A Livorno protesta contro l’uso del porto per la guerra dell’Arabia saudita nello Yemen

Negoziati a Stoccolma per fermare la carneficina. Ma nello Yemen continuano a morire a migliaia

[10 Dicembre 2018]

Mentre in Svezia è in corso l’ennesima conferenza  sullo Yemen, la “Rete Civica Livornese contro la Nuova Normalità della Guerra” ha convocato un presidio di protesta a in via Grande a Livorno per il 12 dicembre, dalle ore 10,30-13,00, per protestare per l’uso del porto di Livorno per la guerra dell’Arabia saudita nello Yemen.

La Rete Civica sottolinea che «L’Arabia saudita nella sua guerra nello Yemen utilizza armi di fabbricazione americana e attinge da Camp Darby, che è il più grande deposito statunitense di bombe, razzi, esplosivo ad alto potenziale, munizioni, armi, blindati, jeep e camion per il trasporto truppe del pianeta al di fuori degli Usa. Navi della flotta del Maritime Security Program (MSP), il Programma del Dipartimento della difesa americana con il quale sono spostate via mare su mercantili le armi di fabbricazione americana là dove occorrono, fanno continuamente scalo nel porto di Livorno e dopo 10 giorni di navigazione sono a Gedda, in Arabia Saudita».
Oggi a Livorno  arriva la Freedom Ace che il 21 dicembre sarà a Gedda; il 12 gennaio arriva la Liberty Peace e il 23 attraccherà a Gedda; il 18 gennaio arriva la Liberty Pride e il 28 sarà a Gedda. La “Rete Civica Livornese contro la Nuova Normalità della Guerra” spiega che «Sono navi di 200 metri di lunghezza, 30 metri di larghezza, 60.000 tonnellate di stazza lorda, 20.000 tonnellate di portata di carico lordo» e riporta le cifre dell’Unicef per la sporca guerra dello Yemen che si combatte anche con armi che provengono dall’Italia: «11,3 milioni sono i bambini in condizioni di denutrizione grave, 400.000 i bambini che rischiano di morire di fame da un giorno all’altro per denutrizione acuta grave».

La “Rete Civica Livornese contro la Nuova Normalità della Guerra” dice: «Non vogliamo essere complici.
Non vogliamo essere spettatori. Non vogliamo essere indifferenti a tanto dolore, per tutelare il nostro quieto vivere». Una guerra di resistenza, uccisione, genocidio, bombardamento, blocco, malattie e sofferenza che dura da più di 3 anni, 8 mesi e per questo i pacifisti chiedono che «Si fermi l’uso del porto di Livorno per la guerra nello Yemen».

A margine di questo serissimo appello/denuncia, la “Rete Civica Livornese contro la Nuova Normalità della Guerra”  spiega perché sulla pagina  Facebook del presidio di protesta c’è una bambina bionda che si lava i denti: «Sappiamo che l’immagine non è adeguata, ma Facebook impedisce la valorizzazione dell’evento con le immagini dei bambini yemeniti, perché le trova “scioccanti” e “non conformi ai suoi standard”, Non si supera il no neppure con la foto di Amal, la foto del premio Pulitzer Tyler Hichs a quella bambina yemenita di 7 anni. Certo, sappiamo che poi Amal è morta di fame il 28 ottobre scorso, ma è pur sempre una foto che è comparsa sul New York Times. Proviamo con una bimba bella, bionda, rosea, paffuta, occhi azzurri che saluta il buongiorno con una vigorosa spazzolata ai dentini. Vediamo se è “conforme” agli standard di Facebook, anche se non è certo conforme alla realtà dello Yemen, dove ci sono 11,3 milioni di bambini in condizioni di denutrizione grave e 400.000 sono i bambini che rischiano di morire da un giorno all’altro come è accaduto ad Amal per “denutrizione acuta gravissima”, che vuol dire “fame”».

Quindi Facebook considera non conformi le foto dei bambini yemeniti scheletriti dalla fame mentre pubblica  senza colpo ferire immagini e testi pieni di odio, razzismo, incitamenti alla morte e allo stupro  e deliri nazifascisti delle quali si evidentemente si vergogna meno che dell’immagini di una guerra che secondo l’Onu da agosto a ottobre ha fatto almeno altre 1.500 vittime.

Shabia Mantoo, portavoce dell’alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha sottolineato che «Questo significa in media 123 morti e feriti civili ogni settimana durante questo periodo«

Secondo l’ultimo rapporto Onu sull’impatto sui civili, «Circa 670 incidenti di violenza armata s hanno fatto 1.478 vittime civili in un trimestre Su questo totale, il 33% erano delle donne e dei bambini, dei quali 217 uccsi e 228 feriti». Nello Yemen la guerra e le bombe saudite made in Italy non risparmiano nemmeno gli ospedali e il 23% dei morti e feriti vengono colpiti nelle loro case. Gli attacchi contro le infrastrutture sanitarie hanno fatto 154 vittime tra i civili, quelli contro autobus e altri veicoli 316.

La Mantoo evidenzia che «Ogni nuova giornata di conflitto infligge nuove sofferenze a una popolazione già morente e allo stremo delle forze».

Gli oltre 4 anni di Guerra civile e poi della guerra di invasione della coalizione arabo-sunnita a guida Saudita (appoggiata dai Paesi Occidentali)  hanno causato la più grande crisi umanitaria del mondo con 22 milioni di persone – il 75% della popolazione yemenita – che hanno bisogno di assistenza e/o protezione. Secondo l’Unhcr nello Yemen ci sono 2,3 milioni di profughi interni ai quali, nonostante la guerra, si aggiungono migliaia di migranti africani che cercano di passare il confine per raggiungere le rotte per l’Europa o per i Paesi petroliferi che hanno invaso lo Yemen.

Dato il pesangte tribute in vite umane pagato per una insensata guerra settaria e petrolifera voluta dall’Arabia Saudita, l’Unhcr esorta le parti in confllitto a migliorare la protezione dei civili e la Mantoo conclude: «L’Agenzia Onu riafferma che solo un regolamento pacifico del conflitto nello Yemen può impedire nuove sofferenze».

Basterebbe cominciare a non mandare più armi ai sauditi. Intanto il governo di Aden sostenuto dai sauditi e quello di Sana’a guidato dagli Houthi sciiti hanno ripreso i negoziati in Svezia dopo due anni di interruzione e hanno annunciato un primo accordo per lo scambio di prigionieri.

I negoziati in corso a Stoccolma sono anche l’occasione per affrontare i problemi economici in numerose regioni dello Yemen legati alla guerra, in particolare nella città portuale di Hodeïda – da dove passano praticamente tutte le importazioni e gli aiuti umanitari dello Yemen. E l’aeroporto della capitale Sana’a, la prima assediata e il secondo bombardato dai sauditi, . Griffiths.

L’inviato speciale del segretario generale dell’Onu per lo Yemen, Martin Griffiths, è convinto che il futuro dello Yemen è nelle mani di chi sta trattando a Stoccolma: «Le istituzioni del Paese sono in pericolo, la frammentazione del paese è una preoccupazione enorme e dobbiamo agire subito, prima che perdiamo il controllo del futuro dello Yemen».

Ma da Livorno continuano a partire navi cariche di armi per rifornire la carneficina.