Polveri sottili in aumento nel mondo nonostante il calo nei Paesi sviluppati

Dal 1998, le concentrazioni globali di PM 2.5 sono aumentate in media del 2,1% all'anno

[26 Giugno 2015]

Secondo l’ultimo rapporto del NASA Earth Observatory, nel corso degli ultimi due decenni,  l’inquinamento atmosferico da polveri sottili è diminuito in maniera significativa in Nord America e in Europa occidentale, ma aumenta in Oriente e in Asia meridionale, che hanno più che compensato i miglioramenti.

Le mappe satellitari realizzate dalla Nasa ricostruiscono l’inquinamento da PM2.5 rilasciato in atmosfera attraverso la combustione di combustibili fossili e l’incendio di boschi e terreni agricoli, con conseguenze per il sistema respiratorio e circolatorio umano, contribuendo a problemi di salute come l’asma e le malattie cardiache.

Il NASA Earth Observatory sottolinea che Usa ed Unione europea hanno molte centraline di monitoraggio del PM 2.5, ma su vaste aree di Africa, Asia, America Centrale e Sud America non esistono controlli a terra, per questo i ricercatori della NASA  hanno sviluppato tecniche che utilizzano i dati satellitari stimare meglio il livelli di PM 2.5 in tutto il mondo.

Grazie ai satelliti si possono quotidianamente raccogliere dati globali su inquinamento industriale, fumo, polvere ed altre particelle di aerosol nell’aria, m il NASA Earth Observatory  sottolinea che «Il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico con i satelliti propone una particolare serie di problemi. I satelliti scrutano  attraverso l’intera colonna dell’atmosfera e distinguere tra le particelle nell’aria e quelle vicino alla superficie che respirano le persone può essere molto impegnativo. Inoltre, le nubi possono bloccare le osservazioni satellitari. E tra vari sensori in orbita che possono rilevare particelle sospese nell’aria, ognuno le vede in modi leggermente diversi».

Ma nel 2010,  un team della della Dalhousie University, combinando dati acquisiti tra il 2001 e il 2006 da due sensori, il Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) e il  Multi-angle Imaging SpectroRadiometer (MISR) e informazioni aggiuntive fornite dal modello atmosferico Geos-Chem, sono stati in grado di pubblicare la prima stima a lungo termine del PM2.5 basata su dati satellitari. Ora Aaron van Donkelaar, uno dei ricercatori Dalhousie, spiega che «La mappa che abbiamo prodotto nel 2010 ha chiaramente dimostrato che i satelliti possono dare un contributo prezioso alla nostra comprensione della nostra esposizione al PM 2.5 su scala globale, ma le incertezze hanno limitato la loro applicazione globale per una copertura unica a lungo termine. Sapevamo che, con alcuni miglioramenti portati alle nostre tecniche, i satelliti avrebbero potuto fornire una quantità di conoscenza ancora maggiore»

Nei 5 anni successivi diversi team di ricercatori hanno lavorato proprio  allo viluppo di nuove tecniche che consentono ai satelliti di stimare la PM 2.5  con più precisione e per periodi di tempo più lunghi.

Il team di Dalhousie ha avuto più dati su cui lavorare ed ha prodotto una stima affidabile del PM 2.5 globale che va dal 1998 al 2012.  E’ così che al NASA Earth Observatory hanno scoperto che a livello mondiale c’è stato un peggioramento dell’inquinamento da PM 2.5 in Asia che da solo ha vanificato e superato i miglioramenti in Nord America e in Europa, mentre dal 1998 le concentrazioni globali di PM 2.5 sono aumentate in media del 2,1% all’anno.

Il miglioramento del sistema satellitare ha intercettato anche il contributo naturale di PM 2.5, sotto forma di polvere e sali, che arriva dal deserto del Sahara e dalla penisola arabica, «Tuttavia – dicono alla NASA – molti dei cambiamenti di fuori di tali zone possono essere  collegati solo alle attività umane: combustione di combustibili fossili in generale e gli incendi agricoli, piuttosto che ai processi naturali». Infatti, se si escludono i contributi di polvere e Sali, il livello di PM 2.5 sul deserto del Sahara e la penisola arabica cala bruscamente.