Le cinque crepe che mettono a rischio la pace nel mondo. «Lo status quo non è difendibile»

Guterres. a rischio la nostra civiltà. Il multilateralismo deve adattarsi alle sfide di oggi e del domani

[14 Novembre 2019]

Si è concluso ieri il secondo Forum de Paris sur la Paix che ha visto la partecipazione di 65 capi di Stato e di governo, la presentazione di 121 progetti, 300 interventi ai dibattiti, un hackathon di tre giorni sulle nuove tecnologie, un evento che è stato seguito da 700 giornalisti e da 6.000 partecipanti. Nel suo discorso di apertura, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che «Il mondo nel quale viviamo è reso fragile da delle crisi che destabilizzano le nostre società: crisi economica, crisi ecologica, climatica, sfide migratorie. E’ fragilizzato dal risorgere di minacce in grado di colpire in ogni momento: terrorismo, proliferazione chimica o nucleare, cybercriminalità. E reso fragile dal ritorno di passioni tristi: nazionalismo, razzismo, antisemitismo, estremismo, che rimettono il futuro che i nostri popoli si aspettano. E’ per questo che abbiamo volute organizzare questo Forum de Paris sur la paix che ha la vocazione di ripetersi ogni anno e ha riunito Capi di stato e di governo […] ma anche i rappresentanti di organizzazioni internazionali, di organizzazioni non governative, di Enti locali, di associazioni, di imprese, di fondazioni, di intellettuali, di giornalisti, di attivisti, […] tutti quelli e quelle f che oggi fanno il mondo e che possono cambiarlo».

All’invito di Macron – che non è proprio un campione della Pace, se si pensa a quel che la Francia combina e ha combinato in Libia, sahel, africa subsahariane e Medio Oriente – ha risposto anche il segretario generale dell’Onu António Guterres che ha messo in guardia contro le cinque crepe, in via di ampliamento, con i le quali il mondo si confronta e ha avvertito che «lo statu quo non è difendibile», aggiungendo con evidente riferimento al risorgere dei nazionalismi sovranisti. «Quale Stato può oggi riparare queste crepe da solo, isolato dal resto del mondo? Nessuno».

Per Guterres queste crepe sono il risultato di cinque rischi globali: il pericolo di una frattura economica, tecnologica e geostrategica. « Un pianeta diviso in due, che vedrebbe le due più grandi potenze economiche e asserire il loro potere su due mondi separati in competizione». E ogni riferimento a Cina e Usa è chiaramente voluto. Una crepa del contratto sociale. «Assistiamo a un’ondata di manifestazioni in tutto il mondo«, ha detto Guterres, facendo notare poi due punti in commune tra tutti I movimenti di protesta: «Una sfiducia sempre più grande dei cittadini verso le istituzioni e i leader politici» e «gli effetti negativi di una globalizzazione associata ai progressi tecnologici che accrescono le ineguaglianze all’interno delle società». La crepa della solidarietà. «La paura dello straniero viene utilizzata a fini politici. L’intolleranza, l’odio divengono banali. Delle persone che hanno perduto tutto si vedono indicate come la causa di tutti i mali. Questa strumentalizzazione accentua la polarizzazione della vita politica e il rischio di società fratturate». La frattura tra il pianeta e i suoi abitanti. «La crisi climatica è una corsa contro il tempo per la sopravvivenza della nostra civiltà». La crepa tecnologica. Le nuove tecnologie «rappresentano un potenziale fantastico» ma possono anche essere «un fattore di rischi e di accelerazione delle ineguaglianze».

In questo contesto, secondo il segretario generale dell’Onu «Il mondo ha bisogno di un sistema universale, rispettoso del diritto internazionale e organizzato intorno a istituzioni multilaterali forti. Abbiamo bisogno di più solidarietà internazionale, di più multilateralismo. Ma di un multilateralismo che si adatti alle sfide di oggi e del domani». Una prospettiva di salvezza del mondo che è il contrario delle ricette sovraniste ed egoistiche di Trump negli Usa, di Bolsonaro in Brasile, di Morrison in Australia e di Orban, Kaczyński, Salvini e camerati vari in Europa.

Guterres ha spiegato che «E’ per questa ragione che ho avviato delle riforme miranti a rendere l’Onu più efficace e più agile Oltre a ciò, dobbiamo pensare a un multilateralismo in rete, più vicino alla gente. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con le organizzazioni regionali, ma anche con le istituzioni finanziarie, le banche di sviluppo e le agenzie specializzate».

Il segretario generale dell’Onu ha fatto l’esempio del Sahel, dove le Nazioni Unite collaborano con i governi, l’Unione africana (UA), la Communauté économique des Etats d’Afrique de l’Ouest (CEDEAO/ ECOWAS), il G5 Sahel, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, la Banca africana di sviluppo, l’Alliance Sahel e i Paesi donatori per rispondere alle sfide in materia di sicurezza e sviluppo in modo coordinato e integrato.

Guterres ha concluso: «La cooperazione internazionale non può accontentarsi solo degli attori istituzionali, c’è bisogno della piena partecipazione della società civile, compresi i giovani, le imprese, il mondo accademico e la filantropia. Questa visione della cooperazione inclusiva è al centro della riflessione che stiamo lanciando in occasione del 75° anniversario delle Nazioni Unite. Per tutto il 2020, un dialogo aperto con i cittadini di tutto il mondo raccoglierà idee per affrontare le sfide e incoraggiare l’azione collettiva».