Nucleare Iran, Rohani: pronti a negoziare con Usa se tornano all’accordo 2015

Gli europei non hanno fatto nulla di concreto per salvare l’accordo, Trump ingannato dal trio Bolton, Netanyahu, bin Salman

[15 Luglio 2019]

Il 14 luglio, con un comunicato congiunto, Francia, Regno Unito e Germania si sono detti «preoccupati per il rischio che il Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action) si disfaccia sotto la pressione delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti in seguito alla decisione dell’Iran di non applicare diverse delle disposizioni centrali dell’accordo. Siamo estremamente preoccupati per la decisione dell’Iran di stoccare e di arricchire l’uranio oltre i limiti autorizzati. Inoltre, i nostri tre Paesi sono profondamente turbati dagli attacchi ai quali abbiamo assistito nel Golfo Persico e altrove, così come dal deterioramento della sicurezza nella regione. Crediamo che sia giunto il momento di agire in modo responsabile e di cercare i modi per fermare l’escalation di tensione e riprendere il dialogo. I rischi sono tali che è necessario che tutte le parti interessate si prendano una pausa e che considerino le possibili conseguenze delle loro azioni».

I tre Paesi europei firmatari dell’accordo G5+1 con l’Iran sul nucleare (fatto saltare dagli Usa che lo avevano firmato insieme anche a Russia e Cina) hanno ricordato le loro recenti iniziative diplomatiche «per contribuire alla de-escalation e al dialogo, per i quali sono urgentemente necessari segni di buona volontà, da tutte le parti». Francia, Gran Bretagna e Germania sono convinte che la prosecuzione dell’Accordo G5+1 Iran dipende «dal pieno rispetto da parte dell’Iran dei suoi obblighi, esortiamo il Iran a riconsiderare le sue recenti decisioni in merito».

Quanto alla decisione Usa di rompere quell’accordo nel 2018, i tre Paesi europei sono molto più prudenti e dicono di aver fatto del loro meglio «per lavorare con tutte le restanti parti dell’accordo affinché la popolazione iraniana possa continuare a godere dei legittimi benefici economici forniti dal Jcpoa, Continueremo a esplorare le opportunità di dialogo di cui all’accordo per affrontare la questione della conformità dell’Iran, anche attraverso la Joint Commission Jcpoa».

Il  ministro degli esteri iraniano Mohammad JavadZarif, da ieri a New York per partecipare a un incontro economico-sociale dellOnu, ha risposto che «Gli europei non hanno fatto nulla di concreto per salvare l’accordo nucleare del 2015 e solo a parole esprimono il proprio sostegno al Jcpoa.Esprimere il proprio interesse a salvare un accordo internazionale è totalmente diverso dall’essere veramente pronti a fare gli investimenti necessari per mantenere quell’affare».

E gli iraniani sembrano non fidarsi proprio più degli europei, tanto che il presidente Hassan Rohani, intervenendo a una manifestazione aShirvan, nella provincia del Khorasan Settentrionale, ha ribadito ieri che «L’Iran è pronto ad avviare negoziati con gli Usa se Washington accetta di cancellare le sanzioni imposte nell’ultimo anno al Paese ritornando all’accordo sul nucleare del 2015.Teheran ha sempre creduto nel dialogo. Perciò, se tolgono le sanzioni, mettono fine alle pressioni economiche e ritornano all’accordo, siamo pronti ad avere colloqui con l’America oggi».

Secondo Rohani, «La politica di massima pressione imposta dall’amministrazione di Donald Trump alla Repubblica islamica è fallita.Gli Stati Uniti sono i principali sconfitti nella maggior parte delle crisi che hanno creato e sponsorizzato insieme ai loro alleati in Asia Occidentale. L’Amministrazione di Donald Trump non solo ha fallito nei suoi tentativi di destabilizzare paesi come l’Iran, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan e Yemen, ma ha perso peso nello scenario internazionale per aver dimostrato – con prove irrefutabili – che la Casa Bianca è stata dietro le trame e i sabotaggi nati contro questi Stati».

Secondo il presidente iraniano gli Usa ormai hanno scarsa credibilità di fronte alla comunità internazionale, «a causa delle controverse misure promosse da Trump, come il ritiro unilaterale dell’accordo nucleare iraniano o l’abbandono dell’Accordo sul clima di Parigi.Nelle nostre denunce alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia contro gli Stati Uniti in prima istanza, questo tribunale ha deciso in nostro favore ed ha emesso una sentenza di condanna della retorica anti-iraniana di Washington. Per 14 mesi, la più grande potenza economica e militare del mondo ha imposto le più dure sanzioni al popolo iraniano (…). Ma i resistenti iraniani sono rimasti saldi in questi 14 mesi e ogni piano americano è fallito».

Riassumendo le parole di Rohani, la radio internazionale iraniana Irib ricorda che «l’8 maggio 2018, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un documento per ripristinare le sanzioni contro l’Iran dopo aver annunciato il ritiro unilaterale di Washington dall’accordo sul programma nucleare iraniano. Le sanzioni mirano a colpire parti vitali dell’economia iraniana, comprese le esportazioni di petrolio, le importazioni e le banche. Più recentemente, il 24 giugno, nuove sanzioni sono state imposte alla massima autorità iraniana e ad otto comandanti dei Guardiani della Rivoluzione islamica, per vendicare l’abbattimento di un drone statunitense il 20 giugno dalla forza aerea degli stessi Pasdaran iraniani. Nonostante le sanzioni, il debito estero dell’Iran dal 2017 è diminuito di circa il 25 percento, ha detto ancora il capo di stato iraniano».

E Zarif avverte Trump e gli europei che il consigliere per la sicurezza nazionale Usa e il primo ministro israeliano li stanno ingannando: «John Bolton e Benjamin Netanyahu insistendo sullo zero arricchimento dell’uranio hanno fatto fallire l’accordo di Parigi firmato nel 2015 tra l’Iran e tre paesi europei(Germania, Francia e Gran Bretagna). Il risultato? L’Iran ha aumentato di 100 volte il suo arricchimento d’uranio.Anche oggi essi, ricorrendo alle stesse  maniere, hanno ingannato il presidente americano sull’accordo nucleare del 2015. Il Gruppo B (composto da John Bolton, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman) non ha appreso la lezione nel modo giusto. Ma il mondo la dovrebbe capire».