Africa Act: lo sviluppo ambientale e umano è cruciale per il futuro dell’Africa e dell’Italia

La via italiana dell’Africa secondo il Pd: un nuovo paradigma dello sviluppo

[29 Luglio 2016]

Il Partito Democratico è convinto che «Le dinamiche economiche, demografiche, ambientali e politiche dell’Africa sono destinate a produrre forti ricadute sul resto del mondo, a cominciare dall’Europa e dall’Italia» e per questo Il gruppo del PD alla Camera dei deputati ha promosso il convegno “La via italiana dell’Africa- Un nuovo paradigma dello sviluppo”, un momento di approfondimento sul futuro del Continente africano e delle relazioni con il nostro Paese.

Al convegno è stato presentato il cosiddetto “Africa Act”, un pacchetto di interventi per rilanciare le relazioni Italia-Africa riguardanti formazione e cultura, crescita economica e lavoro, sicurezza e contrasto ai cambiamenti climatici e che prevede anche programmi di “capacity building” per la crescita di piccole e medie imprese e cooperative agricole e il rafforzamento della presenza di imprese italiane in Africa, attraverso la valorizzazione di modelli di finanziamento misti pubblico-privato, oltre a interventi fiscali che promuovano l’Italia come “hub” per gli investimenti. Sono previste anche iniziative per la pace e la stabilizzazione di alcuni Paesi e per contrastare l’estremismo religioso, ma non manca il sostegno alle forze di sicurezza africane – che non sempre sono elementi di pacificazione – e per la mtigazione degli impatti dei cambiamenti climatici. Per realizzare politiche che richiedono ulteriori costi, l’Africa Act prevede l’istituzione di un Trust Fund per l’Africa gestito dalla Cassa depositi e prestiti, dotato di fondi pubblici e di enti privati.

Al convegno è intervenuto anche il . ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che ha sottolineato che «Quello italiano è un impegno che si affaccia in un continente in bilico tra gravi crisi e forte crescita in alcuni Paesi. Scegliere di investire sull’apertura, sulla cooperazione con il mondo esterno, corrisponde a fare gli interessi del nostro Paese».  Gentiloni ha ricordato che per molto tempo «L’Africa è stata considerata un continente perduto, e non un continente in grado di diventare motore dello sviluppo. Oggi non è più così. In Africa “convivono Paesi con i più alti tassi di crescita del mondo, diffusione di modernità dal punto di vista tecnologico. Abbiamo i primi segnali del consolidarsi della società civile, sviluppo classe imprenditoriale, empowerment femminile».

Ma il nostro ministro degli esteri non si nasconde che in Africa «persistono crisi gravissime, come le conseguenze del fenomeno climatico El Nino, la caduta dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, o ancora l’insufficienza di reti elettriche. E’ in questo contesto  che si colloca un pendolo di drammatica attualità tra Stati falliti e tendenza all’ipersovranismo e all’accentuazione autoritaria del ruolo degli stati nazionali. Ed è in questa oscillazione che trova spazio l’estremismo fondamentalista che alimenta il terrorismo. La penetrazione della minaccia terroristica nel continente africano si salda alle crisi in corso, come quella cui stiamo assistendo in Sud Sudan».

Gentiloni ha richiama to i concreti interessi geopolitici dell’impegno italiano in Africa: «Noi italiani più di altri siamo consapevoli che l’Africa è centrale per le minacce che attanagliano il continente ma anche per le sue potenzialità. Se saremo in grado di rispondere alle potenzialità, saremo anche in grado di gestire le minacce. Il mondo della chiusura è un’illusione inefficace».

Il ministro degli esteri italiano ha poi affrontato il drammatico tema dell’attuale crisi migratoria e ha sottolineato che «Il fenomeno migratorio non è sorto improvvisamente, né si concluderà all’improvviso. Occorre, dunque, attrezzarsi di politiche di medio periodo. Investire sulla cooperazione è il solo modo per avere un approccio di medio periodo alla questione dei flussi migratori. In questo contesto, l’Italia ha un catalogo di potenzialità su cui intervenire, perché dispone di un sistema di imprese che può dare risposta alla sfida della globalizzazione sostenibile».

