La Turchia usa i rifugiati come arma di ricatto per Europa e Nato (FOTOGALLERY)

Ancora all’opera i nazionalismi che hanno portato alla catastrofe siriana. L’Hdp: è il governo turco responsabile della tragedia a Idlib, non i rifugiati

[2 Marzo 2020]

Dopo l’attacco del 27 febbraio dell’esercito siriano alle forze turche, con 33 morti tra le truppe di Ankara e i loro ascari jihadisti che occupano la provincia siriana di Idlib e l’abbattimento di un drone killer turco da parte delle contraerea siriana, la rappresaglia turca ha portato a un’escalation pericolosa: dopo l’annuncio da parte del comando dell’esercito siriano dello spazio aereo nella provincia di Idlib, aerei turchi hanno abbattuto due caccia siriani e ucciso diversi soldati di Damasco. L’avventurismo del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan rischia di portare a un conflitto diretto con la Russia nel quale la Tirchia sta cercando disperatamente di coinvolgere la Nato.

La situazione è così tesa che il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, ha avvisato Nato e Turchia: «Gli eventi in corso nella provincia siriana di Idlib rientrino negli articoli della Carta della Nato che legittimano l’intervento a fianco della Turchia, Paese alleato». Lavrov ricorda quanto dice «l’articolo numero 5, dedicato alle casistiche quando uno dei Paesi membri della Nato è stato attaccato, come è scritto, “in Europa o in Nord America”: in questo caso entra in vigore il meccanismo di consultazioni e azioni di ritorsione. Non credo che quello che sta accadendo in Siria, rientra in una delle situazioni descritte nel trattato di Washington, che sancisce la natura esclusivamente difensiva dell’Alleanza Atlantica e prevede misure di risposta dopo un attacco contro uno qualsiasi dei Paesi membri» e ha aggiunto: «La Turchia è un membro della Nato. L’articolo cinque della Carta della Nato afferma che “un attacco armato contro un alleato o altri di vario numero in Europa o Nord America saranno considerati come un attacco l’intera alleanza”».

Intanto, per far pressione sull’Europa e la Nato, Erdogan ha aperto i cancelli dei campi profughi e sta spingendo centinaia di migliaia di siriani verso le frontiere di Grecia e Bulgaria. La situazione è particolarmente pericolosa in Grecia, dove già militanti di destra ed estrema destra impediscono ai profughi che arrivano via mare di sbarcare e dove la polizia ha attaccato con i lacrimogeni i profughi siriani che tentavano di passare la frontiera terrestre, mentre il governo di centro-destra di Atene sta reprimendo duramente la rivolta nei campi profughi ormai trasformatisi in un infernale girone dantesco.

I due nazionalismi storicamente nemici, quello greco e quello turco, rischiano di essere la nuova miccia esplosiva di una guerra che si trascina da 10 anni in Siria e che è iniziata per l’incredibile avventurismo dell’Occidente, che non ha imparato nulla dalle lezioni Irakene e afghane, e che aperto le porte alla guerra anti-kurda turca e alle bande di tagliagole jihadiste finanziate e armate dalle monarchie assolute sunnite del Golfo e dalla Turchia.

In questa situazione le vittime vere, quelli rimasti in mezzo a un impazzimento geopolitico dove tutti sono contemporaneamente nemici e alleati (come nel caso eclatante di Russia e Turchia e di Usa, Turchia, Nato), sono i profughi siriani e il popolo kurdo.

L’ International Organization for Migration (Iom) ha dispiegato il proprio staff lungo i 212 Km di frontiera tra Turchia e Grecia per fornire aiuto umanitario ai migranti più vulnerabili che cercano di eentrare in Europa e spiega che «Lungo la strada che collega la città di Edirne (nord-ovest della Turchia) al punto frontaliero di Pazarkule, diverse persone marciano a piedi, le une dietro le altre». L’afflusso verso la frontiera greca d uomini, donne e bambini è costante, molti hanno tutti i loro averi in un sacchetto di plastica e si tratta di famiglie, singoli individui e piccoli gruppi che vengono spinti a raggiungere la Grecia e l’Unione europea.

