carbone», e lo fa con il parere sul tema: «Le risorse interne di carbone nella transizione energetica dell’Ue».

Per centinaia di anni il carbone è stato al centro degli sviluppi industriali e sociali in Europa e nel resto del mondo. Basti pensare al Trattato che istituisce l’Uo o meglio la Comunità europea del carbone e dell’acciaio: la stessa Ue è stata creata per mettere in comune le risorse della produzione di carbone e acciaio dei primi sei Stati membri fondatori.

Sebbene attualmente oltre un quarto dell’elettricità dell’Ue è ancora prodotto da 280 centrali elettriche a carbone situate in 22 paesi diversi, le attuali preoccupazioni per la protezione ambientale, i cambiamenti climatici e la salute umana  hanno dato luogo a una serie di approcci politici e sociali che mettono in discussione la necessità di continuare a utilizzare il carbone e altri combustibili fossili per la produzione di energia elettrica e termica.

Mentre l’idea di eliminare gradualmente il carbone dal mix energetico sembra generalmente accettata negli Stati membri che non sfruttano le risorse interne di carbone, altrettanto non vale per le regioni carbonifere, dove il settore del carbone occupa 240.000 lavoratori diretti. Tenendo conto dei posti di lavoro nell’industria delle attrezzature estrattive e nella catena di approvvigionamento, nonché dei posti di lavoro indiretti, l’industria supporta quasi un milione di posti di lavoro, molti dei quali in regioni con scarse opportunità occupazionali alternative.

Sono sei gli Stati membri che estraggono carbon fossile: Repubblica ceca, Germania, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito. Sono invece dieci gli Stati membri che sfruttano la lignite come combustibile competitivo per la produzione di energia: Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Tuttavia, l’industria del carbone deve tenere conto della transizione energetica in corso, del passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e, in particolare, dell’obiettivo della decarbonizzazione, facendo ricorso a tutte le misure e tecniche disponibili per promuovere un uso del carbone meno dannoso e più efficiente: a tale proposito vanno menzionati diversi strumenti utili e comprovati: l’incremento dell’efficienza, la flessibilità e la cogenerazione, ma ciò non toglie che per limitare il riscaldamento globale entro i +2°C così come stabilito dall’Accordo di Parigi, la grande maggioranza delle riserve di carbone deve rimanere nel sottosuolo, non sfruttata.

Nonostante tutto, il graduale abbandono dell’uso del carbone per scopi energetici non deve provocare la stagnazione nelle regioni dove viene estratto il carbone. Alla luce del loro potenziale economico e sociale, tali regioni devono essere coinvolte nell’attuazione della politica energetica e climatica dell’Ue. Lo sviluppo sostenibile in queste aree deve essere realizzato mediante la garanzia di dialoghi politici, civili e sociali che devono assicurare l’elaborazione di piani per la transizione a livello nazionale, settoriale e di impresa.

Quindi tali aree devono essere incluse in una programmazione futura che copra due generazioni, ossia un periodo di 25-50 anni. Al fine di preservare la sicurezza energetica, un’industria competitiva, la protezione ambientale, il rispetto degli obblighi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e la coesione sociale nelle regioni in cui viene estratto il carbone, il Cese raccomanda di adottare un «Piano di sostegno alla transizione per le comunità e le regioni che dipendono dalla produzione di carbone». Un Piano inteso ad affrontare i problemi di ristrutturazione dell’industria carboniera nel corso della transizione energetica, in modo che le regioni in cui viene estratto il carbone possano adeguarsi ai cambiamenti.

Un Piano che potrebbe essere elaborato da un gruppo consultivo in cooperazione con la Commissione europea e il Parlamento europeo. I membri del gruppo consultivo dovrebbero essere rappresentanti delle regioni minerarie, dei sindacati, delle Ong, del settore R&S e dell’industria del carbone.

Un Piano, infine, che dovrebbe fondarsi su tre elementi: dialoghi politici, civili e sociali; investimenti economici, sociali e ambientali; investimenti in istruzione, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione e cultura.