Superbonus, AIRU: «Limitare il teleriscaldamento ai soli Comuni montani è scelta incomprensibile»

Così l’Italia resta al palo nel cammino verso la transizione energetica. Teleriscaldamento efficiente opzione strategica

[7 Luglio 2020]

L’Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU), l’associazione di riferimento delle imprese italiane che realizzano e gestiscono sistemi di teleriscaldamento, e delle imprese industriali che producono materiali e tecnologie del settore hanno espresso «un giudizio molto negativo sulla nuova formulazione dell’articolo 119 sul Superbonus del decreto-legge Rilancio, attualmente all’esame della Camera dei Deputati».
L’AIRU evidenzia che «Fra le tecnologie che potranno beneficiare del Superbonus al 110% il DL Rilancio si “dimentica” del teleriscaldamento efficiente che, come noto, utilizza in maniera prevalente fonti rinnovabili o calore di scarto (altrimenti sprecato) recuperato dal territorio in piena aderenza ai principi dell’economia circolare. Il nuovo emendamento approvato venerdì dalla Commissione Bilancio incentiva infatti il teleriscaldamento soltanto in limitate zone montane dove i benefici ambientali di tale tecnologia sono più ridotti in ragione delle basse densità abitative».
Lorenzo Spadoni, presidente di AIRU, sottolinea che «Il teleriscaldamento efficiente è un’opzione strategica per la sostenibilità energetica ed ambientale prima di tutto dei nostri centri urbani. Pertanto auspichiamo che le Istituzioni provvedano il prima possibile ad eliminare l’incomprensibile limitazione ai soli Comuni montani, in modo da consentire che l’allacciamento al teleriscaldamento efficiente rientri a pieno titolo tra le tecnologie che accedono al meccanismo del Superbonus».

L’associazione imprenditoriale ricorda che «Il teleriscaldamento efficiente può recuperare il calore di scarto disperso dalle attività industriali e del terziario con un impatto ambientale pari allo zero, e con questo calore riscaldare le case sostituendo i combustibili fossili causa di emissioni inquinanti e climalteranti. Da molto tempo l’Unione europea ha riconosciuto che tale tecnologia ha il pregio indiscusso di ridurre le emissioni e gli inquinanti locali come le polveri sottili che tanto affliggono le zone più popolate del nostro Paese: è infatti in queste aree, ovvero nelle città densamente abitate, che lo sviluppo del teleriscaldamento efficiente andrebbe in via prioritaria sostenuto. Basti pensare, a titolo di esempio, che l’intero bacino padano potrebbe certamente giovare della realizzazione di reti di teleriscaldamento efficienti con l’incentivo del Superbonus, ma il DL Rilancio non agevola i cittadini nella scelta di questa soluzione pulita ed efficiente, privilegiando al contrario soluzioni diverse, alcune delle quali basate esclusivamente sull’utilizzo di combustibili fossili».
Spadoni aggiunge che «E’ evidente che la scelta di circoscrivere l’incentivo ai soli Comuni montani è in palese contraddizione con l’esigenza di favorire la transizione energetica del nostro Paese verso tecnologie più green. I sistemi di teleriscaldamento italiano fino ad oggi hanno consentito di spegnere oltre 80.000 camini (tanti sono infatti gli edifici collegati alle reti) e molto di più si potrebbe fare agevolando con il 110% lo sviluppo del teleriscaldamento efficiente senza quell’incomprensibile limitazione votata alla Camera».

Per questo AIRU chiede che «l’articolo 119 venga corretto il prima possibile, rinnovandola piena e immediata disponibilità alla collaborazione e ad ogni eventuale ulteriore opportunità di confronto con i rappresentanti delle Istituzioni. E’ evidente che qualora si decidesse di mantenere invariata l’attuale formulazione della norma, le nostre città continueranno ad avere camini diffusi, a superare i limiti di legge per l’inquinamento e a pagare le relative penali, a scapito della salute dei cittadini e al prezzo di una mancata occasione di “rilancio” dell’intero comparto del teleriscaldamento».