Guerra nel Tigray: decine di migliaia di profughi, 27.000 fuggono in Sudan (VIDEO)

Unhcr: afflusso di rifugiati etiopi senza precedenti negli ultimi 20 anni

[18 Novembre 2020]

L’United Nations high commissioner for R<rfugees (Unhcr) ha lanciato un accorato allarme su quel che sta succedendo in Etiopia dopo l’inizio della guerra nello Stato regionale del Tigray: si profila una crisi umanitaria su grande scala. Ogni giorno migliaia di rifugiati fuggono in Sudan in cerca di sicurezza, mentre continuano gli scontri tra  i miliziani del  Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF) e l’esercito etiope appoggiato da milizie amhara. «Un afflusso senza precedenti negli ultimi due decenni in questa parte del Paese – ha detto il portavoce dell’Unhcr Babar Baloch – Dal 10 novembre, donne, bambini e uomini oltrepassano la frontiera al ritmo di 4.000 persone al giorno, il che mette rapidamente a rude prova le capacità dell’aiuto umanitario sul terreno».

Ieri, più di 27.000 persone erano già entrate in Sudan attraverso i valichi di frontiera di Hamdayet nello Stato di Kassala, di Lugdi nello Stato di Gedaref e in una nuova località più a sud, il villaggio frontaliero  di Aderafi, dove i rifugiati etiopi hanno iniziato ad arrivare lo scorso fine settimana. Le zone rurali di Lugdi e  Hamdayet si trovano nel Sudan orientale, separate dal fiume Tekeze.

I rifugiati sono fuggiti di fronte ai combattimenti portando con loro poche cose e spesso hanno camminato a lungo per raggiungere il Sudan.

A Hamdayet, l’Unhcr sta portando acqua potabile con camion cisterna e sta costruendo delle latrine e distribuendo sapone per cercare di alleviare le preoccupanti condizioni igieniche, ma arrivano sempre più profughi.

Al villaggio 8, un centro di transito vicino al posto di frontiera di Ludgi, i rifugiati hanno accesso all’acqua nei villaggi vicini e vengono ospitati nei 1,200 ripari temporanei esistenti. Le agenzie umanitarie continuano a distribuire generi di prima necessità, comprese coperte e materassini. Il Worl Food Programmed (WFP)  fornisce alimenti e biscotti ad alto contenuto proteico, mentre i pasti caldi sono forniti da Muslim Aid. Il ministero della salute sudanese, con il supporto della Mezzaluna Rossa sudanese, ha istituito due cliniche dove vengono eseguiti esami sanitari e nutrizionali e consulenze mediche.

Dal 14 novembre l’Unhcr ha iniziato a trasferire i rifugiati dal confine al sito di Um Raquba, ma Baloch  dice che «E’ urgente identificare più siti, in modo che i rifugiati possano essere ricollocati lontano dal confine e accedere all’assistenza e ai servizi».

Intanto nel Tigray manca l’elettricità, il governo etiope ha interrotto le telecomunicazioni e il mancato accesso a carburante e denaro continua a ostacolare qualsiasi sforzo di aiuto umanitario. Il portavoce dell’Unhcr ha sottolineato che «Dopo quasi due settimane di conflitto, ogni giorno aumentano le segnalazioni di un numero enorme di sfollati interni, poiché permane la mancanza di accesso per coloro che ne hanno bisogno, insieme all’impossibilità di ottenere aiuti umanitari nell’area. i principali ostacoli alla fornitura di assistenza. Quando l’accesso sarà possibile e le condizioni di sicurezza lo consentiranno, l’Unhcr e i suoi partner sono pronti a fornire assistenza agli sfollati nella regione del Tigray, compresi i beni di prima necessità».

Il conflitto, soprattutto dopo che il  TPLF ha lanciato razzi contro l’aeroporto di Asmara, sta anche causando serie preoccupazioni per i quasi 100.000 rifugiati eritrei che vivono nella regione del Tigray e che dipendono dall’assistenza fornita dall’Unhcr e dai suoi partner. Se è vero che, come denunciano i combattenti tigrini, soldati eritrei avrebbero passato il confine per dar manforte agli ex nemici etiopi, e possibile che i rifugiati fuggiti dalla dittatura di Asmara fuggano verso altri Stati regionali dell’Etiopia.

Il portavoce dell’United Nations Office for the coordination of humanitarian affairs (Ocha), Jens Laerke, ha avvertito che «Potrebbero esserci degli sfollamenti di massa all’interno del Tigray. Siamo davvero preoccupati e cerchiamo di prepararci nella maniera migliore possibile».

L’Unhcr non sa quanti siano i profughi interni in Etiopia, ma Baloch parla di «Un gran numero. I problemi di accesso e l’insicurezza ci impediscono di avere dei dati sugli sfollati interni. Tuttavia, l’afflusso di rifugiati in Sudan è una chiara indicazione della situazione nel Tigray».

Ma le strade per entrare nel Tigray restano bloccate ei partner umanitari avvertono che »Le scorte umanitarie saranno presto esaurite, mettendo milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare e malattie».

Per rispondere alle esigenze previste in Etiopia tra novembre 2020 e gennaio 2021, i partner umanitari hanno concordato un piano di preparazione umanitaria rivolto a 1,98 milioni di persone con assistenza multisettoriale negli Stati regionali del Tigray, dell’Afar e dell’Amhara e sollecitano i donatori a stanziare  rapidamente i finanziamenti tanto necessari, in modo da poter avviare la preparazione degli aiuti da distribuire quando sarà possibile accedere al Tigray.

Intanto, il primo gruppo di personale umanitario non essenziale dell’Onu  e delle ONG che è stato ricollocato dal Tigray, attraverso l’Afar e ieri è arrivato sano e salvo ad Addis Abeba. Un secondo gruppo è arrivato a Semera, nello Stato regionale dell’Afar, dopo un breve ritardo a causa dell’insicurezza. Circa 400 dipendenti e cittadini stranieri sono stati trasferiti fuori dal Tigray.

Baloch ha concluso: «Come risultato di questa crisi, la situazione umanitaria sta cambiando rapidamente. L’Unhcr ribadisce la sua richiesta per il ripristino della pace e sollecita tutte le parti a rispettare la sicurezza di tutti i civili nella regione del Tigray».

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