Perché gli europei non comprano auto, case ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica

Diamo la colpa ai governi di non aver fatto abbastanza, ma sta anche a noi fare qualcosa

[29 Luglio 2019]

Se comprassero auto, case o frigoriferi più efficienti dal punto di vista energetico, gli europei potrebbero ridurre i costi di carburante ed energia e avere un impatto significativo sulla riduzione delle emissioni globali di gas serra, ma molti non lo fanno a causa del costo iniziale più elevato dei prodotti verdi, della sfiducia nei rating energetici dell’Unione europea e della mancanza di consapevolezza sui risparmi a lungo termine.

Secondo i ricercatori per progetto  CONSEED, che indagano su ciò che incoraggia le persone ad acquistare elettrodomestici, case e automobili ad alta efficienza energetica, in uno dei Paesi più innovativi dell’Ue. l’Irlanda, nonostante siano disponibili molte tecnologie per l’efficientamento energetico degli edifici, meno del 2% delle case vendute tra gennaio 2017 e ottobre 2018 era in classe A, la valutazione di efficienza energetica più alta per gli immobili. In Spagna solo l’11% delle lavastoviglie e il 14% dei frigoriferi venduti nel 2018 erano in categoria A +++.

La coordinatrice di CONSEED, l’economista del Trinity College di Dublino Eleanor Denny,  sottolinea su Horizon: «Esistono tutti questi prodotti sul mercato, ma… le persone non li acquistano nella misura in cui dovrebbero». Per questo i ricercatori hanno cercato di scoprire perché gli europei non optano per prodotti più ecologici e la Denny spiega che «La ragione principale è che (i consumatori) non possono permetterseli. Per la maggior parte, il prodotto più efficiente dal punto di vista energetico è più costoso

In un sondaggio condotto da CONSEED in Grecia, Irlanda, Norvegia e Slovenia e ventuto fuori che «Fino al 74% dei 3.000 intervistati ha dichiarato di non poter permettersi auto o apparecchi più efficienti o i costi di ammodernamento delle loro case». Un altro fatore importante è la mancanza di fiducia: il 60% delle persone è convinta che i venditori di automo, di case ed elettrodomestici stessero manipolino le informazioni sull’efficienza energetica dei prodotti che forniscono. Secondo i ricercatori, «Questo potrebbe essere un retaggio del  “dieselgate”», lo scandalo del 2015 dal quale venne fuori che i produttori di auto diesel imbrogliavano sui test delle emissioni.

Ibon Galarraga, del Basque Centre for Climate Change, conferma che «Il Dieselgate ha avuto un enorme impatto. Improvvisamente c’è stata questa sfiducia su come i produttori dichiarano le loro emissioni o sugli impatti ambientali dell’efficienza energetica. In Europa, il consumo di energia è in aumento, quindi è estremamente importante che le persone acquistino bene. L’efficienza energetica è uno dei modi più semplici per risparmiare energia, è uno dei modi più efficienti per farlo ed è uno dei modi più economici». Anche perché Le famiglie rappresentano circa un quarto del consumo totale di energia in Europa e producono un quinto delle emissioni di gas serra dell’Ue, quindi, come sottolinea Horizon riportando i dati della Commissione europea,  «Il passaggio a elettrodomestici più efficienti può non solo contribuire a ridurre le emissioni, ma anche a far risparmiare ai consumatori centinaia di euro all’anno in bollette energetiche. Per aiutare le persone a prendere decisioni di acquisto meglio informate, l’Ue sta semplificando il proprio schema di etichettatura per l’efficienza energetica introducendo una scala che va da A a G anziché da A +++ a G. Le nuove etichette includeranno anche codici QR che le persone possono scansionare per ottenere maggiori informazioni sul consumo di energia dei prodotti». La Denny aggiunge: «Spero che ciò fornisca maggiore trasparenza e consenta alle persone di avere più fiducia in quelle etichette».

