Guerre e fame: una nuova ondata di carestie potrebbe colpire il mondo e travolgere interi Paesi

David Beasley: «L'umanità sta affrontando la più grande crisi che nessuno di noi abbia mai visto nella nostra vita»

[18 Settembre 2020]

Intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il direttore esecutivo del World food programme (Wfp), David Beasley, ha detto che «La crisi della fame globale causata dalle guerre  – e ora aggravata dal Covid -19 – sta entrando in una fase pericolosa. Senza risorse un’ondata di carestie  potrebbe travolgere il globo, schiacciando nazioni già indebolite da anni di instabilità.  Questa lotta … è tutt’altro che finita».

Beasley che già il 15 aprile, durante i un briefing coi 15 Paesi del Consiglio di sicurezza , aveva avvertito che il mondo era sull’orlo di una pandemia di fame. Dopo quell’allarme, donatori e Paesi, grandi e piccoli, hanno adottato misure straordinarie per salvare la vita delle persone, spendendo 17 trilioni di dollari in pacchetti di stimolo fiscale.

Il  Wfp sta lavorando per raggiungere 138 milioni di persone quest’anno, «Il più grande aumento nella storia dell’agenzia – ha detto Beasley – Finora sono state raggiunte 85 milioni di persone. Tuttavia, restano ancora delle sfide da affrontare. Stiamo facendo quasi tutto quello che possiamo fare per impedire che la diga crolli. Ma, senza le risorse di cui abbiamo bisogno, un’ondata di fame e carestia minaccia ancora di dilagare in tutto il mondo»

Il Direttore esecutivo del Wfp ha ricordato la risoluzione 2417 (2018) del Consiglio di sicurezza che richiedeva sistemi di allerta precoce efficaci e ha aggiunto: «Sono qui per dare l’allarme … ancora una volta si profila la minaccia della carestia. Le riserve stanziate dai  governi si stanno esaurendo e questo determinerà  se il 2021 sarà un anno positivo o negativo. Vi esorto: non abbandonate il nostro impegno per l’assistenza umanitaria. Non voltare le spalle agli affamati del mondo».

Beasley  ha sottolineato l’importanza fondamentale di bilanciare misure sensate per contenere il Covid-19, con altre misure per mantenere i confini aperti e i flussi commerciali attivi: «E’ fondamentale proteggersi da conseguenze indesiderate che possono colpire i più poveri nel modo più duro».

E in gran parte dell’Africa lo scenario è quello di «una questione di vita o di morte», Beasley ha citato i calcoli fatti dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, secondo i quali, per ogni morte per  Covid-19 prevenuta, potrebbero morire 80 bambini per mancanza di vaccinazioni di routine.

Nella Repubblica democratica del Congo, un aumento della violenza combinato  agli effetti del Covid-19 ha fatto salire la fame alle stelle, portando a 22 milioni i 15,5 milioni di persone che già dovevano affrontare una crisi di insicurezza alimentare. Nel nord-est della Nigeria, 4,3 milioni di persone soffrono di insicurezza alimentare, con un aumento di 600.000 individui. In Burkina Faso, dove la guerriglia islamista si sta radicando, il numero di persone affamate è triplicato fino a raggiungere i 3,3 milioni di persone, mentre il Covid-19 aggrava i problemi dei profughi interni, della sicurezza e dell’accesso ai campi dei rifugiati e alle zone in guerra.

Nello Yemen, 20 milioni di persone sono affamate e altri 3 milioni sono potenzialmente a rischio fame a causa del coronavirus . A causa dei tagli ai finanziamenti, 8,5 milioni di beneficiari ricevono l’assistenza del Wfp solo ogni due mesi.

Beasley  ha detto che «Se le risorse non aumenteranno, saremo costretti a tagliare le razioni per i restanti 4,4 milioni entro dicembre. Il mondo deve aprire gli occhi sul popolo yemenita, prima che la carestia prenda piede. Non ci sono più scuse per non agire in modo rapido e deciso. Mentre accordi di pace come quello in Sud Sudan danno speranza, è tempo che il settore privato si faccia avanti».

Il direttore generale del Wwf ha chiamato in causa i 2.000 miliardari con un patrimonio netto collettivo di 8 trilioni di dollari e ha ricordato oro che «Il Wfp ha bisogno di 4,9 miliardi di dollari per un anno per evitare che 30 milioni di persone muoiano. L’umanità sta affrontando la più grande crisi che nessuno di noi abbia mai visto nella nostra vita».

