La difficile transizione del Mali. Attacco all’Onu: uccisi tre caschi blu della Minusma

Un casco blu assassinato anche nella Repubblica Centrafricana

[14 Gennaio 2021]

Tre caschi blu dell’Onu in Mali sono stati uccisi e altri sei sono stati feriti in un attacco mercoledì, da elementi armati non identificati. I tre caschi blu che hanno perso la vita provenivano dalla Costa d’Avorio.

Ieri, durante  un’operazione di pattugliametio, una compagnia della Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation au Mali (MINUSMA) è finita su una trappola realizzata con ordigni esplosivi improvvisati (IED) e poi è stata bersagliata da colpi di armi da fuoco, probabilmente da parte di una delle tante milizie jihadiste/tribali che si contendono quello che è ormnai uno Stato fantasma.

La mortale imboscata è avvenuta a circa 20 km a nord del villaggio di Bambara-Maoudé, sull’asse Douentza-Tombouctou, nella regione di Tombouctou. La robusta risposta delle forze di pace ha spinto gli attentatori a fuggire. La MINUSMA ha subito organizzato l’evacuazione in elicottero dei caschi blu feriti.

Il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu e Capo della MINUSMA, Mahamat Saleh Annadif «condanna fermamente questo nuovo attacco contro i Caschi Blu che mettono quotidianamente in pericolo la loro vita al servizio della pace e della stabilità in Mali. In un momento in cui si stanno compiendo tutti gli sforzi per far uscire il Mali dal pantano, deploro profondamente la recrudescenza di questi attacchi contro le forze nazionali e internazionali, nonché contro le popolazioni civili. Nonostante questo ambiente difficile e imprevedibile, MINUSMA non risparmierà alcuno sforzo per portare a termine il suo mandato in tutte le sue aree di dispiegamento».

Anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha condannato fermamente l’attacco e ha invitato le autorità del Mali a consegnare gli autori alla giustizia.  Il portavoce di Guterres ha ricordato che «Gli attacchi contro le forze di pace delle Nazioni Unite possono costituire un crimine di guerra» e ha esortato le autorità maliane «a non risparmiare sforzi per identificare e assicurare prontamente alla giustizia gli autori di questo atroce attacco».

L’attacco contro i peacekeepers della MINUSMA è avvenuto lo stesso giorno di un altro attacco nela periferia di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana (RCA)  alla Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation en République centrafricaine (MINUSCA,) in cui è stato ucciso un peacekeeper ruandese e un altro è rimasto ferito.

L’attacco è stato respinto dalle  Forces armées centrafricaines e della MINUSCA e il portavoce della la missione Onu, Vladimir Monteiro ha ribadito che «La MINUSCA condanna fermamente gli attacchi dei gruppi armati anti-Balaka, UPC, 3R e MPC e dei loro alleati politici, in particolare l’ex presidente François Bozizé. La missione Onu ritiene questi gruppi armati responsabili delle conseguenze di questa violenza sulle popolazioni civili».

La MINUSCA ha evidenziato che «Durante questo attacco coordinato, gli elementi armati hanno preso di mira direttamente le forze di pace schierate su vari assi che portano alla capitale. Questi ultimi sono stati in grado di contenere e respingere gli attaccanti con i tempestivi rinforzi in truppe e il supporto fornito dagli elicotteri, in un’azione congiunta con la FACA. Elementi di gruppi armati hanno subito perdite di vite umane, alcuni sono stati arrestati e armi sequestrate, secondo la missione di pace delle Nazioni Unite».

Ma in Africa la missione di pace più pericolosa dell’Onu resta quella in Mali, iniziata nel 2013, dopo che nel 2012, prima i tuaregh indipendentisti del Mouvement national de libération de l’Azawad  e poi i gruppi Jihadisti legati ad Al Qaeda avevano preso il controllo delle principali città nel nord del Paese l’anno prima.

Se il califfato nero che era stato creato nel nord del Mali è stato smantellato, tuttavia, continuano gli attacchi contro i civili e le forze di pace e  la MINUSMA rimane l’ operazione dell’Onu più pericolosa al mondo: a dicembre 2020 l’Onu in Mali aveva subito  231 morti tra il suo personale civile e in uniforme, 134 sono stati assassinati. Altri 358 membri dello staff dell’Onu in Mali hanno riportato ferite gravi.

Intervenendo ieri al Consiglio di sicurezza dell’Onu Annadif  ha sottolineato che, dopo il colpo di Stato militare del 18 agosto che ha estromesso dal poter il presidente Ibrahim Boubacar Keïta, il Mali «E’ ormai da 4 mesi nel periodo di transizione pianificato di 18 mesi per arrivare all’ svolgimento di nuove elezioni presidenziali e legislative, ma il Paese resta nella morsa delle divisioni. Il Conseil national de la transition (CNT), che svolge il ruolo di Parlamento, è stato istituito alla fine di dicembre. Ma la formazione di questo organo non ha raggiunto il consenso necessario tra gli attori politici, compresi i rappresentanti della società civile. E’ questa mancanza di consenso nella costituzione delle istituzioni della transizione che alimenta il deterioramento della situazione socio-economica caratterizzata da una moltitudine di scioperi nei vari settori di attività-

Il capo della MINUSMA ha deplorato i recenti ordini di arresto che hanno riguardato diverse personalità: «Arresti che rischiano di oscurare la ricerca della verità se non vengono effettuati nel rigoroso rispetto dello Stato di diritto. Il periodo di transizione rappresenta una reale opportunità per il Mali di spezzare il circolo vizioso delle crisi politiche seguite dai colpi di Stato».

La Charte de la transition approvata a settembre fissa la durata della transizione a 18 mesi, il che deve portare a elezioni credibili. La missione della CNT è quella di approvare le riforme politiche, istituzionali, elettorali e amministrative necessarie per il consolidamento della democrazia e il successo delle elezioni, permettendo un ritorno all’ordine costituzionale, come previsto dalla Carta.

Annadif ritiene che «A 14 mesi dalla fine della transizione, non sia mai troppo tardi per raggiungere un minimo di consenso sui fondamenti della pace e della stabilità, perché è in gioco il futuro del Mali. Perché nonostante i significativi successi ottenuti dalle forze internazionali contro i terroristi, in Mali e nella regione del Sahel l’ambiente della sicurezza rimane preoccupante e imprevedibile, con attacchi ricorrenti nelle tre zone di confine. Il 2 gennaio, nel Niger occidentale sono state uccise più di100 persone. Tuttavia, la MINUSMA continua ad adattarsi a queste sfide multiformi e a rafforzare la sua capacità di rispondere meglio. Inoltre, il piano di adattamento della missione per proteggere meglio i civili e promuovere la riconciliazione delle comunità nel Mali centrale sta producendo risultati significativi, con basi temporanee aggiuntive e l’intensificazione di pattuglie congiunte dedicate, per far avanzare i processi di riconciliazione tra le comunità nelle zone di conflitto locale».

Il capo della MINUSMA ha lodato gli sforzi delle forze maliane per migliorare le loro prestazioni in materia di diritti e ha concluso sottolineando che «Le riforme sono una dimensione chiave per garantire la legittimità del prossimo governo eletto. Sono state gettate le basi per una transizione politica di successo nel Paese, nonché accordi di sicurezza affidabili per le sue diverse regioni. Tuttavia, il successo della transizione dipende dal completamento con successo delle riforme politiche, istituzionali, elettorali e amministrative con l’obiettivo di elezioni inclusive e credibili, i cui risultati saranno accettati dalla maggioranza dei maliani».