Yemen: sono le donne e le ragazze a pagare il prezzo della catastrofe provocata dagli uomini

L’Onu: se non arrivano gli aiuti promessi, milioni di yemeniti sono già condannati a morte

[26 Febbraio 2021]

Nei giorni scorsi l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ha lanciato un nuovo drammatico allarme: «Lo Yemen rimane la peggiore crisi umanitaria del mondo e la situazione per i milioni di persone colpite si sta deteriorando. Le già fosche prospettive per lo Yemen – guerra in corso, collasso economico e tagli al sostegno dei donatori per gli aiuti di emergenza – sono state aggravate dalla pandemia di Covid-19, che ha portato a un calo significativo della quantità di denaro inviato in patria dalla diaspora yemenita.

L’OCHA ribadisce che la situazione sta peggiorando: «Recenti valutazioni mostrano che quasi 50.000 persone sono ora in condizioni di carestia. La fame peggiore è concentrata nelle aree colpite dal conflitto. Quasi 21 milioni di persone (oltre il 66% della popolazione) necessitano di aiuto umanitario e protezione. Si stima che oltre 12 milioni di persone ne abbiano un bisogno acuto».

Quest’anno nello Yemen 16 milioni di persone soffriranno la fame e quasi 50.000 persone stanno già morendo di fame, mentre focolai di carestia sono nuovamente scoppiati per la prima volta in due anni. Altri 5 milioni di persone vulnerabili sono solo a un passo dalla carestia.

L’OCHA prevede che nel 2021 quasi 2,3 milioni di bambini sotto i 5 anni in Yemen soffriranno di malnutrizione acuta nel 2021 e che 400.000 di questi soffriranno di malnutrizione acuta grave e potrebbero morire se non ricevono cure urgenti. Sono tra i più alti livelli di malnutrizione acuta grave registrati in Yemen dall’escalation del conflitto scatenato nel 2015 dall’Arabia saudita e dei suoi alleati sunniti per cacciare dal potere gli houthi sciiti.

Nello Yemen ci sono stati ufficialmente 2.100 casi e 617 morti per Covid-19, ma le cifre reali sono molto più alte  e il virus si sta ancora diffondendo. L’OCHA spiega che «La risposta alla pandemia nello Yemen è stata influenzata da test limitati, mancanza di centri sanitari e grave carenza di forniture mediche e di dispositivi di protezione individuale».

Quel che èp certo è che il poverissimo Yemen non ha mai vissuto una situazione come questa, con una grave crisi economica interna dovuta alla guerra alla quale si sta ora sovrapponendo a un forte calo delle rimesse degli emigrati e forti tagli al sostegno dei donatori per gli aiuti umanitari, il tutto in mezzo a una carestia su vasta scala e con alti livelli di malnutrizione acuta.

La valuta locale è crollata, spingendo cibo e altri beni essenziali, quasi tutti importati, fuori dalla portata dei poveri, che sono la stragrande maggioranza della popolazione yemenita. I prezzi del carburante stanno aumentando e l’aumento dei costi di trasporto scoraggia le persone dal cercare assistenza sanitaria quando ne hanno bisogno. Le agenzie umanitarie stanno riducendo gli aiuti perché non possono raggiungere alcune comunità. Più di 9 milioni di persone sono colpita da forti tagli ai programmi di aiuto essenziali per cibo, acqua e assistenza sanitaria salvavita. Le Agenzie umanitari prima aiutavano quasi 14 milioni di persone ogni mese, ma si sono ridotte drasticamente a poco più di 10 milioni e milioni di persone in più che continuano a ricevere assistenza ne ricevono meno di prima. «Ritirare i fondi dalla risposta umanitaria ora – denuncia l’OCHA – è una condanna a morte per milioni di famiglie».

A pagare il prezzo più caro di questa catastrofe prodotta dagli uomini sono le donne, le ragazze e i bambini e L’United Nations Population Fund (UNFPA), l’agenzia Onu che si occupa della salute sessuale e riproduttiva  segnala l’aumento di casi di giovanissime donne incinta che affrontano la gravidanza e il parto in condizioni indicibili, senza poter accedere a un ospedale o a un centro sanitario nelle aree più colpite dalla guerra.

Nello Yemen il già debole sistema sanitario è praticamente distrutto. Funziona solo circa la metà circa di tutte le strutture sanitarie e, di quelle ancora in funzione, solo il 20% fornisce servizi sanitari materni e infantili. Ogni due ore nello Yemen muore di parto una donna e l’UNFPA avverte che «L’incombente carestia nel Paese potrebbe peggiorare le cose. Già più di un milione di donne incinte e che allattano sono gravemente malnutrite, un numero che probabilmente raddoppierà con l’aumentare dell’insicurezza alimentare.

