World Refugee Day, Grandi al Consiglio di sicurezza Onu: «Il mondo si aspetta unità dove l’umanità è più ferita e calpestata» (VIDEO)

Depoliticizzare le questioni umanitarie, comprese le questioni relative ai rifugiati e al loro ritorno

[19 Giugno 2020]

Domani è il World Refugee Day e nel mondo ci sono quasi 80 milioni di persone costrette a vivere in esilio forzato, per questo Alfiero Grandi, a capo dell’United Nations high commissioner for refugees (Unhcr), ha esortato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a superare le sue differenze e iniziare a risolvere i conflitti in modo che i rifugiati e gli sfollati interni possano finalmente tornare a casa.

«Noi, gli umanitari, seguiamo i dibattiti (del Consiglio) in modo molto ansioso e molto attento -ha spiegato – Siamo preoccupati per le vostre divisioni … ma ci aspettiamo da voi – il mondo si aspetta da voi –  unità, almeno dove l’umanità è più ferita e calpestata. Ci aspettiamo da voi – il mondo si aspetta da voi  – messaggi decisivi, chiari e unanimi per porre fine ai conflitti e perseguire strade verso la pace».

Grandi ha chiesto al  Consiglio di sicurezza non solo di «fare eco e sostenere la richiesta del segretario generale António Guterres per un cessate il fuoco in tutto il mondo di fronte alla pandemia di coronavirus», ma anche di  «Eliminare la politica dalle pressanti questioni umanitarie».

Riprendendo i drammatici dati del Global Trends report pubblicato ieri – 8,7 milioni di profighi solo nel 2019, con sfollati e richiedenti asilo che hanno raggiunto l’1% dell’umanità, quasi il doppio di un decennio fa e il numero più alto mai raggiunto da quando è iniziato il censimento sistematico dei rifugiati – il capo dell’Unhcr ha ricordato che «Queste tendenze mostrano in qualche modo come, quando la leadership fallisce, quando il multilateralismo – che voi rappresentate – non mantiene le sue promesse. Troppo spesso, i rifugiati e gli sfollati interni non si trovano più che nelle statistiche, sono pedine dei dibattiti politici, o, francamente … come parte di grottesche lotte internazionali su chi può respingerli o allontanarli più forte e più lontano. La loro situazione è aggravata dalla cattiva governance, dall’emergenza climatica globale, dalla disuguaglianza e dall’esclusione prevalenti e, ora, dalla nuova pandemia di coronavirus».

Grandi ha indicato nel Sahel l’area del pianeta più a rischio, dove «Il Covid-19sta avendo un impatto sui flussi di popolazione che erano in declino, ma che ora stanno di nuovo crescendo tra i paesi della regione e verso il Nord globale. Il Covid-19 ha fermato molte cose, ma non sembra aver fermato la guerra. Il numero di sfollati interni – rifugiati nei propri paesi – è aumentato di 700.000 persone in soli due mesi, con nuovi spostamenti in 19 Paesi. nonostante tutta la retorica politica, l’85% dei rifugiati si trova in Paesi poveri o a medio reddito, in genere quelli vicini alle loro nazioni di origine».

Grandi ha concluso evidenziando che «La maggior parte dei rifugiati siriani dicono all’Unhcr di voler tornare a casa, ma sono preoccupati per la loro sicurezza, i loro diritti e l’accesso al lavoro e all’istruzione. Ma voglio essere sincero con voi: la ricerca di soluzioni per i più colpiti – in particolare il ritorno dei rifugiati e degli sfollati – continua ad essere difficile, perché le tensioni politiche nella regione e le tensioni politiche internazionali, che conoscete molto bene, sono molto alte. Quindi il mio appello più forte oggi è, in effetti, quello di depoliticizzare le questioni umanitarie, comprese le questioni relative ai rifugiati e al loro ritorno, quando possibile. Abbiamo davvero bisogno che voi, il Consiglio di sicurezza, lavoriate su una posizione internazionale che permetta, finalmente, di far emergere soluzioni a questo conflitto; che creiate lo spazio affinché le comunità possano effettivamente recuperare, qualcosa che spesso tendiamo a dimenticare».

Nel suo messaggio in occasione deL World Refugee Day, anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ricordato ai Paesi il loro «fondamentale obbligo di proteggere i quasi 80 milioni di persone in tutto il mondo costrette a fuggire dalle proprie case a causa di conflitti, persecuzioni e altre crisi».

Guterres ha elogiato quelle nazioni e comunità che ospitano rifugiati e sfollati interni, spesso mentre stanno già affrontando sfide economiche e di sicurezza: «Dobbiamo a questi Paesi i nostri ringraziamenti, il nostro sostegno e i nostri investimenti».

Anche Guterres ha citato il Global Trends report e ha detto che «Nella Giornata mondiale del rifugiato, ci impegniamo a fare tutto il possibile per porre fine ai conflitti e alle persecuzioni che portano a queste cifre spaventose».

Mentre i rifugiati e gli sfollati interni sono tra i più vulnerabili agli impatti della pandemia di Covid-19, il segretario generale dell’Onu  ha elogiati per essere stati in prima linea nella risposta alla pandemia: «Dai campi in Bangladesh agli ospedali in Europa, i rifugiati lavorano come infermieri, medici, scienziati, insegnanti e in altri ruoli essenziali, proteggendosi e restituendo qualcosa alle comunità che li ospitano. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, ringraziamo i rifugiati per la loro intraprendenza e determinazione nel ricostruire le proprie vite e nel migliorare le vite di coloro che li circondano».

In un recente meeting politico di alto livello, Guterres ha esortato i governi a «Garantire che le persone in movimento siano incluse nella risposta alla pandemia e nella ripresa».

L’unhcr, in collaborazione con Twitter e un giovane artista grafico ivoriano, O’Plérou Grebet, ha lanciato la 2020 World Refugee Day emoji: due mani di colore diverso collegate tra loro per formare un cuore, a simboleggiare la solidarietà e la diversità.

“O’Plérou”, è famoso per aver creato 365 emoji che rappresentano elementi della vita nell’Africa occidentale. E’ stato anche incluso nella lista dei giovani talenti under 30 di Forbes Africa e ha detto: «I rifugiati sono persone come tutti gli altri. Solo perché ti trovi in ​​un altro paese, non significa che vali di meno. Gli amici dei miei genitori sono rifugiati. Nel 2010, in Costa d’Avorio si è verificata una crisi dopo le elezioni. Coloro che erano vicini al precedente partito al potere dovevano fuggire per salvare le loro vite. Quindi, questo ha influenzato le persone che conosco».

Su Twitter, fino al 23 giugno, Le emoji saranno associate all’hashtag #WorldRefugeeDay.

Videogallery

  • World Refugee Day 2020 - UN Chief message

  • Award-winning Ivorian artist creates World Refugee Day emoji