La Colombia verso la pace: governo e Farc-Ep firmano l’accordo finale all’Avana

Prima un plebiscito sull’accordo, poi la guerriglia marxista-leninista si trasformerà in un partito politico

[25 Agosto 2016]

Le delegazioni del governo della Colombia e delle Fuerzas Armadas de Colombia-Ejército del Pueblo (Faerc-Ep) hanno annunciato all’Avana di aver raggiunto «L’accordo finale, integrale e definitivo, sulla totalità dei punti dell’Agenda del Acuerdo General para la Terminación del Conflicto y la Construcción de una Paz Estable y Duradera en Colombia».

Alla presenza del ministro degli esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, i garanti cbani e norvegesi del processo negoziale hanno letto il testo con il quale entrambe le parti danno per conclusi i negoziati di pace  per firmare un accordo  dopo 4 anni di interminabili summit nella capitale cubana. Il giornale del Partito comunista cubano Ganma scrive che «L’attuazione di questo accordo porrà fine in maniera definitiva a un conflitto armato di più di 50 anni».

L’accordo tra governo e Farc «presta speciale attenzione ai diritti fondamentali dei gruppi sociali più vulnerabili della Colombia e dei più colpiti dal conflitto armato». Governo e guerriglieri concordano sul fatto che «L’implementazione dell’Acuerdo Final contribuirà all’ampliamento e all’approfondimento della democrazia del Paese, poi comporterà la cessione delle armi e la prescrizione della violenza come n metodo di azione politica per tutti e tutte i colombiani, al fine di passare ad uno scenario nel quale regni la democrazia, con piene garanzie per chiunque partecipi alla politica e, in questa maniera, aprirà nuovi spazi per la partecipazione». Il documento dell’Acuerdo Final è stato approvato dal capo della delegazione governativa colombiana,  Humberto la Calle, e dal rappresentante in capo dei guerriglieri,  Comandante Iván Márquez e dai garanti di Cuba, l’ambasciatore Rodolfo Benítez, e della Norvegia, Dag Nylander.

Governo e Farc.Ep hanno anche ringraziato Venezuela e Cile per il ruolo svolto nei negoziati

L’annuncio della fine dei negoziati non significa che l’accordo di pace definitivo verrà firmato subito, infatti il testo dell’accordo dovrà essere sottoposto a un  referendum  in Columbia che è già stato chiamato plebiscito por la paz.

Márquez ha detto: «Abbiamo vinto la più bella di tutte le battaglie: porre la base per la pace e la convivenza in Colombia. All’Avana abbiamo chiuso l’accordo più desiderato della Colombia. Terra, democrazia, politiche non armate, sono alcuni degli elementi di un accordo che dovrà essere costituito in una norma solida che garantisca il futuro , la dignità e la pace di tutti e tutte». Il capo della delegazione delle Farc-Ep ha aggiunto che «Termina la guerra con le armi e comincia il dibattito delle idee. Il trattato è un punto della patita perché al popolo sia offerta la trasformazione sociale che reclama la maggioranza. Oggi stiamo integrando il popolo colombiano in quello che abbiamo costruito perché la forza dell’unità cominci a edificare la società del futuro concentrata sulla sovranità, la democrazia e le relazioni di uguaglianza e fratellanza con tutto il mondo».

L’accordo generale prevede 6 punti e Márquez  ne ha sottolineati alcuni: restituzione delle terre; lotta alle droghe, cessazione del fuoco e delle ostilità e deposizione delle armi. Poi ha annunciato che in Colombia si terrà la Conferencia Internacional Guerrillera, la massima istanza chiamata ad approvare l’accordo di pace speciale. Márquez ha ammesso che è il percorso per arrivare all’accordo è stato duro e pieno di difficoltà, ma ha detto che «Ci assiste la convinzione di aver interpretato le idee dei nostri compagni che hanno combattuto pensando alla possibilità di una patria giusta».

Il capo delle Farc-Ep ha anche parlato nella trasformazione delle Farc-Ep in un Partito politico: «Abbracciamo forte il popolo colombiano per riaffermare che la lotta guerrigliera non ha avuto nessun’altra ragione che dare dignità alla vita umana. Non sarà possibile fermare la forza del cambiamento di un popolo che reclama i suoi diritti. Il popolo della Colombia esige risposte alle sue inquietudini e il governo dovrà darle con azioni tangibili». Poi ha concluso: «La pace impegna tutti, ci chiama alla riflessione e ci dice che è possibile portare il Paese avanti. Avremo la pace se rispettano gli accirdi».

Una visione molto romantica di una guerriglia “marxista-leninista” che si era trasformata in un esercito dedito ai sequestri di persona e al traffico di droga e che si contendeva il territorio e i traffici con le con le bande paramilitari e gli squadroni della morte di destra.  Riferendosi agli altri guerriglieri di “sinistra”, Márquez ha detto: «Spero che l’Ejército de Liberación Nacional (Eln) possa trovare la strada di avvicinamento alla pace».

Il rappresentante del governo colombiano, de la Calle, ha sottolineato che «Il miglior modo per vincere la guerra è stato sedersi e parlare di pace. La guerra non è ancora terminata, però è un nuovo inizio di una tappa per la riconciliazione. Tutti i colombiani hanno qualcosa da guadagnare, e bisogna fare strada a una nuova opportunità di vita, poi quel che importa è che si aprono strade per evitare altra violenza. Questo accordo di pace non è perfetto, però è il migliore possibile. E’ il popolo colombiano che deciderà se entrambe le delegazioni hanno fatto la cosa giusta».

Calle ha concluso: «Questi 4 anni sono stati più che un negoziato, si sono convertiti in una road map per la Colombia  ed è il momento di dare un’opportunità alla pace. Le Farc-Ep avranno piene garanzie che non saranno perseguitate per le loro idee; allo stesso tempo le armi scompariranno dalle loro mani e con il loro ingresso in  politica faranno in passo gigantesco».

Per l’alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, l’accordo firmato all’Avana è «Un’opportunità storica e unica per la pace in Colombia, che segue una lunga trattativa che richiede grande volontà politica e  perseveranza». La Mogherini ha avuto una conversazione telefonica con il presidente colombiano Santos che l’a informata degli sviluppi storici, «Rendo omaggio alla sua leadership e visione politica, i team di negoziazione, a Cuba e alla Norvegia come garanti, così come al Venezuela e al Cile, come Paesi facilitatori. E’ ora il popolo colombiano che deve decidere il proprio futuro attraverso il plebiscito.  Molte sfide ci attendono per l’attuazione dell’accordo, che dovrebbe aprire la strada per una pace duratura nel Paese ed essere basata su una vera riconciliazione nazionale e della giustizia. Dovrebbe anche portare alla verità e risarcimenti alle vittime, che hanno sopportato tante perdite e dolore durante gli anni del conflitto. L’Unione europea ha sostenuto Colombia sin dall’inizio del processo di pace e continuerà a stare al suo fianco durante la fase del  post-conflitto. Voglio esprimere personalmente tutto il nostro sostegno per il coraggio politico che è necessario per fare la pace e garantire alla Colombia che l’Unione europea continuerà ad essere al suo fianco in questo processo storico. Come ho annunciato al presidente Santos a Bogotà durante la mia visita il 25-26 maggio, l’Unione europea fornirà un sostegno all’attuazione del processo di pace con un pacchetto complessivo  di 575 milioni di euro Insieme al governo stiamo già preparando nuovi progetti, che includono l’educazione alla pace nel contesto dell’accordo di pace».