Piombino, Rossi: ci sono tutte le condizioni per una svolta

Il Sindaco Ferrari: città diffidente. Presentazione troppo a ridosso della scadenza elettorale

[16 Settembre 2020]

Dopo aver assistito ieri nella sede piombinese del gruppo indiano dell’acciaio JSW alla presentazione dell’atteso piano industriale, che si basa su 82 milioni di euro di investimenti, 30 dei quali garantiti da Invitalia e su una diversificazione dei settori di Intervento come la produzione di energia, la gestione dei rifiuti o la realizzazione di navi, grazie al coinvolgimento di ulteriori partner, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi  ha detto che «Con l’ingresso dello Stato, con Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, nel capitale di JSW Italia, a Piombino ci sono tutte le condizioni per una svolta».
Il presidente  della Regione ha ricordato che quello per cui lui stesso si è battuto in questi anni è «che a Piombino si torni a produrre acciaio, è adesso possibile. E lo è grazie all’ingresso dello Stato e al fatto che la Regione Toscana ha finanziato e realizzato un nuovo porto. Adesso che Piombino fa parte a pieno titolo delle politiche industriali del Governo, gli obiettivi di una sua ripresa industriale appaiono sotto una luce diversa».

Rossi ha rivendicato di «essere sempre stato a Piombino e con Piombino, anche e soprattutto nei momenti di crisi e di essere stato il primo a chiedere un intervento diretto di Invitalia. Oggi, nonostante i ritardi accumulati, la prospettiva che a Piombino si torni a colare acciaio si rafforza. La città ha sofferto e continuerà a farlo, ma a metà del prossimo anno, appena raggiunto l’equilibrio finanziario, potranno partire gli investimenti e potrà essere realizzato il forno elettrico che è e deve rimanere il principale obiettivo».

Il presidente della Regione ha poi ringraziato la sottosegretaria allo sviluppo economico e il Governo per «aver messo Piombino e la Toscana al centro delle politiche statali per l’acciaio, superando quelle che fino ad oggi erano state le forti contrarietà e gli attacchi delle associazioni di categoria e dei produttori bresciani» e ha concluso assicurando che «Il futuro presidente della Regione sarà perfettamente in grado di rispettare tutti gli impegni che la Regione Toscana si è presa, visto anche che i fondi europei sono praticamente raddoppiati».

Il sindaco di Piombino Francesco Ferrari (Fratelli d’Italia) non sembra aver accolto il piano industriale con grande entusiasmo: «La città è diffidente e non potrebbe essere diversamente viste le innumerevoli delusioni che si sono susseguite negli anni. Sul merito del piano industriale ci riserviamo di fare un’analisi laica, senza farci condizionare dalla vicinanza dell’annuncio di oggi con l’appuntamento elettorale, circostanza che, di per sé, indurrebbe chiunque a dubitare della concretezza dei progetti presentati. Non appena avremo tutti i documenti valuteremo se quel progetto, oltre a soddisfare gli interessi dell’azienda, è coerente con quelli della città: in particolare se dietro a quei piani ci sono prospettive per i molti dipendenti, ormai da anni in cassa integrazione, che attendono di conoscere il futuro dell’azienda e, di conseguenza, dei propri posti di lavoro e della sussistenza delle proprie famiglie. Altrettanto cruciale è l’impatto ambientale che il progetto avrà sul territorio: Piombino un anno fa ha scelto un futuro sostenibile, ha votato per la riconversione del territorio e noi dobbiamo vigilare affinché questa volontà sia rispettata».

Pur condizionato dalla campagna elettorale e sperando anche in Toscana nel ribaltone a destra già avvenuto a Piombino, Ferrari sottolinea che «Quanto annunciato questa mattina è un piano industriale profondamente legato a ingenti investimenti da parte di Invitalia, una delle partecipate dello Stato. L’intervento del pubblico è una buona notizia, a patto che si discosti dalla migliore tradizione dei Governi della Prima Repubblica in cui si provvedeva ad appianare i debiti delle grandi aziende senza che poi gli utili tornassero nelle casse dello Stato. Si tratta di risorse che appartengono ai cittadini e non possiamo permettere che questi finanziamenti servano a ripianare i bilanci di una qualsivoglia azienda senza che il pubblico abbia i dovuti ricavi. Ben venga la ripartenza dell’acciaio: sono convinto che sia indispensabile per il territorio, al pari di altre forme di rilancio dell’economia che dovranno affiancarla, mi auguro solo che non si tratti della solita passerella elettorale a cui il territorio, purtroppo, è da tempo abituato».

Nel pomeriggio di oggi sono intervenute con un durissimo comunicato congiunto Fim, Fiom e Uilm: «Terminate le varie assemblee con i lavoratori Jsw, Piombino Logistics e Gsi che avevamo annunciato come Fim-Fiom-Uilm per illustrare il Piano Industriale Jsw. In realtà, dopo il confronto con i lavoratori, siamo sempre più convinti di non aver partecipato alla tanto attesa presentazione del Piano Industriale ma è apparso esclusivamente un evento di natura propagandistica. Abbiamo assistito solo alla presentazione di alcune slide neppure visibili, tanto che come Fim-Fiom-Uilm le abbiamo richieste sotto forma cartacea, e successivamente ci sono state confermate delle idee, linee guida ed intese non vincolanti con vari gruppi industriali che erano ormai già pubbliche».

Secondo i tre sindacati confederali dei metalmeccanici, «La sensazione è che per fini elettorali si sia voluto anticipare questa presentazione e questi annunci ma che sia l’Azienda che il Governo non fossero ancora adeguatamente preparati. Basta pensare che solo questo venerdì si dovrebbe concludere l’intesa che permetterebbe ad Invitalia ad entrare nel capitale sociale con 30 milioni. Un’entrata che come Fim-Fiom-Uilm giudichiamo, se sarà confermata, come la vera notizia positiva dell’evento di ieri insieme all’anticipazione, anche questa da capire meglio, che nel Decreto Semplificazioni dovrebbero avere garantito una percentuale significativa di produzione pluriennale di rotaie per Rfi. Riteniamo che le dichiarazioni fatte da Carrai, in merito ai numeri occupazionali nell’ambito siderurgico, siano non solo inaccettabili, ma completamente al di fuori della realtà. L’annuncio che apprezziamo di voler salvaguardare tutta l’occupazione per tutta la durata del Piano, che arriva al 2025, non può comunque lasciarci tranquilli. Occorrono le garanzie di copertura di ammortizzatori sociali per una durata così lunga ed occorre iniziare a valutare con il Governo e con l’Azienda in che modo poter integrare tale ammortizzatori a migliaia di lavoratori che sono stati penalizzati dal mancato rispetto degli impegni firmati con la garanzia delle Istituzioni. Quei lavoratori e quelle famiglie, che hanno in questi anni dato fondo a tutte le loro esigue risorse, compreso il proprio Tfr, non sopporterebbero ulteriori 5 anni di ammortizzatori».

Fim, Fiom e Uilm concludono: «Occorre un piano che rilanci finalmente il Lavoro e non fatto ancora solo di sussidi economici. Per discutere davvero di un Piano Industriale quindi occorre un incontro urgente con il Ministero dello sviluppo economico e fin da subito ci attiviamo per richiedere tale riunione in cui tutti i dubbi e perplessità emerse dai lavoratori nelle assemblee, dovranno trovare opportune risposte».