Pecoraro Scanio: «Il Golfo di Taranto deve diventare area marina protetta, in questo modo anche autorizzazioni già in vigore potrebbero essere bloccate»

Trivelle, Marevivo: le associazioni partecipino ai procedimenti di autorizzazione. Revocare le concessioni già esistenti

Rossella Muroni: «Basta prendere in giro gli italiani. Fermare le trivelle in 3 semplici mosse»

[7 Gennaio 2019]

Rosalba Giugni, presidente di Marevivo, interviene nel caldissimo dibattito in corso sulle concessioni petrolifere e sottolinea: «Ci opponiamo ancora una volta ai permessi di trivellazione nel Mare Ionio. Chiediamo che non vengano più rilasciate concessioni e che si attui da subito un procedimento per revocare quelle già esistenti. Le associazioni ambientaliste devono partecipare ai procedimenti in itinere e a quelli che saranno avviati riguardanti le autorizzazioni alle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi e altre fonti energetiche nei mari italiani. Occorre un cambiamento delle leggi inserendo divieti di trivellazione anche in via d’urgenza. Le prospezioni non sono qualcosa di innocuo e violano la Direttiva Marina dell’Unione Europea che, nella descrizione di Buono Stato Ambientale, richiede che non vengano emessi rumori che possano compromettere la biodiversità e gli ecosistemi. Non bisogna esporre i nostri ecosistemi a pericoli e rischi che potrebbero essere evitati se solo valutassimo prioritaria la tutela ambientale piuttosto che un modello economico obsoleto ed insostenibile. La ricerca di combustibili fossili nei fondali dei nostri mari contrasta con la politica di decarbonizzazione tesa a combattere il cambiamento climatico».

Ferdinando Boero, vice presidente decano di Marevivo, ricorda che «Sono ormai ben noti i rischi per il mare. Le prospezioni implicano l’utilizzo di tecnologie ad altissimo impatto sull’ambiente. A destare preoccupazione sono le tecniche utilizzate che potrebbero avere ripercussioni negative sulla fauna e sulla flora marina presenti: l’air-gun infatti ispeziona i fondali marini attraverso spari fortissimi e continui di aria compressa».

Secondo Marevivo, «Rispetto alla zona geografica dove sono stati rilasciati i permessi va evidenziato che nel Mare Ionio, in particolare nel Golfo di Taranto si riversano le acque del motore freddo del Nord Adriatico, che portano ossigeno nel mare profondo, permettendo lo sviluppo di una ricchissima fauna, inclusi i banchi di coralli profondi a Santa Maria di Leuca. Sempre in quest’area, ha luogo il Bimodal Oscillating System, un enorme vortice che può cambiare senso (da ciclonico ad anticiclonico, e viceversa) determinando il funzionamento degli ecosistemi adriatici e ionici. Questa unicità di condizioni fisiche e chimiche permette che nel Golfo di Taranto vivano popolazioni stanziali di cetacei di medie e grandi dimensioni, ulteriore indice di una grande produttività degli ecosistemi. Le popolazioni di mammiferi marini sono particolarmente sensibili ai rumori intensissimi quali quelli emessi dagli airgun».

Anche l’ex ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio – molto vicino al Movimento 5 Stelle e dato come un possibile candidato M5S alle elezioni europee – sostiene la posizione di Marevivo: «Il governo smantelli le norme dello Sblocca Italia di Renzi, condizione essenziale per bloccare le trivellazioni petrolifere. Il Golfo di Taranto deve diventare area marina protetta, in questo modo anche autorizzazioni già in vigore potrebbero essere bloccate».

Anche la deputata di Liberi e Uguali ed ex presidente di Legambiente Rossella Muroni interviene sulla concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi  su terraferma,  sulla concessione prorogata e sui tre nuovi permessi di ricerca di gas e petrolio in mare rilasciati dal ministero dello sviluppo economico e ci va giù pesante: «Basta prendere in giro gli italiani sulle trivelle. Offende l’intelligenza dei cittadini dire che le concessioni su terraferma e i nuovi permessi di ricerca nel Mar Ionio accordati dal Mise di Di Maio e riportati nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse di fine dicembre siano responsabilità dei passati governi».

La Muroni fa notare che «Se il governo giallo-verde, o almeno i Cinque Stelle volessero mantenere fede alla loro promessa elettorale di fermare le trivellazioni basterebbero tre semplici mosse: varare una moratoria di due anni sulle nuove attività petrolifere, reintrodurre il Piano delle aree  e vietare l’uso dell’airgun, tecnica che provoca gravi danni in particolare ai cetacei e influisce in negativo anche sulla pesca. Proposte che raccolgono alcune delle istanze avanzate dal Coordinamento no-triv e che avevo fatto anche con alcuni emendamenti alla Legge di Bilancio. Peccato che l’emendamento con cui chiedevo la reintroduzione del Piano delle aree è stato dichiarato inammissibile, mentre quello con cui proponevo di alzare  al 20% le royalties per l’estrazione di idrocarburi e gas sia in mare che sulla terraferma non è neanche stato posto in votazione. Sulla questione airgun ho già depositato una proposta di legge per vietare l’uso di questa tecnica ad alto impatto ambientale nella ricerca di idrocarburi, sarei contenta se il governo volesse farla sua».

La deputata della sinistra conclude: «Puntare sugli idrocarburi in un periodo in cui i mutamenti climatici sono sempre più evidenti, anche nel nostro Paese, significa andare a sbattere contro un muro. Non è più rinviabile una scelta forte che ci faccia uscire dalle fonti fossili e che ci consenta di procedere spediti sulle rinnovabili».