Nel mondo ci sono 270 milioni di migranti internazionali e mantengono le loro famiglie con 689 miliardi di dollari (VIDEO)

Non c’è nessuna “invasione”, negli ultimi due anni la popolazione globale dei migranti internazionali è aumentata solo dello 0,1%

[28 Novembre 2019]

Presentando il World Migration Report 2020 (WMR 2020) al Council meeting dell’International organization for migartio (Iom) in corso a Ginevra, il direttore generale dell’Iom. António Vitorino, ha ricordato che «In un ambiente mediatico globale fortemente interessato alla questione della migrazione, la necessità di analisi verificate e basate su prove su questo problema decisivo del nostro tempo non è mai stata più urgente. In quanto agenzia delle Nazioni Unite responsabile della migrazione, è stato a lungo l’imperativo dell’Iom promuovere una comprensione equilibrata della migrazione in tutto il mondo». E il WMR 2020 continua nel solco dell’impegno dell’organizzazione a fornire informazioni sulla migrazione che siano ben studiate, rigorose e accessibili, ma che purtroppo vengono ignorate e/o manipolate da politici che hanno fatto della xenofobia e delle fake news la materia prima con cui ottenere consenso e potere e intossicare l’opinione pubblica.

Vitorino ha detto che «L’Iom ha l’obbligo di demistificare la complessità e la diversità della mobilità umana. Come dimostra questo rapporto, abbiamo un corpus di dati e informazioni in continua crescita e miglioramento che possono aiutarci a creare un migliore senso delle caratteristiche di base della migrazione in tempi sempre più incerti».

Il WMR 2020 è la decima edizione di un rapporto pubblicato per la prima volta 20 anni fa e fornisce gli gli ultimi dati e informazioni sulla migrazione, nonché analisi di problemi di migrazione complessi ed emergenti. Il WMR 2018 è stato scaricato oltre 400.000 volte. In un’era di disinformazione, gli argomenti trattati nel rapporto comprendono la mobilità umana e il cambiamento climatico, i contributi dei migranti ai paesi che li accolgo e a quelli dai quali sono partiti, i bambini e le migrazioni non sicure, la migrazione e la salute, informazioni tempestive e rilevanti che non dovrebbero leggere solo gli specialisti ma soprattutto i decisori politici e l’opinione pubblica in generale. 

L’ambasciatore tedesco all’Onu, Michael von Ungern-Sternberg. ha sottolineato che «La migrazione è diventata un tema fortemente dibattuto nelle società in tutto il mondo. Questo è un buon sviluppo. Tuttavia, dobbiamo affrontare il rischio di un’indebita politicizzazione e della falsificazione dei fatti. Il World Migration Report contribuirà a una discussione costruttiva su questo tema estremamente delicato e getterà le basi per la necessaria cooperazione internazionale».
Anche Marie McAuliffe, co-direttrice del WMR 2020, ha sottolineato l’importanza delle partnership: «Per ottenere le ultime prove sulla migrazione, i capitoli tematici sono stati redatti da alcuni dei principali ricercatori sul territorio, e il rapporto è stato redatto insieme a un famoso studioso, il professor Binod Khadria, della Jawaharlal Nehru University in India. Per garantire che il WMR 2020 fornisca un contributo di alta qualità come un rapporto di riferimento importante in materia di migrazione, prima di editarlo, il progetto di relazione è stato peer-reviewed da studiosi leader della migrazione e dal specialisti tematici dell’Iom».
Nel 2019 il numero dei migranti internazionali è stimato in circa 2019 milioni e la principale destinazione restano gli Stati uniti d’America, con 51 milioni di migranti, altri 90 milioni di migranti internazionali vivono divisi tra i molti Paesi europei, anche extra-Ue (e tra questi ci sono centinaia di migliaia di migranti italiani di nuova generazione). L’Iom fa notare che, mentre la neo ed estrema destra sovranista in tutto il mondo occidentale parla di “invasione”, negli ultimi due anni la popolazione globale dei migranti internazionali è aumentata solo dello 0,1%. L’agenzia Onu spiega che «Questa cifra rappresenta solo una piccola frazione della popolazione mondiale (3,5%), il che significa che la grande maggioranza della popolazione mondiale (96,5%) risiede nel Paese dove è nata».

Il rapporto sfata anche un altro mito (“sono tutti giovani maschi che ci rubano il lavoro”): il 52% dei migranti internazionali sono uomini e il 48% femmine, e circa i due terzi di loro cercano lavoro, cioè 164 milioni di persone.

Quanto sia distorto e falsificato il punto di vista della destra italiana (“sono tutti neri e islamici”) sulla migrazione lo evidenzia il WMR 2020 quando si occupa delle componenti etniche della popolazione migrante: «L’India resta il maggior Paese di origine dei migranti internazionali, con 17,5 milioni di persone che vivono all’estero, seguita dal Messico (11,8 milioni) e dalla Cina (10,7 milioni)». A proposito del “ci rubano il lavoro”, altri risultati del rapporto indicano che nei Paesi a reddito elevato come l’Italia il numero di lavoratori migranti è leggermente diminuito – passando da 112,3 a 111,2 milioni – ma è aumentato altrove. L’aumento più forte c’è stato nei Paesi a medio reddito più “ricchi” dove i migranti internazionali sono passati da 17,5 a 30,5 milioni.