I ricercatori CONSEED raccomandano all’Unione europea di pensare anche a un modo per permettere agli acquirenti di raccontare le loro esperienze in un nuovo database di registrazione dei prodotti. Quindi, se, ad esempio, qualcuno ritiene di consumare più litri di benzina per Km percorsi di quanto indicato sull’etichetta energetica, può segnalarlo e «La CE può iniziare a indagare i produttori sulle informazioni che stanno fornendo come base per queste etichette – spiega ancora la Denny – Ai consumatori dovrebbe anche essere detto in particolare quanto costa davvero una casa o una macchina. Fornire questo tipo di informazioni … incoraggia le persone a investire in proprietà e automobili più efficienti sotto il profilo energetico».

Massimo Tavoni, professore di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e coordinatore del programma di ricerca di mitigazione dei cambiamenti climatici alla Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem), dirige un altro progetto chiamato COBHAM ed è convinto che le etichettature energetiche con informazioni chiare sono importanti, ma non bastano. Per questo studia come le decisioni prese dalle persone riguardo alle azioni a favore del clima possano essere influenzate dalle politiche e dalle informazioni. «Convincere politicamente è facile … ma non dovremmo illuderci che questo possa risolvere un problema grave come i cambiamenti climatici – evidenzia Tavoni – I governi non dovrebbero evitare gli interventi politici tradizionali che, essenzialmente, aumentano il costo dei prodotti inefficienti e riducono i costi dei prodotti puliti».

L’esempio da seguire sarebbe quello della Norvegia, dove, per aumentare la domanda di veicoli a basse emissioni, il governo ha introdotto incentivi finanziari per i veicoli elettrici e tasse elevate per quelli inquinanti. Quando i ricercatori CONSEED stavano testando l’impatto che avrebbe avuto fornire agli acquirenti di auto norvegesi ulteriori informazioni sul risparmio energetico, hanno scoperto che la domanda di auto elettriche era già così grande che i rivenditori avevano esaurito le auto.

in Gran Bretagna, l’industria automobilistica ha dato la colpa del recente calo nelle vendite di veicoli low-carbon alle politiche confusionarie a alla decisione del governo britannico di porre fine o ridurre i sussidi.

A giugno la Society of Motor Manufacturers and Traders del Regno Unito ha avvertito che «Se vogliamo vedere un’ampia diffusione di questi veicoli, che sono una parte essenziale della transizione graduale al trasporto a emissioni zero, abbiamo bisogno di incentivi a lungo termine di livello mondiale». E i ricercatori ricordano che «E’ fondamentale che le politiche climatiche dei governi non aumentino le disparità sociali».

Anche per Tavoni, «I sussidi governativi o altri incentivi finanziari sono particolarmente importanti per i più poveri che hanno più da guadagnare da prodotti ad alta efficienza energetica, ma che sono meno in grado di permetterseli». CONSEED afferma che «Le banche potrebbero offrire finanziamenti a basso costo alle persone per rendere le loro case più efficienti dal punto di vista energetico. ad esempio installando caldaie più efficienti, pannelli solari, cappotti isolanti o cambiando le finestre». E la Denny conferma: «Aumentano il valore della proprietà … perché è più economica da gestire e anche più comoda. Se la tua casa è meglio isolata, è più calda, ha dei benefici per la salute».

Per Galarraga, «Un passo importante per cambiare le abitudini delle persone è aiutarle a prendere il controllo del loro consumo di energia producendo fatture comprensibili e mettendo nelle case contatori che aiutano le persone a monitorare meglio il loro consumo di energia. I paesi dell’Ue si sono impegnati a distribuire quasi 200 milioni di contatori intelligenti per l’elettricità e 45 milioni per il gas entro il 2020. Vedere quanto consuma ogni elettrodomestico in tempo reale farà una differenza enorme nel nostro comportamento. Le persone possono avere un grande impatto sul consumo di energia con piccoli cambiamenti, come mettere il coperchio su una pentola quando si riscalda l’acqua o usare la piastra elettrica della giusta dimensione».

Tavoni  conclude. «Spetta a ciascun individuo ridurre la propria impronta di carbonio. In genere diamo la colpa ai governi per non aver fatto abbastanza, ma sta anche a noi fare qualcosa».