Chiara Braga, deputata della Commissione ambiente e responsabile ambiente del PD, ha evidenziato potenzialità e crisi ambientali e sociali: «L’Africa è il continente più giovane del mondo e come ha avuto modo di dire, anche recentemente, in Italia  Bill Gates, citando proprio il grande Nelson Mandela, “il maggior potere dell’Africa risiede nei suoi giovani e la sua gioventù può essere la fonte di uno speciale dinamismo. In molti stati africani la metà della popolazione non ha ancora raggiunto i 25 anni e secondo l’ultimo rapporto sulla popolazione mondiale dell’Onu, entro il 2050 il trend demografico dei 28 paesi del continente africano raddoppierà. Ecco perché investire nello sviluppo umano e ambientale dell’Africa è fondamentale e soprattutto agire seriamente nella cooperazione in ambito ambientale, in special modo sul diritto all’acqua universale e sulla crescita sostenibile delle nuove realtà urbane , come ha sottolineato anche il Ministro Paolo Gentiloni nel suo intervento poco fa. Così come sull’efficienza energetica, sull’agricoltura responsabile, sulla lotta all’inquinamento per affrontare lo sviluppo di Paesi sempre più vicini e strategici per l’Italia».

La Braga ha detto che tutto questo «Serve inoltre a fronteggiare l’emergenza migranti. I migranti ambientali, secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 costituiranno circa 200 milioni di rifugiati e nel 2060, nella sola Africa, ci saranno circa 50 milioni di profughi climatici. La cooperazione ambientale poi ci rende anche più sicuri: si pensi anche infatti  che il terrorismo viene finanziato dal business dei crimini ambientali, come ad esempio, il bracconaggio fruttando, secondo gli ultimi dati disponibili, oltre 23 miliardi di dollari l’anno gestiti da gruppi armati che minano la sicurezza globale».

Sulla necessità di rafforzare i legami Italia-Africa ha insistito anche il vice ministro agli affari esteri e cooperazione internazionale Mario Giro: «L’Africa è la nostra profondità strategica, il nostro grande sud. Dobbiamo prendere il continente africano sul serio. L’Africa Act, di cui presentiamo il primo schema, è un progetto importante, che guarda all’Africa come a un grande continente e partner. L’Africa non è solo un ammasso di problemi da cui stare lontano, ma una terra giovane, un laboratorio di idee, iniziative, la terra del futuro. L’Africa, tuttavia, non è nemmeno un giacimento a cielo aperto, da sfruttare come è stato fatto per tanti anni, ma un continente che ha un forte impulso politico, ricco di risorse umane, di cui noi abbiamo bisogno. Tra pochi anni, i flussi migratori si invertiranno e ci sarà una vera e propria corsa all’Africa. E’ infatti è l’unico continente che ha terra arabile disponibile e solo in Africa potremmo nutrire una popolazione mondiale in forte crescita. Insieme agli africani, dobbiamo immaginare una migrazione circolare, non a senso unico. L’Africa Act è un grande patto euro-africano, un patto che guarda all’Africa come a un partner vero».

Giro ha spiegato che L’Africa Act «Include interventi in diversi settori, dalla formazione allo sviluppo del settore energetico. Si tratta di strumenti di estroversione dell’Italia verso l esterno, in un momento in cui il mondo esterno è temuto. L’Italia risponde alla paura non con una chiusura miope ma aprendosi verso l’esterno in modo concreto».

Secondo la capogruppo PD in commissione esteri, Lia Quartapelle, «L’Italia ha avviato con il continente africano un dialogo continuo, non episodico, che coinvolge tutte le istituzioni» e l’Africa Act «E’ la tappa di un percorso che prima come PD e poi come governo abbiamo intrapreso con la visita del presidente del Consiglio nel continente africano, cui sono seguite missione di vari ministri, un percorso che ha raggiunto il suo apice con la visita del presidente Mattarella. Quello avviato dal governo italiano è un dialogo su sfide comuni. Un dialogo avviato con la conferenza Italia-Africa e con la proposta italiana per il Migration Compact, tassello di una politica euro-africana a fronte di sfide globali. L’obiettivo è creare un pacchetto di misure legislative e operative per rafforzare e coordinare la presenza italiana in Africa. Questo è ciò che ha portato alla nascita dell’Africa Act. L’Italia vuole avere un rapporto diverso con l’Africa, un rapporto di partnership, che riconosca che l’Africa deve affrontare sfide che non riguardano solo il continente africano, come il terrorismo, il tema climatico, e la questione dello sviluppo economico. L’obiettivo è creare unità tecnica di coordinamento degli sforzi di tutti i ministeri italiani nei confronti dell’Africa».

Al convegno del PD  sono state avanzate anche le proposte di istituire una conferenza annuale Italia-Africa e di rafforzare le iniziative di formazione per studenti italiani e africani e le iniziative di scambio tra università italiane e africane, come contributo alla crescita economica del continente africano. La Quartapelle ha concluso: «L’Africa Act contiene inoltre misure per rafforzare le strutture produttive in Africa, alla luce dell’aumento esponenziale della popolazione africana previsto entro il 2050. Parte del nostro futuro dipenderà dalla nostra capacità di avviare un dialogo con questo continente».