Tutti i benefici del rinnovamento eolico per l’Italia: 2,1 miliardi

L’energia del vento è competitiva e non è necessariamente in contrasto col paesaggio

[16 Giugno 2016]

In occasione della  Giornata Mondiale del Vento, l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) ha organizzato il convegno “I benefici del rinnovamento eolico – L’esperienza di altri paesi europei e le prospettive per l’Italia” e il suo presidente, Simone Togni, ha sottolineato che «Approfondire un tema come quello del rinnovamento eolico oggi è fondamentale per consentire al settore di esprimere il suo potenziale in termini di produzione e di benefici ambientali. È emerso da recenti studi infatti che l’Italia ha aumentato nel 2015 le proprie emissioni di gas climalteranti con un incremento del 2,5%  a causa principalmente del blocco delle Rinnovabili. Partendo da questi presupposti e considerata la fase di stallo normativo è difficile ipotizzare che al 2020 si riesca a traguardare l’obiettivo dei 12.680 MW eolici installati previsti dal PAN, che tradotto sarebbero oltre 750 MW di nuove installazioni nei prossimi cinque anni. Il rinnovamento del parco eolico esistente, insieme alle nuove realizzazioni, consentirebbe di non perdere quegli impianti che sono ormai giunti a fine vita e che presentano le caratteristiche migliori per qualità del vento e accessibilità, dando la possibilità di migliorare il sito dal punto di vista paesaggistico (riducendo il numero di aerogeneratori), dal punto di vista tecnologico e della produzione».

I dati dell’Irex Annual report evidenziano che l’eolico è competitivo e profittevole nella maggior parte dei Paesi europei: «Il costo di generazione medio è diminuito del 6,9% rispetto al 2014 grazie al calo dei costi della tecnologia (-4,4%), di O&M (-19,6%), di permitting e progettazione (-8,5%) e del capitale (-5,8%). L’Italia è però la nazione con i costi più alti (77,5 EUR/MWh contro la media europea di 56,1), penalizzata da oneri fiscali e burocratici che valgono il 78% del gap dall’Europa. Danimarca, Francia e Germania mostrano invece i costi più bassi, intorno ai 40 EUR/MWh, e hanno un eolico competitivo con le fonti fossili».

Per quanto riguarda l’Italia,  ’Irex report ha evidenziato che le operazioni di crescita interna – installazioni di nuova potenza onshore o offshore – registrano un forte aumento nell’eolico, sia in termini di operazioni censite sia per capacità. Infatti, il 67,6% di potenza autorizzata e installata nel 2015 (1.624 MW) è eolica (+58% rispetto al 2014), coinvolgendo 2,4 miliardi di euro di investimenti e il 59% delle operazioni. Di questi, solo il 25% sono avvenuti però in Italia, con una taglia media degli impianti di 20 MW».

Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, che ha partecipato alla realizzazione dell’l’Irex Report 2016, ha ricordato che «L’energia eolica sta vivendo nel mondo una fase di grande sviluppo, che potrebbe coinvolgere maggiormente anche l’Italia, se si decidesse di avviare un’operazione di rinnovamento degli impianti più obsoleti, che permetterebbe di aumentare la potenza “green”, Tra i benefici derivanti dall’operazione, che vale complessivamente 2,1 miliardi tra minori costi e ricadute economiche, vi sarebbe la riduzione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità fino a 1,3 miliardi di euro  grazie a un maggior ricorso all’eolico nel mix energetico con “merit order effect” sul prezzo dell’energia in borsa. Gli ulteriori benefici per circa 800 milioni deriverebbero principalmente dalle ricadute economiche sull’indotto e dalla riduzione degli incentivi».

Interessanti, anche i dati occupazionali: lo studio presentato da Althesys  prevede infatti la creazione di più di 7.000 nuovi posti di lavoro. «Sul versante tecnologico –ha spiegato Marangoni – la ricerca stima un potenziale di rinnovamento complessivo da 7,9 GW lordi, dei quali 3,9 GW per un contributo netto alla potenza installata di 2,3 GW entro il 2020, più 4 GW di nuova potenza da rinnovamento, per un contributo netto alla potenza eolica installata compreso tra 0,8 GW e 2,2 GW dopo il 2020».