Se poi passiamo all’ormai desueto e ipocrita slogan “aiutiamoli a casa loro”, si scopre che ad aiutarsi a casa loro sono proprio i migranti, proprio come facevano e fanno i milioni di migranti italiani sparsi in tutto il mondo. Infatti, l’invio di fondi in patria da parte dei migranti internazionali è aumentato per raggiungere i 689 miliardi di dollari nel 2018 e i principali beneficiari sono l’India (78,6 miliardi di dollari), la Cina (67,4 miliardi di dollari), il mEssico (35,7 miliardi di dollari) e le Filippine (34 miliardi di dollari). Con 68 miliardi di dollari, gli Usa rimangono la principale fonte delle rimesse dei migranti, seguiti dagli Emirati Arabi Uniti (44,4 miliardi) e dall’Arabia Saudita (36,1 miliardi).

Anche se, nonostante Trump e i suoi muri, gli Usa rimangono il Paese che attira più migranti, il rapporto Iom conferma che ci sono altri importanti corridoi migratori che vanno dai Paesi più poveri a quelli più ricchi, «Quali quelli verso la Francia, la Russia, gli emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, confermando che l’Italia per i migranti resta soprattutto un Paese di transito.

L’Iom sottolinea che «Questa tendenza probabilmente rimarrà la stessa per numerosi anni, mentre le popolazioni di alcune sub-regioni e Paesi in via di sviluppo dovrebbero aumentare nel corso dei prossimi decenni, il che eserciterà una pressione migratoria sulle generazioni future».

Il WMR 2020 fa anche notare che «In Africa, in Asia e in Europa, la maggior parte dei migranti internazionali restano nelle loro regioni di nascita, ma non la maggioranza dei migranti dell’America Latina, dei Caraibi e dell’America del Nord.

In Oceania nel 2019 I livelli di migrazione sono rimasti pressappoco gli stessi ma qui si fa sentire la nuova possibile causa delle migrazioni future. Come ha detto a Ginevra Doreen Debrum, la rappresentante permanente all’Onu delle Isole Marshall, «La Repubblica delle Isole Marshall è ormai sull’orlo della catastrofe. Ogni rapporto scientifico porta la nostra casa a un’esposizione più profonda e seria ai rischi, alle minacce e ai pericoli imminenti posti dai cambiamenti climatici; questo metterebbe a rischio l’intera popolazione marshallese, e molto probabilmente comporterebbe il trasferimento forzato del nostro popolo e la perdita della nostra patria».
Passando al Medio Oriente, le cifre del rapporto mostrano che in realtà sono i Paesi del Golfo e non l’Europa ad ospitare il maggior numero di lavoratori migranti temporanei al mondo, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, dove i migranti rappresentano circa il 90% della popolazione.

Il WMR 2020 denuncia che, negli ultimi due anni, i conflitti e le violenze in corso nella Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo (Rdc), Myanmar, Sud Sudan, Siria e Yemen hanno innescato migrazioni di massa interne e l’Internal displacement monitoring centre dell’Iom sottolinea che «alla fine del 2018, 41,3 milioni di persone erano state costrette a fuggire dal loro domicilio: un record dall’inizio del monitoraggio nel 1998».

Il Paese con più profughi interni è la Siria (6,1 milioni), seguita dalla Colombia (5,8 milioni) di cui nessuno parla, e dalla Rdc (3,1 milioni). Dopo 9 anni di guerra civile e internazionale, la Siria è anche il primo Paese di origine dei rifugiati con più di 6 milioni di persone, seguito dall’Afghanistan (circa 2,5 milioni), su un totale mondiale di circa 26 milioni.

Poi c’è l’impatto delle catastrofi climatiche e meteorologiche: il rapporto nota che «Il tifone Mangkhut nelle Filippine ha contribuito al fatto che, alla fine del 2018, 3,8 milioni di persone sono state sfollate in queste regioni, cioè il numero più elevato del mondo». SE ne è saputo poco o niente, ma è un’enormità rispetto alle conseguenze dei disastri climatici che colpiscono l’europa e il Nord America e che tracimano copiosi sulle pagine dei giornali e degli schermi televisivi, dei computer e degli smartphone.

Dopo aver letto il WMR 2020, Jacqueline Bhabha, che insegna all’università di Harvard, ha detto. «Diversi capitoli del rapporto sono perfetti per introdurre i miei studenti a nuovi argomenti. Il rapporto è molto ben scritto e ben studiato. Dato che la migrazione continua a rappresentare un problema di crescente interesse, il WMR 2020 è la chiave per soddisfare la crescente domanda di ricerca su questo tema basata su prove e di alta qualità, contribuendo anche a sfatare le fake news e la disinformazione progettate per influenzare l’opinione pubblica e il dibattito politico».

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