Eppure gli aiuti umanitari salvavita sono stati cronicamente sottofinanziati: nel 2020, sono state chiuse più di 80 delle 180 strutture sanitarie sostenute dall’UNFPA a causa di carenze di finanziamento, causando l’impossibilità di accedere a cure essenziali e al parto sicuro per oltre 1 milione di donne. Nei distretti in cui queste strutture sono state chiuse sono state documentate morti materne prevenibili.  I governi di Svezia e Svizzera e l’Onu hanno convocato per il primo marzo un evento virtuale ad alto livello per chiedere impegni per affrontare la crisi umanitaria. L’UNFPA chiede più di 100 milioni di dollari per fornire assistenza sanitaria riproduttiva e servizi per le donne, le ragazze e i bambini sopravvissuti alla violenza e soccorsi di emergenza fino alla fine del 2021.

Nel 2020, nonostante l’enorme carenza di fondi, l’UNFPA è riuscita a raggiungere 3 milioni di persone con servizi di salute riproduttiva salvavita e servizi di protezione delle donne e dice che «Questi servizi sono possibili solo grazie agli sforzi straordinari di donne come la signora Al-Shurmani. Formata dall’UNFPA per identificare e assistere i sopravvissuti alla violenza di genere, che lavora in un team di sensibilizzazione che fornisce servizi sanitari, assistenza psicosociale e altro supporto».  La Al-Shurmani spiega che «Il mio lavoro si rivolge alle famiglie più vulnerabili e povere di sfollati che vivono nei campi e negli insediamenti spontanei, soprattutto perché non sono in grado di raggiungere i servizi sanitari. Una delle sfide principali che devo affrontare è uscire di notte senza mezzi di trasporto, il che mi costringe a camminare con i miei compagni a piedi».

La  Al-Shurani ha visto aumentare drasticamente la vulnerabilità di donne e ragazze e stanno aumentando anche i matrimoni precoci perché le famiglie, sempre più povere e insicure, si disfanno delle figlie femmine cedendole a ricchi uomini anziani. Un recente studio dell’UNFPA realizzato in tre governatorati dello Yemen  ha mostrato che «Una ragazza sfollata su 5, di età compresa tra 10 e 19 anni, era sposata. Tra le comunità ospitanti, questo numero era una su 8».

Il team di assistenza della signora Al-Shurmani fornisce cure psicosociali, vestiti pesanti e cibo di emergenza e assistenza in denaro a queste giovanissime ncinte o con figli, ma l’ultima team di questo tipo ancora in attività nello Yemen, visto che i tre team UNFPA che operavano a Ibb e Taizz hanno smesso di fornire servizi a causa della mancanza di fondi.

Nel 2020, a seguito della chiusura di 12 spazi sicuri sostenuti dall’UNFPA, circa 350.000 donne hanno perso l’accesso ai servizi per difendersi dalla violenza di genere e si stima che 6,1 milioni di donne e ragazze necessitino di tali servizi.

Nestor Owomuhangi, rappresentante dell’UNFPA nello Yemen, conclude sconsolato: «Non solo abbiamo bisogno di finanziamenti per sostenere i servizi, ma dobbiamo urgentemente aumentarli  per salvare le vite di donne e ragazze«

La guerra voluta dagli uomini sta uccidendo donne e ragazze la cui vita vale così poco che può essere comprata per un tozzo di pane.  Ma, anche se con risorse limitate e in un ambiente operativo difficile, le agenzie umanitarie continuano a fornire programmi su larga scala nello Yemen e vogliono disperatamente aumentare il loro lavoro per salvare vite innocenti Tuttavia, possono raggiungere più persone solo se dispongono di fondi sufficienti per farlo. E con livelli di finanziamento adeguati, le agenzie umanitarie salvano e cambiano vite. Nel 2018, gli operatori umanitari hanno gestito uno dei più rapidi e grandi aumenti di assistenza nella storia recente, raggiungendo ogni mese quasi 14 milioni di yemeniti e impedendo che scoppiasse una carestia su vasta scala, fermando la peggiore epidemia di colera dell’ultimi anni e sostenendo milioni di sfollati.

Ma nel 2020 le operazioni di aiuto sono state gravemente sottofinanziate dagli stessi Paesi che hanno scatenato la guerra nello Yemen e da quelli che hanno fornito all’Arabia saudita e ai suoi alleati le costosissime armi per combatterla, «Alla fine dell’anno, avevamo ricevuto  solo la metà dei 3,4 miliardi di dollari necessari per la risposta umanitaria – denunciano ancora una volta concludendo le agenzie Onu – Si tratta di meno della metà di quanto hanno ricevuto le agenzie umanitarie l’anno precedente. Di conseguenza, nel 2020 siamo stati costretti a chiudere o ridurre 31 dei 41 programmi essenziali. Se quest’anno non verranno ricevuti fondi adeguati, saremo costretti a effettuare ulteriori tagli ai programmi salvavita, inclusa l’assistenza alimentare vitale. Esortiamo tutti i donatori a onorare i loro impegni e ad aumentare il loro sostegno per lo Yemen prima che sia troppo tardi».