Prima di tutto l’efficienza energetica, anche nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza italiano

Kyoto Club: preoccupati per i ritardi della normativa italiana. Il superbonus importantissimo atto in controtendenza. ora recepire al meglio direttive Ue

[30 Novembre 2020]

Oggi il Gruppo di lavoro efficienza energetica e trasformazione digitale di Kyoto Club ha organizzato un incontro digitale per avviare un confronto con importanti rappresentanti istituzionali, ricercatori e attori di mercato, sulla «de-carbonizzazione e smartizzazione come leve di rilancio del parco immobiliare italiano e di sviluppo strategico per il Paese> e  Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club ha sottolineato: «“Energy efficiency first”: questo deve essere alla base delle politiche energetiche al centro del Green Deal sia per motivi evidenti di beneficio ambientale ma anche perché stimolare l’innovazione, specialmente in edilizia, può essere un formidabile driver per nuovo lavoro. Siamo un po’ preoccupati per i ritardi della normativa italiana in questo campo: se la recente approvazione del superbonus è stato un importantissimo atto in controtendenza, adesso si tratta di recepire al meglio le relative direttive europee».

Dal convegno è venuta la conferma che «Dispositivi e finanziamenti europei e nazionali possono contribuire concretamente alla causa green, mai come in questo momento. Se il Recovery Plan italiano vuole perseguire crescita e sostenibilità, come nelle dichiarazioni governative preliminari, allora deve puntare anche sugli edifici. Una strada da sostenere con forza è quella della trasformazione digitale del patrimonio immobiliare italiano, per rinnovare gli edifici, rilanciare l’economia e ridurre le emissioni climalteranti, di cui gli immobili vetusti sono responsabili.  Il patrimonio edilizio italiano, infatti, è tra i più vecchi d’Europa, e buona parte degli edifici è stata costruita ben prima che si facesse strada una sostenibilità nei confronti del risparmio energetico».

Una situazione certificata dai dati e Laura Bruni, direttrice affari istituzionali di Schneider Electric e coordinatrice del gruppo di lavoro Kyoto Club efficienza energetica e trasformazione digitale, ha evidenziato  che «L’età media delle nostre scuole è di 53 anni, con importanti problematiche ambientali; il 75% degli impianti dei nostri ospedali ha bisogno di essere rinnovato e meno del 10% degli edifici adibiti ad uffici rappresenta quell’“alto di gamma” che garantisce comfort, sostenibilità ed attrattività per investimenti e uso. La soluzione?  E  necessario accelerare la smartizzazione del parco immobiliare anche attraverso un uso mirato dei fondi del Recovery Plan, per rinnovare il Paese, combattere il cambiamento climatico e rendere gli edifici italiani all’avanguardia per benessere, sicurezza, riduzione delle emissioni, flessibilità gestionale».

Per questo il Kyoto Club ha presentato al convegno 5 pounti e che intende promuovere, insieme a numerosi altri attori del mondo economico, sociale e istituzionale, per un Recovery Plan concreto ed efficace: 1. Finanziare la trasformazione digitale degli immobili come strategia di crescita sostenibile. 2. Privilegiare edifici critici/impattati dalla crisi post covid: scuole, ospedali, retail non food, hotel. 3. Prevedere la presenza di sistemi di gestione e controllo (BACS) nella riqualifica immobiliare. 4. Legare premialità integrative all’uso del “SRI”, l’indice europeo di “smartizzazione dei building”. 5. Lanciare un programma pluriennale per rinnovare gli edifici (come per “Industria 4.0”).

Il convegno ha ribadito con forza che PNRR e legge di bilancio sono appuntamenti da non mancare anche rispetto al tema del riscaldamento. Sergio Andreis, direttore di Kyoto Club, ha concluso ricordando che «Il riscaldamento delle abitazioni è tra le cause principali dell’inquinamento delle città ed è responsabile di oltre il 19% delle emissioni climalteranti prodotti dal nostro Paese e del 60% delle polveri sottili nelle aree urbane. In Italia sono installati oltre 19 milioni di caldaie a gas e si stima che più di 7 milioni di caldaie siano antecedenti alla direttiva 90/396/CE sulle prestazioni degli apparecchi a gas che rischiano di essere sostituite da altri impianti a gas, più efficienti ma non risolutivi del problema di inquinamento locale e globale che producono. Insieme alle necessarie misure di sostegno verso la transizione per le aziende del settore, la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento domestico, escludendo dal bonus 110% quelli che utilizzano fonti fossili, andrebbe inserita fra gli obiettivi della prossima legge di bilancio e negli interventi prioritari del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR)».