Mark Lowcock, coordinatore Onu per i soccorsi di emergenza e sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha fatto notare che nei 10 Paesi più colpiti  «Il costo umano ed economico delle guerre è astronomico: circa il 40% del prodotto interno lordo (PIL)».

Mentre 135 milioni di persone stavano affrontando un’insicurezza alimentare acuta prima del Covid-19, quest’anno questa cifra dovrebbe quasi raddoppiare, raggiungendo 270 milioni di persone. La Banca mondiale prevede che il numero di persone in condizioni di estrema povertà aumenterà per la prima volta dagli anni ’90.

Lowcock  ha ricordato al Consiglio di sicurezza che «Nel Sahel, la violenza ha fatto fuggire dalle loro case e dalle loro terre più di 1 milione di persone,  la maggior parte delle quali dipende dall’agricoltura. In totale, 14 milioni di persone stanno vivendo livelli di insicurezza,  di crisi o di emergenza alimentare, le cifre più alte da un decennio.  Il sistema umanitario sta facendo il possibile, ma rischia di essere sopraffatto dalla portata dei bisogni. La situazione peggiorerà in assenza di molti più aiuti finanziari».

Lowcock, anche, ha invitato il Consiglio di sicurezza a «Premere per soluzioni politiche negoziate pacifiche per porre fine ai conflitti, garantire che le parti rispettino il diritto internazionale umanitario e mitigare l’impatto economico dei conflitti mobilitando le istituzioni finanziarie internazionali. Cosa ancora più importante, bisogna aumentare il sostegno alle operazioni umanitarie. La storia dimostra che anche nel mezzo del conflitto, la carestia può essere prevenuta».

Di fronte al Consiglio di sicurezza, Qu Dongyu, direttore generale della Fao, ha elencato i Paesi delineato le situazioni di crisi in cui «Guerre e instabilità, ora aggravati dal Covid-19, stanno portando milioni di persone verso una fame più grave e un’acuta insicurezza alimentare. Questo è particolarmente visibile nelle aree in cui i conflitti e altri fattori come le turbolenze economiche e le condizioni meteorologiche estreme, stanno già portando le persone nella povertà e nella fame».

Oltre che a confermare la gravissima situazione nella Repubblica democratica del Congo, in Burkina Faso e nel nord della Nigeria, Qu ha sottolineato che «Nello Yemen le locuste del deserto hanno ulteriormente minacciato la disponibilità di cibo. La Fao esorta tutti gli interessati a lavorare per garantire l’accesso per le operazioni di controllo per evitare che il parassita aggravi ulteriormente il deterioramento della situazione nello Yemen e oltre».

In Somalia, tra luglio e settembre, 3,5 milioni di persone hanno affrontato crisi o livelli peggiori di insicurezza alimentare acuta e Qu spiega che «Questo aumento del 67% rispetto al picco del 2019 è dovuto ai triplici shock sperimentati quest’anno: Covid-19, inondazioni e l’invasione delle locuste del deserto. Nonostante siano stati fatti molti progressi nel controllo delle locuste, la Fao sta compiendo ogni sforzo per sostenere le operazioni di controllo».

In Sudan, tra giugno e settembre il numero di persone che necessitano urgentemente di assistenza umanitaria è aumentato del 64%, raggiungendo circa 9,6 milioni di persone, il livello più alto mai registrato nel Paese, con gravi inondazioni che hanno ulteriormente aggravato la situazione.

A livello globale, i più colpiti sono i poveri urbani, i lavoratori informali, le comunità di pastori e  le persone che sono già vulnerabili: bambini, donne, anziani, malati e persone con disabilità.

Qu ha concluso:«Una pace e un’armonia durature possono essere raggiunte, attraverso buone politiche e investimenti nelle infrastrutture agricole e nel rafforzamento delle capacità nello sviluppo rurale, specialmente nelle zone di conflitto. Abbiamo bisogno di primi e rapidi aiuti per fermare la fame. Senza prevenzione, volontà politica e azione collettiva, le previsioni per la sicurezza alimentare continuano a peggiorare.  Le azioni umanitarie-sviluppo-pace devono essere ben coordinate e complementari. Devono rafforzarsi a vicenda a livello globale, regionale, nazionale e locale, Da parte sua, il Consiglio di sicurezza può aiutare ad arginare l’insicurezza alimentare acuta indotta dal Covid-19 promuovendo il dialogo verso soluzioni politiche che pongano fine alla violenza. Questo ci permetterebbe di aumentare le operazioni urgenti per salvare vite umane e mezzi di sussistenza».