Più di 80 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case

Il Covid-19 durissimo test per la protezione dei rifugiati a livello globale

[10 Dicembre 2020]

Anche se il quadro completo per il 2020 deve essere ancora completato, L’United Nations  stabilito, Secondo il rapporto “Mid-year trends 2020” dell’United Nations high commissioner for refugees (Unhcr), a metà 2020 gli sfollamenti forzati globali avevano già superato gli 80 milioni a metà anno.

All’inizio di quest’anno, circa 79,5 milioni di persone erano state costrette a lasciare le loro case a causa di persecuzioni, conflitti e violazioni dei diritti umani.  Tra loro c’erano 45,7 milioni di sfollati interni (IDP), 29,6 milioni di rifugiati e altri sfollati con la forza al di fuori del loro Paese e 4,2 milioni di richiedenti asilo. Sebbene il numero effettivo di apolidi rimanga sconosciuto, 79 Paesi in tutto il mondo hanno segnalato 4,2 milioni di apolidi sul loro territorio.

«I conflitti esistenti e nuovi e il nuovo coronavirus hanno drammaticamente influenzato le loro vite nel 2020 – sottolinea l’Unhcr – Nonostante l’urgente appello del Segretario generale delle Nazioni Unite a marzo per un cessate il fuoco globale, mentre il mondo combatte la pandemia, i conflitti e le persecuzioni sono continuati».

Guerre e guerriglie e violenze in Siria, Repubblica democratica del Congo, Mozambico, Somalia e Yemen hanno provocato nuovi sfollamenti nella prima metà del 2020. Nuovi significativi esodi di popolazioni sono stati registrati anche nel Sahel, dove i civili sono vittime di violenze brutali, inclusi stupri e esecuzioni, da parte di bande armate jihadiste e da forze militari statali e paramilitari tribali.

L’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, denuncia che «Con il raddoppio degli sfollamenti forzati nell’ultimo decennio, la comunità internazionale non riesce a salvaguardare la pace. Ora stiamo superando un altro tragico traguardo e questo numero continuerà a crescere a meno che i leader mondiali non fermino le guerre».

Per le persone costrette a fuggire, il Covid-19 è diventato una crisi supplementare che si è aggiunta alla mancanza di mezzi di sussistenza e  all’emergenza sanitaria pubblica globale. Il virus ha colpito ogni aspetto della vita umana e aggravato le sfide che già dovevano affrontare gli sfollati forzati e gli apolidi.

L’Unhcr sottolinea che «Alcune delle misure per frenare la diffusione del Covid-19 hanno reso più difficile per i rifugiati ottenere la sicurezza. Al culmine della prima ondata della pandemia ad aprile, 168 Paesi avevano  chiuso completamente o parzialmente i loro confini, con 90 Paesi che non hanno fatto eccezione per le persone in cerca di asilo».

Da allora, grazie anche al supporto e alla competenza dell’Unhcr, 111 Paesi hanno trovato soluzioni pragmatiche per garantire che il loro sistema di asilo tornasse a essere pienamente o parzialmente operativo, assicurando al contempo che venissero prese le misure necessarie per frenare la diffusione del virus.

Ma, nonostante queste misure, le nuove domande di asilo sono diminuite di un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel frattempo, i fattori alla base dei conflitti a livello globale restano irrisolti.

Il rapporto Unhcr  fa notare che «Allo stesso tempo, i paesi di reinsediamento accettano un numero minore di rifugiati e i Paesi ospitanti stanno faticando a integrare le popolazioni sfollate. Le limitazioni ai movimenti e le preoccupazioni sulla trasmissione del virus hanno portato alla quasi totale sospensione di alcuni programmi risolutivi. Nel 2020 sono state trovate meno soluzioni durevoli per gli sfollati rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Solo 822.600 sfollati sono tornati a casa, la maggior parte – 635.000 – erano sfollati. Con 102.600 rimpatri volontari nella prima metà dell’anno, i rimpatri dei rifugiati sono diminuiti del 22% rispetto al 2019. I viaggi per il reinsediamento dei rifugiati sono stati o sospesi temporaneamente a causa delle restrizioni per il Covid-19 da marzo a giugno. Di conseguenza, solo 17.400 rifugiati sono stati reinsediati nei primi 6 mesi del 2020 secondo le statistiche dei governi, la metà della cifra del 2019».

Il gruppo più numeroso di rifugiati  – 6,6 milioni – sono quelli fuggiti dalla guerra in Siria che ormai dura da quasi 10 anni. La Turchia, con 3,6 milioni di rifugiati, rimane la più grande nazione ospitante per i rifugiati al mondo, seguita da Colombia, Pakistan e Uganda. La Germania, un’altra delle principali destinazioni per i siriani in fuga dal conflitto, ospita 1,1 milioni di rifugiati, la quinta popolazione mondiale.

Si stima che durante la prima metà del 2020 solo l’1% circa della popolazione sfollata sia tornata a casa, un tasso molto inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il numero di sfollati interni che ritornano a casa è sceso di quasi tre quarti, a 635.000 persone, con la Repubblica democratica del Congo, l’Iraq e il Sud Sudan che rappresentano la maggior parte dei ritorni.

Il numero di rifugiati che è rientrato nel loro Paese di origine è sceso di un quinto a 102.600 e tra questi ci sono 85.000 venezuelani sono tornati in patria dai Paesi vicini a causa della crisi del Covid-19 e della situazione sempre più socialmente e politicamente turbolenta in Colombia.