Stefano Conti, di Terna, ha sottolineato che «In soli dieci anni l’eolico ha superato i 9.000 MW di potenza già installata e oggi l’energia dal vento è pari a un quarto del consumo delle famiglie italiane: una crescita che ha richiesto ingenti interventi di sviluppo sulle reti di trasmissione, per integrare e sfruttare pienamente le diverse fonti e gestirne in sicurezza i flussi. Terna ha già investito 10 miliardi di euro in infrastrutture e continuerà a lavorare anche in futuro, con soluzioni e tecnologie sempre più innovative, per far sì che la rete elettrica rappresenti un vettore di crescita delle fonti rinnovabili».

Per Ignazio Abrignani (ALA), vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, «Lo sviluppo dell’eolico è fondamentale sia per rendere il mix energetico ancora più efficiente, che per sostenere lo sviluppo tecnologico delle tante aziende coinvolte in questa filiera. Ora dobbiamo impegnarci ad  incentivare il rinnovamento del parco eolico, soprattutto con provvedimenti normativi e regolamentari chiari e sbloccando l’eolico off-shore così come avviene in tantissimi Stati».

Chiara Braga (PD), della Commissione ambiente della Camera, ha detto che «Il vento è una delle più promettenti fonti di energia pulita.  L’eolico, infatti, è l’energia e la tecnologia più matura e sostenibile tra le rinnovabili e può contare su spazi di innovazione tecnologica particolarmente interessanti. Per quanto riguarda l’impatto ambientale dell’eolico sull’ambiente, invece, va sottolineato che si tratta più che altro di un impatto visivo. Un impatto che va in ogni caso ridotto, anche mitigando l’effetto sui corridoi di passaggio dei volatili, individuando con cura i siti in cui realizzare parchi eolici, utilizzando pale di dimensioni più contenute e puntando, dove possibile, sull’eolico off-shore».

Controcorrente rispetto a quella di molte soprintendenze l’opinione di Roberto Banchini, direttore del servizio tutela del paesaggio della Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio del ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che intervenendo al convegno ha detto: «L’eolico non è necessariamente in contrasto con il Paesaggio e va assolutamente respinto l’assioma secondo cui le istanze di tutela dell’Ambiente e di tutela del Paesaggio sarebbero, in questo settore, divergenti e antinomiche. Non si può non rilevare tuttavia il sussistere di criticità significative, derivanti fondamentalmente dalla disordinata disseminazione di impianti sul territorio senza idonei e coordinati criteri di localizzazione a cui spesso assistiamo, con modalità che rendono assai difficoltosa la necessaria considerazione degli effetti cumulativi, e pressoché inapplicabile qualsiasi criterio di inserimento paesaggistico; occorre sicuramente aggiornare e integrare le “Linee guida” di cui al DM 10 settembre 2010, ma anche riflettere  sui limiti del più generale quadro normativo che regola il settore; l’assenza di adeguati indirizzi di programmazione appare tanto più eclatante nel caso degli impianti eolici off-shore, atteso che essi incidano sul demanio marittimo, e dunque in ambiti in cui sicuramente sarebbe più agevole introdurre nell’ordinamento procedure di pianificazione e di valutazione a carattere generale collocate “a monte” di quelle di autorizzazione dei singoli impianti. La Giornata Mondiale del vento deve essere anche un’occasione per discutere senza preconcetti di queste problematiche».

Filippo Bernocci, delegato Anci energia e rifiuti, ha detto che «Il nostro Paese ha acquisito negli anni un considerevole know how tecnologico che garantisce al settore dell’eolico ulteriori margini di crescita. A livello locale è essenziale mettere a servizio della comunità le esperienze acquisite, consolidare le iniziative di carattere socio-culturale e prevedere specifiche attività di informazione e partecipazione dei territori rispetto ai progetti di rinnovamento del parco eolico. A tal proposito l’Anci è stata tra le firmatarie, insieme a E2i, Enel  reen Power, ERG Renew, Falck Renewables, IVPC e Legambiente, della “Carta per il rinnovamento eolico sostenibile”, un documento che si fonda sulla continuità e sulla trasparenza nel rapporto con il territorio, le istituzioni e le comunità locali. In questo modo abbiamo assunto un concreto impegno per un percorso evolutivo nel settore eolico, per far sì che queste iniziative diventino non solo progetti industriali concretamente percorribili, ma anche esempi di crescita sostenibile con l’intento di ridurre le barriere attualmente esistenti».