Secondo l’Iom, domenica sera alla frontiera greco-turca erano ammassate almeno 13.000 persone e la portavoce dell’Iom in Turchia, Lanna ha detto che «E’ una situazione abbastanza disperata e, con i nostri partner, cerchiamo di fare quel possiamo. Abbiamo parlato cin delle famiglie iraniane, afghane e siriane e sperano di arrivare in Europa».

La situazione è tesa e molti migranti stanno trattando con i passeur per riuscire ad attraversare il confine. La Walsh fa capire che molti profughi sono stati ingannati dal governo turco: «Alcuni tra loro hanno lasciato il lavoro e si sono lasciati dietro tutto, con la certezza di raggiungere l’Ue».

Infatti, dopo la prima ondata di disperati a piedi, l’Iom ha notato che stanno iniziando ad arrivare da Istanbul a Edirne dei migranti in auto e minibus, in grado di comprare cibo, acqua e altri rifornimenti e che il flusso sembra organizzato e continuo. Ma il capo della  missione Iom in Turchia, Lado Gvilava, ha avvertito c he «Il viaggio verso l’Europa presenta dei forti rischi per la sicurezza dei migranti e delle loro famiglie che sono spesso vittime dei passeur, di condizioni meteorologiche sfavorevoli e di una mancanza di accesso al cibo e all’acqua».

Il Partito Democratico dei Popoli (Halkların Demokratik Partisi (Hdp), in kurdo Partiya Demokratik a Gelan) della Turchia ha sottolineato che l’Adalet ve Kalkınma Partisi (Akp), il partito di Erdoğan, «Sta cercando di vendicarsi sui rifugiati affermando: Il governo sarà responsabile per le possibili morti e tragedie dei loro viaggi pericolosi».

La portavoce della commissione migranti e rifugiati dell’HDP, Gülsüm Ağaoğlu ha detto che «Il governo sta usando ancora una volta i rifugiati come pedina di scambio a seguito delle perdite il 27 febbraio. L’Akp che ha detto che non possono più tenere i rifugiati e che apriranno i confini, ancora una volta ha dimostrato che stanno usando i come strumento politico e come arma».

La Ağaoğlu spiega cosa sta facendo Erdoğan: «A seguito di questo comportamento dell’Akp, i rifugiati sono stati trasportati in vari distretti di Istanbul e trafficanti di esseri umani sono stati coinvolti nel trasporto. I rifugiati hanno iniziato a dirigersi verso i confini di Grecia e di Bulgaria via terra e via mare in condizioni estremamente malsane e pericolose. A causa delle intensificate misure al confine di Grecia e di Bulgaria, i rifugiati, in larga parte siriani e afghani, sono rimasti imprigionati tra le due frontiere in condizioni invernali ed alcuni rifugiati si organizzati via mare per il passaggio con imbarcazioni gonfiabili, sebbene sia estremamente pericoloso».

Per l’esponente dell’ìHdp, «L’AKP sta cercando di vendicarsi sui rifugiati per la tragedia che ha avuto luogo ad Idlib che è stata causata dai propri errori ed in questo senso stanno commettendo un nuovo crimine. L’Akp deve interrompere questi crimini contro l’umanità e adottare precauzioni contro le morti di rifugiati nel mare Egeo e adempiere alla propria responsabilità politica. Questo governo sarà ritenuto responsabile per le possibili morti e tragedie che si verificheranno nel pericoloso viaggio dei rifugiati, che sono stati trasformati in uno strumento di ricatto e di minaccia all’Europa. Facciamo appello al governo dell’AKP di adempiere le proprie responsabilità umanitarie e politiche con i rifugiati».