Guerra e clima affamano il Sahel. Burkina Faso a un passo dalla carestia

WFP: garantire l’accesso umanitario è vitale per salvare decine di migliaia di vite

[20 Ottobre 2020]

Comincia oggi a Copenhagen l’High-Level Humanitarian Event on the Central Sahel organizzato dai governi di Danimarca e Germania, dall’Unione europea e dall’Onu, una tavola rotonda ministeriale, che fa seguito a una riunione virtuale di alti funzionari tenutasi l’8 settembre, incentrata sugli insegnamenti operativi appresi e sui piani lungimiranti relativi all’azione, sviluppo e sforzi di pace del settore umanitario, compresa un’attenzione particolare all’impatto e alle conseguenze del Covd-19 nel Sahel.

Il World food programme (WFP), l’agenzia Onu che recentemente è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, ha colto l’occasione per lanciare un nuovo drammatico allarme: «Se non sarà garantito urgentemente l’accesso umanitario ad organizzazioni come il WFP, livelli catastrofici di fame potrebbero registrarsi in parti del Burkina Faso, del Mali e del Niger».

Il WFP sottolinea che «Violenze ed insicurezza hanno fatto precipitare 7,4 milioni di persone nella fame acuta nella regione del Sahel Centrale, in Africa occidentale. Il numero degli sfollati è salito da 70.000 di due anni fa a quasi 1,6 milioni di oggi: oltre 288.000 in Mali, più di 265.000 in Niger e oltre un milione nel Burkina Faso, paese in cui si riscontra la crisi di sfollati in più rapido aumento nel mondo».

Chris Nikoi, direttore regionale del WFP in Africa occidentale, è molto preoccupato: «Se non riusciremo a raggiungere le comunità vulnerabili, vedremo nel Sahel aumenti tragici dell’insicurezza alimentare e migliaia di persone spinte ancora di più nell’indigenza. In alcune zone nel nord del Burkina Faso, inaccessibili a causa delle terribili violenze e del conflitto, ci sono oltre 10.000 persone che sono a un passo dalla carestia. Il mondo non può aspettare che muoiano donne, uomini e bambini, per prendere azione».

Ma l’assistenza delle organizzazioni umanitarie per chi ne ha più bisogno è messa a rischio dal peggioramento dai conflitti settari e tribali e dell’insicurezza ormai endemica che le forze armate dei diversi Stati e le forze di intervento straniere non riescono a tenere sotto controllo.

Contemporaneamente, in Burkina Faso, Mali e Niger gli operatori umanitari sono sempre di più bersaglio delle milizie jihadiste e così le comunità vulnerabili non riescono ad avere accesso all’assistenza umanitaria salvavita di cui hanno un disperato bisogno in questo momento di crisi.

Il WFP «Sollecita i partecipanti alla Conferenza a trovare modi attraverso i quali le organizzazioni possano accedere alle comunità e a tutti gli attori sul campo, aprendo percorsi sicuri per l’assistenza umanitaria.

Intanto il Il WFP ha continuato a potenziare l’assistenza salvavita in risposta al deterioramento della crisi e ai crescenti bisogni, assistendo 3,4 milioni di persone nel solo mese di agosto.

In Burkina Faso il WFP ha rafforzato le operazioni per rispondere ai crescenti bisogni ma dice che «Preoccupano le prospettive sul fronte dei finanziamenti. L’agenzia è stata già costretta a ridurre le razioni da luglio 2020 e l’assistenza d’emergenza agli sfollati – fuggiti dalle proprie fattorie, costretti a lasciare il lavoro e senza più altre prospettive – è a rischio a partire da novembre. Il WFP ha bisogno di 135,7 milioni di dollari per proseguire gli interventi nei tre paesi del Sahel centrale per i prossimi sei mesi».

Il WFP sta anche lavorando per rafforzare il sostegno nella costruzione della resilienza per le comunità a rischio: «Gli interventi includono la riabilitazione di beni comunitari, il miglioramento di terreni degradati, attività di alimentazione scolastica e nutrizione per le comunità per la prevenzione e il trattamento della malnutrizione. Dal 2018, oltre un milione di persone sono state raggiunte dalle attività integrate per la resilienza del WFP in Niger, Mali e Burkina Faso».