Bielorussia, il sanguinoso tramonto dell’”ultimo” dittatore d’Europa

Scontri in piazza in tutte le grandi città del Paese. L’Onu Chiede di garantire i diritti civili

[11 Agosto 2020]

Qualche anno fa l’ambasciata in Italia della Bielorussia polemizzò duramente con greenreport.it  perché avevamo definito il regime di Minsk l’ultima dittatura europea e descritto una crisi politica, economica e morale che stava già colpendo il Paese ex sovietico e le elezioni farsa e truccate che hanno sempre confermato per 6 volte di fila Aleksandr Lukashenko. Il presidente bielorusso, 65 anni, è al potere dal 1994 ed è il leader più longevo d’Europa ma ora sembra arrivata alla sua fase finale, purtroppo sanguinosa e repressiva come forse mai.

La sua principale sfidante, Svetlana Tikhanovskaya,  un’insegnante e interprete 37enne che non aveva alcuna precedente esperienza politica prima delle elezioni, si è candidata a luglio dopo che suo marito, Sergei Tikhanovsky, un famoso blogger, è stato arrestato prima di potersi registrare come candidato. Ora, dopo che i risultati ufficiali le assegnano meno del 10%, accusa Lukashenko  di aver truccato i risultati elettorali e ha invitato il presidente a dimettersi, poi è stata costretta a fuggire all’estero.

Certo, fa amaramente sorridere che la Polonia e altri Paesi dell’Est Europa critichino i mezzi sbrigativi di Lukashenko dopo aver trasformato i loro Stati in democrazie autoritarie che bastonano le minoranze sessuali per le strade, limitano la libertà di stampa, reprimono le persone di etnia diversa… una stinta copia, ma non meno pericolosa, dei metodi brutali di  Lukashenko al quale si sono ispirati – senza dirlo – uomini come Orban per costruire la loro macchina di potere e consenso politico-clientelare basata sul sovranismo nazionalista e sullo sfruttamento degli incentivi europei. Mentre l’equilibrio tossico che ha mantenuto Lukashenko al potere si bassa sul fatto che la Bielorussia, uno dei Paesi più colpti dal fallout del disastri nucleare di Chernobyl,  è sia un crocevia per i rifornimenti energetici russi all’occidente sia la fedele frontiera avanzata con la Nato della Rudssia. Ma le tiepide congratulazioni di Vladimir Putin a Lukashenko per l’ennesima vittoria potrebbero essere il prodromo di un abbandono da parte della Russia di un uomo che Putin non ha mai amato davvero.

Di fronte alle immagini che arrivano dalla Bielorussia degli scontri tra polizia e manifestanti a Minsk, a Brest, Kobryn, Pinsk, Baranovitchi, Gomel e Grodno e alle migliaia di arresti, alla scomparsa e alla fuga dei capi dell’opposizione, e al dittatore che dice di aver vinto le elezioni con il 75 – 80% dei voti mentre verosimilmente le ha perse davvero per la prima volta, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha lanciato un appello alla moderazione in Bielorussia.

Guterres che essendo un vecchio socialista portoghese di regimi dittatoriali morenti se ne intende, è molto preoccupato per quel che sta succedendo in Bielorussia e ha  «esortato tutte le parti interessate a evitare azioni che accenderebbero ulteriormente le tensioni e ad affrontare le questioni con spirito di dialogo. Il Segretario generale invita le autorità bielorusse a mostrare la massima moderazione e ad assicurare il pieno rispetto dei diritti di libertà di espressione, riunione pacifica e associazione – ha detto ai giornalisti il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric – Sottolinea l’importanza che i suoi cittadini esercitino i loro diritti pacificamente in conformità con la legge».