Quasi pronta a partire in Austria la più grande acciaieria a idrogeno al mondo

Per essere convenienti, le acciaierie all’idrogeno hanno bisogno di un prezzo dell’energia rinnovabile concorrenziale con i combustibili fossili

[7 Gennaio 2021]

H2FUTURE è un progetto pilota finanziato dall’Unione europea per capire se la produzione industriale di idrogeno verde può sostituire i combustibili fossili nella produzione di acciaio. Per questo in Austria, vicino Linz è stato costruito un impianto pilota di idrogeno dell’impresa siderurgica austriaca Voestalpine e che vede come partner VERBUND; Siemens, Austrian Power Grid, K1-MET e TNO. Il sistema di elettrolisi ha una potenza allacciata di 6 megawatt ed è attualmente il più efficace e moderno nel suo genere e, spiegano alla Voestalpine, «Serve per verificare se la tecnologia utilizzata è adatta alla produzione industriale su larga scala di idrogeno verde».

Euractiv ora dice che è pronta una vera e propria acciaieria all’idrogeno e spiega che «L’avvio ufficiale della produzione partirà nei prossimi mesi, ma l’impianto siderurgico di Kapfenberg, in Austria, un primato l’ha già raggiunto: è infatti la più grande acciaieria al mondo alimentata a idrogeno, cioè a zero emissioni di CO2».

L’impianto fa parte di un sito produttivo di Voestalpine che per la sua realizzazione – affidata ai giapponesi di Mitsubishi Heavy (MHI) – ha speso 350 milioni di euro e che, a regime, dovrebbe produrre 250 mila tonnellate di acciaio all’anno, eliminando gli altoforni e utilizzando l’idrogeno (H2) al posto del carbone nel processo di riduzione del minerale di ferro – la fase di lavorazione che produce il maggior numero di emissioni.

Voestalpine si è detta «Impegnata nel raggiungimento degli obiettivi climatici globali» e assicura che «Sta intensamente ricercando le cosiddette “tecnologie innovative” per la produzione di acciaio al fine di sostituire il carbone come vettore energetico con idrogeno CO2 neutro a lungo termine».  A Donawitz l’impresa sta sperimentando «la produzione di acciaio senza CO2 attraverso la riduzione diretta dei minerali utilizzando idrogeno. Inoltre, sono in corso ricerche sui modi per convertire la CO2 in materie prime utilizzabili utilizzando l’idrogeno». Ma ricorda chew «Il requisito fondamentale per la decarbonizzazione della produzione di acciaio – sia per l’implementazione di una tecnologia ibrida utilizzando forni elettrici ad arco sia per una trasformazione tecnologica a lungo termine basata sull’idrogeno verde – è, tuttavia, che l’elettricità da energia rinnovabile sia disponibile in quantità sufficienti e a prezzi economicamente realizzabili. Questo è l’unico modo in cui le tecnologie future possono essere effettivamente utilizzate in modo competitivo».

Euractiv conferma che «Nel sito di Kapfemberg sarà utilizzata la tecnologia DRI (Direct Reduced Iron), che nonostante abbia una capacità produttiva inferiore, richiede investimenti molto minori – circa la metà – rispetto a un classico altoforno a carbone o a gas naturale. Per essere convenienti, gli impianti di questo tipo hanno dunque bisogno anche di un prezzo dell’idrogeno contenuto, in grado di essere concorrenziale rispetto ai combustibili fossili».

Attualmente non è ancora così: per il ministero dell’economia giapponese dovrebbe scendere dagli attuali 0,79 a 0,24 euro al m3, mentre un alto dirigente del settore siderurgico ha detto all’agenzia giapponese Nikkei che «Il prezzo deve scendere sotto i 10 yen» al m3, cioè 0,08 euro.

Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale incrementare la produzione e l’utilizzo di idrogeno, su cui l’Unione Europea lo scorso luglio ha annunciato investimenti per 470 miliardi di euro da qui al 2050 ed anche Eurofer ha chiesto investimenti verdi per non farsi scippare dai cinesi l’affare dell’eolico e delle tecnologie green strettamente legate alla produzione di idrogeno verde. Sull’idrogeno verde stanno puntando anche molte multinazionali dell’acciaio come l’indiano-lussemburghese ArcelorMittal e  la tedesca ThyssenKrupp, mentre l’italiana Danieli collabora da qualche anno con la tedesca SMS, leader mondiale nella costruzione di acciaierie, per sviluppare nuovi impianti a idrogeno.

Il 28 dicembre Legambiente aveva detto che «Se si vuol mantenere una produzione di acciaio, sia prioritaria a Taranto la costruzione del forno elettrico e la realizzazione di un polo dell’idrogeno verde, che comprenda un impianto sperimentale che utilizzi  l’idrogeno per produrre acciaio in maniera davvero pulita con l’obiettivo di arrivare in pochi anni ad  una capacità produttiva di almeno un milione di tonnellate all’anno, sulla falsariga di quanto avverrà in Svezia con il progetto Hybrit. Pensare che in un futuro non troppo lontano l’industria dell’acciaio possa essere ancora dominata dal ciclo integrale del carbone è del tutto miope: anche per Taranto è tempo di orientarsi verso modelli produttivi industriali sostenibili, in linea con gli obiettivi europei».