Nel Tigray la guerra non è mai finita. Situazione umanitaria disastrosa

Città svuotate dopo la conquista etiope. 4,5 milioni di persone necessitano di assistenza salvavita. In grave pericolo i profughi eritrei

[8 Aprile 2021]

Secondo Stéphane Dujarric, il portavoce del segretario generale dell’Onu, «In Etiopia, la situazione umanitaria nel Tigray rimane disastrosa. Sebbene vi sia stato un sostanziale miglioramento nell’accesso umanitario, sono state segnalate ostilità attive nelle zone nordoccidentale, centrale, orientale, sud-orientale e meridionale».
Alcuni partner umanitari dell’Onu che hanno avuto accesso alle città di Gijet e Samre, nelle zone meridionali e sud-orientali del Tigray  hanno riferito che nelle due città la maggior parte della popolazione è fuggita. La strada Alamata-Mekelle-Adigrat-Shire resta parzialmente accessibile.
Secondo l’Office for the Coordination of Humanitarian Affair dell’Onu (OCHA), «Negli ultimi 5 mesi, nelle zone rurali del Tigray, circa 2,5 milioni di persone non hanno avuto accesso ai servizi essenziali»,

Dopo mesi di crescenti tensioni tra il governo etiope e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF), la forza che aveva stravinto le elezioni nello Stato dichiarate illegali da Addis Abeba e che aveva dominato la scena politica etiope dopo la caduta della dittatura comunista/militare del Derg, nel 2020 il primo ministro etiope e Premio Nobel per la Pace, Abiy Ahmed, avev a scatenato  un’offensiva militare dopo che i ribelli hanno attaccato una base dell’esercito federale nel Tigay.

Ai militari regolari si erano subito unite le milizie tribali Amhara e anche le truppe ex nemiche della vicina Eritrea, entrambe con storici conti politici ed etnici da regolare con il TPLF che hanno le loro radici nell’impero etiope e poii nel colonialismo italiano e nella lotta per l’indipendenza.

A fine novembre 2020 il governo etiope aveva annunciato la conquista di tutto il Tigray e la totale sconfitta dei guerriglieri, ma la resistenza del TPLF è in realtà continuata, mentre sono aumentate le accuse di assassinii e sparizioni di esponenti e militanti del TPLF e di estese violazioni dei diritti umani e rapimenti e violenze sulle donne persino dentro gli ospedali.

L’Onu ammette che la guerra tra esercito etiope e ribelli tigrini in realtà non è mai smessa e che «Continua a provocare massicci sfollamenti in tutta la regione, con decine di migliaia di persone che si spostano verso le aree urbane, comprese Mekelle e Shire». Secondo un recente rapporto, a Shire potrebbero esserci fino a 450.000 sfollati.
Le agenzie e i partner umanitari dell’Onu stanno affrontando una situazione terribile con le poche risorse disponibili, mentre sono almeno 4,5 milioni le persone che necessitano di assistenza salvavita.

In questa situazione terribile chi sembra stare peggio sono i  profughi eritrei, fuggiti dalla dittatura di Asmara e che avevano trovato rifugio nel Tigray e che ora si trovano braccati dalle truppe del loro Paese che hanno invaso il Tigray in aiuto all’esercito etiope che da amico degli oppositori eritrei è diventato nemico e li sospetta di essere complici del TPLF, anche perché buona parte degli esiliati eritrei sono di etnia tigrina.