Cile, il popolo seppellisce la Costituzione del fascista Pinochet

Una nuova devastante sconfitta per la destra latinoamericana

[26 Ottobre 2020]

Dopo mesi di rivoluzione democratica nelle piazze – costate morti e feriti – il popolo cileno ha sotterrato a grandissima maggioranza, il  78,27% con il 99,83% dei seggi scutrinati –  la Costituzione fascista con la quale il fantasma di Pinochet teneva in ostaggio il Paese, dando un potere enorme a un esercito che aveva perso il suo onore nel golpe dell’11 settembre del 1973 e una polizia che si era macchiate le mani con il sangue dei desaparecidos e poi con quello dei manifestanti democratici, un potere che hanno abbondantemente dimostrato di non meritarsi.

Il referendum di ieri, trasformatosi in un plebiscito, seppellisce il cadavere della dittatura fascista che ancora ammorbava il presente e il futuro del Cile e rappresenta una sconfitta devastante per una destra cilena che, nel suo neoliberismo della prima ora, non è mai riuscito ad abbandonare la nostalgia per la dittatura e le maniere forti.

Uno che un golpe lo ha subito, ma che dopo un anno ha visto ritornare al potere il suo partito con il voto democratico, l’ex presidente della Bolivia Evo Moralers, si è complimentato con i cileni «Per la grande vittoria nel plebiscito che si lascerà alle spalle la Costituzione di Pinochet. Un nuovo patto sociale costruirà una società più giusta per il vostro Paese, per il benessere e l’integrazione dei nostri popoli».

La neo-destra latinoamericana, che sembrava inarrestabile solo un anno fa, ora trema nuovamente, anche in Paesi come la Colombia dove sembrava eterna e dove sono in corso scioperi generali e proteste indigene. La l’ex senatrice colombiana Piedad Córdoba ha spiegato in un tweet cosa significa la vittoria al popolo cileno per l’America Latina: «Sepoltura della Costituzione di Pinochet. Cadono i paraventi neoliberisti. La protesta sociale funziona. LA democrazia è stata fatta nelle strade. Un duro colpo alla destra continentale (compresa quella colombiana)».

E l’intellettuale argentino Atilio Borón avverte: «Il popolo cileno si darà per la prima volta la sua costituzione. Ma se abbandonerà strade e piazze la nuova Costituzione può nascere morta. Sorveglianza attiva, unità e organizzazione si impongono».

La sociologa cilena, Camila Miranda, ha sottolineato che «La scrittura e l’approvazione di una nuova Costituzione non risolverà ogni problema che esiste oggi in Cile, ma sarà l’occasione per aprire un processo di trasformazione che supera Il dibattito sul testo stesso. Uno dei valori più importanti di questo processo costituente è che è nato a seguito delle proteste popolari. La mobilitazione sociale continuerà ad essere uno strumento ineludibile perché i cambiamenti rimangano aperti e perché la risoluzione delle criticità nella convenzione costituzionale non si riduca al numero dei seggi».

Ora si tratterà di eleggere l’assemblea costituente – scelta dall’86,67% dei cileni –  con parità di genere e della quale  faranno parte anche rappresentanti delle minoranze etniche come i mapuche, finora esclusi dalla politica cilena e portatori di istanze sociali e ambientaliste molto indigeste alla destra padronale cilena e alle multinazionali minerarie, energetiche e del cibo. .

Si avvera il sogno di Salvador Allende stroncato dalle Iene feroci della nostra storia che evocò Pablo Neruda in una sua profetica poesia, e Pablo Sepúlveda Allende, nipote dell’indimenticato presidente socialista cileno, commenta: «Per me, la prima lettura di questo travolgente trionfo è di natura simbolica, ed è che oggi il popolo cileno ha mandato nel letamaio della storia la nefasta eredità di Pinochet. ¡¡Viva Chile mierda!!!»

Nel 2021 in Cile  ci saranno anche le elezioni presidenziali e nei sondaggi sull’intenzione di voto, il candidato del Partito comunista, Daniel Jadue, è al primo posto. Forse la rivoluzione democratica, socialista e pacifica  che sognavano Allende e Neruda, traversati gli anni bui e dolorosi del sangue, delle torture, dell’esilio e del silenzio, ha spalancato le porte di un nuovo futuro politico.