La geopolitica dell’European Green Deal: perché cambierà le relazioni internazionali dell’Ue

L’Ue dovrebbe diventare uno standard-setter globale per la transizione energetica e prepararsi a gestire le profonde ripercussioni geopolitiche del Green Deal

[4 Febbraio 2021]

Nel 2019, la Commissione europea ha presentato l’European Green Deal,  un ambizioso pacchetto di iniziative politiche che punta a rendere l’economia dell’Ue sostenibile dal punto di vista ambientale e che punta a trasformare l’economia e i modelli di consumo europei.

Questo piano, prioritario sull’agenda dell’Ue, implica una revisione fondamentale del sistema energetico europeo e per questo è destinato a modificherà le relazioni tra l’Ue e il suo Vicinato  e ridefinirà le priorità politiche europee a livello globale..

Nel policy paper congiunto “The geopolitics of the European Green Deal”,  l’European Council on Foreign Relations (ECFR) e il think tank Bruegel  confermano che «Si tratta dunque di uno sviluppo della politica estera europea dalle profonde conseguenze geopolitiche» e approfondiscono le implicazioni internazionali dell’European Green Deal.

Come ricorda Euractiv, «L’Europa rappresenta circa il 20% delle importazioni globali di petrolio greggio. Il progressivo addio ai combustibili fossili finirà per far crollare ulteriormente i prezzi e ridurre il reddito dei principali esportatori. Inoltre un mercato energetico in cui le rinnovabili avranno un peso sempre maggiore sarà più dipendente dalle importazioni di prodotti e materie prime che servono come input per l’energia pulita e le tecnologie pulite. Per esempio, le terre rare, di cui la Cina è il maggior produttore, sono essenziali per la produzione di batterie. Infine il meccanismo di adeguamento della CO2 alla frontiera, che Bruxelles sta studiando, potrebbe innescare tensioni con i principali partner commerciali, in particolare quelli che inquinano di più, che vedranno in questo sistema una barriera commerciale».

I cinque autori del rapporto, Mark Leonard, Jean Pisani-Ferry, Jeremy Shapiro, Simone Tagliapietra e Guntram Wolff, analizzano sia gli effetti delle iniziative attuate per esportare la politica climatica Ue quanto quelli collaterali non voluti ed esaminano anche come altri Paesi, come Usa, Cina, Russia, Algeria o Arabia Saudita potrebbero interpretare e reagire all’European Green Deal. Secondo ECFR e Bruegel, «Il Green Deal europeo non trasformerà solo l’economia, ma avrà anche profonde ripercussioni geopolitiche. Avrà un impatto geopolitico sull’equilibrio energetico europeo e sui mercati globali, sui Paesi produttori di gas e petrolio nel Vicinato europeo, sulla sicurezza energetica europea e sull’andamento del commercio mondiale, in particolare attraverso il meccanismo di aggiustamento di carbonio alla frontiera. L’Ue dovrebbe prepararsi a contribuire alla gestione degli aspetti geopolitici del Green Deal europeo. In questo contesto, le relazioni con importanti Paesi del Vicinato come Russia e Algeria, e con gli attori globali come Stati Uniti, Cina e Arabia Saudita, sono assolutamente rilevanti».

ECFR and Bruegel propongono inoltre un piano di azione esterna come parte integrante della strategia climatica europea e sottolineano che «Per avere successo, l’Ue deve affrontare in modo diretto le difficoltà che il Green Deal potrebbe generare con i propri partner economici e Paesi vicini. Solo un’Unione proattiva contribuirà a trasformare le potenziali tensioni in opportunità per rinnovate partnerships internazionali».

Per gestire gli aspetti geopolitici dell’European Green Deal, gli autori del policy paper propongono 7 azioni:

Assistere i Paesi esportatori di gas e petrolio nel Vicinato europeo a gestire le ripercussioni del Green Deal. L’UE deve impegnarsi con questi Paesi per favorire la loro diversificazione economica, inclusa la produzione di energia rinnovabile e idrogeno verde che potranno in futuro essere esportati verso l’Europa.

Migliorare la sicurezza delle forniture di materie prime critiche e limitare la dipendenza, in primis dalla Cina. Misure fondamentali a riguardo includono una maggiore diversificazione degli approvvigionamenti, un incremento del ricorso al riciclaggio e la sostituzione di materiali critici.

Lavorare con gli Stati Uniti e altri partner per creare un “climate club” i cui membri applichino simili misure di adeguamento del carbonio alla frontiera. Tutti i Paesi, Cina compresa, saranno i benvenuti se si impegneranno a seguire le regole e gli obiettivi di questo club.

Diventare uno standard-setter globale per la transizione energetica, in particolare per idrogeno e green bondsRichiedere ottemperanza a severe regole ambientali come condizione per accedere al mercato europeo sarà un forte incentivo per una transizione verde nei Paesi terzi.

Internazionalizzare l’European Green Deal europeo mobilitando il budget Ue, il Fondo europeo di ripresa e resilienza, e le politiche di sviluppo europee.

Promuovere coalizioni globali per la mitigazione del cambiamento climatico, per esempio attraverso una coalizione globale per il permafrost, volta a finanziare misure per limitarne lo scioglimento.

Promuovere una piattaforma globale sulla nuova economia dell’azione climatica, per condividere lezioni e best practices.

Secondo ECFR e Bruegel, «Nel complesso, queste 7 azioni forniranno un sostegno in ambito di politica estera per il Green Deal europeo. Rispondono alle sfide geopolitiche che altri Paesi dovranno probabilmente affrontare con l’implementazione del Green Deal, nonché più in generale a causa del crescente riscaldamento globale; inoltre, fanno leva sugli sforzi europei e espandono la spinta alla decarbonizzazione oltre le frontiere dell’Unione: una condizione necessaria per il successo del Green Deal».