Golpe in Myanmar, Onu: situazione terrificante

Appello di Tom Andrews alla business community internazionale: smettete di fare affari con la giunta militare golpista

[17 Febbraio 2021]

Mentre in Myanmar le proteste di piazza sfidano i militari golpisti che, il primo febbraio, si sono nuovamente impadroniti totalmente del potere, ieri l’inviata speciale dell’Onu Christine Schraner Burgener ha invitato la leadership militare ad astenersi da compiere ulteriori repressioni violente dei manifestanti e a rispettare pienamente i diritti umani, le libertà fondamentali e lo stato di diritto. 

IDurante un colloquio con , Soe Win, il vice comandante in capo del Myanmar, Schraner Burgener  ha ribadito che «Il diritto di riunione pacifica deve essere pienamente rispettato e che i manifestanti non sono soggetti a rappresaglie». Poi, nel corso di una conferenza stampa, il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq, ha sottolineato che la Schraner Burgener «Ha comunicato all’esercito birmano che il mondo lo sta osservando da vicino e che qualsiasi forma di risposta pesante avrà probabilmente gravi conseguenze».

La Schraner Burgener ha anche ribadito al militare golpista quanto dichiarato domenica scorsa dal segretario generale dell’Onu, António Guterres e ha chiesto di poter visitare ilk Myanmar in condizioni sicure. Intanto manterrà questo canale di contatto con la giunta militare golpista per «Un dialogo franco e aperto, fintanto che fornirà lo spazio per poter invertire la situazione attuale e sostenere la volontà del popolo del Myanmar».

Dopo il golpe militare e l’arresto di massimi leader della National League for Democracy (NLD) che aveva stravinto le elezioni del novembre 2020, compresi la consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint, le proteste si sono estese e aumentate in tutto il Myanmar e in molti casi i militari e la polizia hanno attaccato brutalmente i manifestanti, effettuando arresti arbitrari. Nelle principali città del Myanmar è aumentata la presenza delle forze di sicurezza.

Secondo l’Office of the High Commissioner for Human Rights dellìOnu, il 12 febbraio sono stati arrestati più di 350 politici, funzionari statali, attivisti e laeder  della società civile, tra i quali  giornalisti, monaci e studenti, e molti con accuse non provate. Alcuni sono stati già processati e condannati e non possono avere assistenza legale, visite familiari o comunicazioni. Si teme che ci siano molti desaparecidos e che sia ripresa la tortura usuale durante i 50 anni di dittatura militare interrotta da du brevi perior di ni ei quali i l’esercito ha consentito la tenuta di elezioni che ha prontamente annullato perché n avevano dato risultati “sgraditi”.

Il relatore speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, è molto preoccupato per quanto può succedere oggi: «Temo che in Myanmar mercoledì ci sia un potenziale di violenza a un livello maggiore di quanto abbiamo visto dopo il colpo di Stato del 1° febbraio. Oggi è stata indetta una manifestazione di protesta nel centro di Yangon, e potrebbero esserci proteste anche in altre città e borghi, a seguito della notizia che ieri è iniziato un processo segreto contro il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint. Allo stesso tempo, ho ricevuto segnalazioni di soldati trasportati, almeno a Yangon, dalle regioni periferiche. In passato, tali movimenti di truppe hanno preceduto uccisioni, sparizioni e detenzioni su vasta scala. Sono terrorizzato dal fatto che, data la confluenza di questi due sviluppi – proteste di massa pianificate e convergenza di truppe – potremmo trovarci sull’orlo del precipizio, con i militari che commetteranno crimini ancora più gravi contro il popolo del Myanmar».

Per questo, Andrews, senza citare esplicitamente la Cina, ha lanciato un appello a governi, individui ed entità che possono avere influenza sulle autorità militari del Myanmar: «Utilizzate tale influenza per convincere la giunta che le manifestazioni programmate per mercoledì devono essere autorizzate a procedere senza arresti o violenza. La repressione continua delle libertà fondamentali e dei diritti umani del popolo Myanmar deve cessare immediatamente. Chiedo in particolare alla business community internazionale di agire immediatamente. Chiamate con urgenza i vostri interlocutori nello State Administrative Council e sottolineate loro che sarete costretti a sospendere o cessare l’attività in Myanmar se continuano su questa strada violenta. In particolare sottolineate loro che, in base ai Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, le imprese e gli investitori dovrebbero sospendere o interrompere le attività con la giunta birmana quando  il rischio di coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani non può più essere ragionevolmente gestito. Io e molti altri diciamo che quella soglia è stata superata da tempo. Per favore, implorateli di usare moderazione. Implorateli affinché restituiscano il potere al popolo del Myanmar. Come ho chiarito in precedenti dichiarazioni, coloro che fanno parte della catena di comando, indipendentemente dal grado, possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi atrocità commessa contro il popolo del Myanmar e devono disobbedire agli ordini di attaccare».

Andrews ha concluso: «Naturalmente, non possiamo fare affidamento sulle forze armate del Myanmar perché evitino spargimenti di sangue solo per obbligo morale o legale. Questo è il motivo per cui è così essenziale che tutti coloro che hanno una qualche influenza chiedano alla giunta di astenersi da ulteriori violenze e arresti arbitrari. Se, come temo, assisteremo a continue violenze di massa contro manifestanti pacifici, quelle imprese che continuano a lavorare con i militari, indipendentemente dalle loro azioni, devono accettare di essere ritenute complici della violenza. Come disse una volta Martin Luther King: “Arriverà un momento in cui il silenzio è un tradimento”».