Povertà energetica: Italia 19esima su 28 in Europa. Svezia prima, Bulgaria ultima

La maggior parte dei Paesi Ue non riesce a tenere i cittadini al caldo. Va peggio al Sud e all’Est

[20 Febbraio 2019]

Secondo il rapporto “European Energy Poverty Index (EEPI)” di Open Exp, appena pubblicato dalla Right to Energy coalition  «Gran parte dei Paesi europei ha un alto livello di penetrazione della povertà energetica, ossia che, quest’inverno, moltissimi cittadini europei non saranno in grado di mantenere le proprie abitazioni sufficientemente calde». Clémence Hutin, che si occupa di giustizia climatica per  Friends of the Earth Europe, aggiunge: «Milioni di cittadini europei stanno congelando nelle proprie case quest’inverno e necessitano di un supporto immediato, a causa del nostro sistema energetico profondamente dispendioso.  Ma l’Europa ha anche bisogno di un massiccio programma di isolamento domestico – fornire case vivibili ad alta efficienza energetica per tutti, posti di lavoro “green” a livello locale, bollette energetiche più basse e riduzione delle emissioni di carbonio».

L’EEPI presenta per la prima volta una “classifica” europea della diffusione della povertà energetica, dalla quale si evince che «I Paesi più colpiti sono quelli della zona meridionale ed orientale dell’Unione. In particolare, la Bulgaria supera tutti gli altri Stati per la prevalenza di quattro indicatori-chiave: case umide e con significative perdite, alto costo dell’energia per gli utenti domestici, impossibilità di mantenere le case sufficientemente calde in inverno e sufficientemente fresche d’estate. La Svezia e la Finlandia si posizionano, invece, dal lato opposto della classifica, come le nazioni in cui la povertà energetica è meno diffusa».

La classifica usa un indice composto da quattro indicatori, basati su dati Eurostat, che permettono per la prima volta di confrontare la povertà energetica in diversi Paesi, tenendo in considerazione le sue cause e i suoi sintomi. Quest’approccio, unico nel suo genere, può essere utilizzato per misurare il progresso della lotta alla povertà energetica in seguito alla promulgazione di nuove normative Europee.

Vijoleta Gordeljevic, coordinatrice salute e cambiamenti climatici dell’Health and Environment Alliance. Fa notare che «L’esposizione cronica a freddo, umidità e muffa compromette la salute fisica e mentale degli abitanti: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’inefficienza delle abitazioni in Europa porti a circa 100,000 morti premature all’anno. Per eliminare gli effetti negativi della povertà energetica sulla salute, gli stati europei devono trovare strategie integrate per forniture di energia sicure e rinnovabili, per l’efficienza energetica, per il diritto all’abitazione e per la sostenibilità ambientale».

17 su 28 Paesi dell’Ue mostrano livelli molto alti di povertà energetica e la Bulgaria è preceduta da  Ungheria, Slovacchia, Portogallo, Lettonia, Lituania, Grecia, Cipro, Slovenia,  Italia (19esima), Estonia, Malta, Crozia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania,  Spagna. Il 19esimo posto  dell’Italia denota «significativi livelli di povertà energetica». Un problema ben presente, visto che nella proposta di Piano per il clima e l’energia presentato dal nostro governo alla Commissione europea si legge  a pagina.80: «se del caso, obiettivi relativi alla povertà energetica» e che «per contrastare la povertà energetica è necessario aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica e, nel medio termine, favorire le soluzioni di efficientamento energetico degli edifici». Quindi, al di là delle parole è degli impegni, è necessario che il governo italiano introduca misure concrete che promuovano la riduzione del fabbisogno energetico degli immobili della popolazione meno abbiente, attraverso interventi di efficientamento e di riqualificazione profonda degli edifici residenziali.

In Europa la percentuale delle spese domestiche destinata ai beni energetici sta crescendo, con un maggiore incremento nelle famiglie a basso reddito, che dal 2000 al 2014  hanno visto un aumento del 33%. . In alcuni paesi dell’Ue, le famiglie a basso reddito spendono ogni anno più di un mese di stipendio per le bollette dell’energia domestica.  L’aumento di consapevolezza sul tema della povertà energetica, nel 2018 ha portato all’inclusione nel Pacchetto Energia Europeo al 2030 di misure ed azioni obbligatorie di lotta alla povertà energetica.  Ma , la Right to Energy coalition  reclama «Piani di azione nazionali in tutti i Paesi della Ue» e chiede che «sia approvato il divieto alla disconnessione, per proteggere le famiglie più vulnerabili».

Yamina Saheb, analista politica senior ad Open Exp, che ha condotto la ricerca, ha sottolineato che «Per evitare che le famiglie a basso reddito siano vittima delle fluttuazioni dei prezzi dell’energia, accoppiate a politiche salariali stagnanti, i governi devono assicurare che gli edifici da esse abitati siano energeticamente efficienti. In altre parole, gli edifici devono produrre più energia di quanto consumano, per azzerare le bollette elettriche delle famiglie a basso reddito».

La povertà energetica rispetta un confine ben definito tra i Paesi dell’Europa settentrionale- occidentale e quelli dell’Europa meridionale-orientale e  riguardo ai livelli di povertà energetica i fattori socio-economici svolgono un ruolo più importante rispetto ai fattori climatici. Infatti, i Paesi con una severa legislazione sulle perfomance energetica degli edifici e con un alto Pil  pro-capite mostrano livelli inferiori di povertà energetica; i Paesi in cui la povertà energetica è più diffusa sono affetti dalla povertà energetica sia in inverno che in estate.

Sian Jones, coordinatrice delle politiche dell’European Anti-Poverty Network è convinta che «E’ necessaria un’azione urgente a livello europeo per contrastare l’incremento della povertà energetica e lo squilibrio tra i Paesi europei. Il nodo più importante risiede nel fatto che le persone hanno meno probabilità di essere in povertà energetica se i redditi sono più alti e la legislazione è più severa. L’Unione Europea deve promuovere approcci integrati, incluso il divieto di disconnessione, ed assicurare investimenti nell’efficienza energetica in ambito residenziale per le famiglie a basso reddito»

Ma l’European Energy Poverty Index rivela «una mancanza di azione politica per affrontare la povertà energetica: La Grecia è stato l’unico Stato membro dell’Ue ad aver incluso un obiettivo di povertà energetica nelle proposte di piani nazionali per l’energia e il clima, mentre gli obiettivi nazionali di efficienza energetica, che contribuiscono ad alleviare la povertà energetica, non riescono a raggiungere l’obiettivo concordato dell’Ue del 32,5% entro il 2030».

Guillaume Durivaux, dell’European public service union, conclude: «Con l’incremento della povertà energetica, l’accesso all’energia è a rischio per milioni di cittadini europei. I decisori politici devono proteggere gli europei e rinforzare il diritto all’energia, vietando la disconnessione e mettendo in atto piani di azione nazionali»