Legambiente: «Dobbiamo riaggiornare i nostri conti e il recente dossier sui sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili»

Rinnovabili: un piccolo comma nella Legge di Stabilità per una grande mazzata

Coordinamento Free «No all'emendamento che ammazza le rinnovabili, spostando le risorse dalle rinnovabili alle termoelettriche»

[26 Novembre 2013]

La lobby anti – rinnovabili capeggiata da Enel ed Eni sembra avercela fatta a far piazzare  nella legge di stabilità sulla quali il governo delle (ex) grandi intese Letta/Alfano metterà la fiducia, un emendamento contro quelle che sono diventate un avversario troppo temibile per le fonti fossili ed un’alternativa al monopolio dell’elettricità da parte delle grandi compagnie.

L’emendamento all’emendamento 6.300 è breve ma diabolico: dopo il comma “L’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con effetto dal 2014, definisce le modalità d’integrazione del corrispettivo di cui all’articolo 5 comma 5 del decreto legislativo 19 dicembre 2003, n. 379, senza nuovi o maggiori oneri per prezzi e tariffe dell’energia elettrica”, aggiunge: “Anche disponendo un’adeguata partecipazione delle diverse fonti ai costi per il mantenimento della sicurezza del sistema elettrico”.

Secondo Francesco Ferrante, di Green Italia, «Le piccole larghe intese con l’emendamento degli alfaniani appoggiato dal ministro Zanonato hanno partorito un mostro giuridico intervenendo retroattivamente sugli incentivi alle rinnovabili per salvare il termoelettrico. La strada per alleggerire le bollette elettriche di famiglie e imprese dovrebbe essere quella di toglier tutti incentivi impropri alle fossili e invece questo governo va in direzione contraria al futuro».

Legambiente ironizza: «Dobbiamo riaggiornare i nostri conti e il recente dossier sui sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili. Evidentemente la cifra di 12 miliardi non è più corretta. Perché dobbiamo aggiungere il nuovo contributo, previsto da un emendamento alla legge di stabilità, alle centrali tradizionali messe in crisi dallo sviluppo delle rinnovabili».

Si tratta del rapporto dei fondi elargiti a piene mani ai combustibili fossili al quale il ministro dello sviluppo economico Zaninato aveva risposto via Twitter che gli ambientalisti produrrebbero dati falsi, confondendo le mele con le pere.

Ma il il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ribadisce: «Quello che sappiamo con è che un nuovo sussidio va ad aggiungersi a quei 12 miliardi già calcolati (4,4 miliardi di sussidi diretti distribuiti ad autotrasportatori, centrali da fonti fossili e imprese energivore e 7,7 miliardi di sussidi indiretti tra finanziamenti per nuove strade e autostrade, sconti e regali per le trivellazioni), a totale discapito delle fonti rinnovabili che potrebbero essere invece fondamentali per uno sviluppo occupazionale ed economico più equo e salutare per i cittadini e per l’ambiente. Quello che sappiamo, ancora, è che ci si guarda bene, anche sta volta, dal dichiarare in modo trasparente a quanto ammonta e perché dobbiamo prevedere questo ulteriore sussidio per sostenere vecchie centrali inquinanti e grandi gruppi energetici che nulla hanno a che vedere con i veri interessi del Paese. Rimaniamo in attesa di una risposta da parte del Ministro che abbiamo invitato a un confronto pubblico».

Ma si sta muovendo anche l’altro fonte, quello dell’energia rinnovabile e distribuita. Oggi il Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica),in occasione del convegno “Risanare il passato e progettare il futuro. Indicazioni per una Sen rinnovata”, ha detto chiaramente «No all’emendamento che ammazza le rinnovabili, spostando le risorse dalle rinnovabili alle termoelettriche, che si sta tentando di inserire nella legge di stabilità in queste ore. E’ un’operazione intollerabile perché retroattiva e perché fatta sulla pelle di un settore già in difficoltà».  Al contrario, le proposte di Free «Sono finalizzate ad uno sviluppo sostenibile per uscire dalla crisi attuale, puntando su quattro elementi: il patrimonio edilizio, gli agglomerati urbani, la mobilità, il territorio extraurbano e rurale».

Sul patrimonio edilizio il documento illustrato al convegno chiede «Una piena attuazione della Direttiva europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica per le costruzioni che, nel 2020, dovranno essere a domanda energetica quasi nulla». Per gli agglomerati urbani il documento sulla Sen evidenzia che «Nell’Unione europea poco meno del 75% della popolazione vive in agglomerati urbani che consumano il 70% circa dell’energia prodotta e da cui proviene l’85% del Pil. Bisogna trasformare gli attuali agglomerati urbani in città energeticamente intelligenti, capaci di fornire in modo ottimale tutti i servizi energetici con il minimo di domanda energetica. Bisogna rendere sostenibile non solo l’intero edificio ma il singolo quartiere».

Il contrario dell’emendamento filo-fossili, anche per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Free ricorda che «L’Italia è il primo Paese europeo, e il quinto nel mondo, per veicoli a metano che sono alimentabili anche a biometano, senza necessità di modifiche. Le potenzialità produttive dell’Italia possono raggiungere gli 8 miliardi di m3/a. Il decreto che ne regola produzione e uso, atteso due anni fa, è imminente; mentre il decreto sulle bioraffinerie, pur essendo un passo in avanti, non considera ancora la bioraffineria come posto di produzione anche di altri prodotti green, oltre ai biocarburanti»

La distanza si fa siderale con le proposte per il territorio extra urbano rurale dove secondo Free «La generazione distribuita offre opportunità di sviluppo compatibili con il territorio e la salvaguardia del patrimonio naturale agricolo, parliamo di mini eolico, solare termico, piccolo fotovoltaico, impianti cogenerativi a biomassa a filiera corta, geotermia a media entalpiae a ciclo chiuso ed altri».

Il documento non sfugge però al superamento in tempi brevi del meccanismo di incentivi per le tecnologie delle rinnovabili più mature e sottolinea che «Per ridurre la componente A3 sulle bollette che pagano i consumatori si deve passare da un meccanismo di incentivi ad un meccanismo di sostegno alla costruzione di nuovi impianti di Fer, archiviando così il vecchio sistema di incentivi tramite l’emissione di un bond “ad hoc” che chiuda i conti con i vecchi operatori».