Cinque anni di proroga per il glifosato: «L’Europa ha tradito il mandato dei cittadini»

Slow Food: «una catastrofe ambientale ed ecologica»

[28 Novembre 2017]

Dopo il mancato accordo del 9 novembre, una maggioranza qualificata degli Stati membri dell’Unione Europea ha prorogato per 5 anni l’utilizzo del glifosato con i voti a favore di  Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Regno Unito, mentre hanno votato contro Italia, Belgio, Grecia, Francia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta e Austria e il Portogallo si è astenuto. Ora la Commissione europea pubblicherà il rinnovo formale della licenza per il glifosato nell’Ue al quale teneva tanto e per il quale tanto ha fatto pressione insieme alla lobby dei pesticidi.

Durissima la reazione della Coalizione italiana StopGlifosato espressa dalla portavoce Maria Grazia Mammuccini: «La proroga di cinque anni per un erbicida sospetto di cancerogenicità è la negazione totale del principio di precauzione su cui sono nate le politiche di tutela ambientale e della salute dell’Unione Europea. Il comitato che ha esaminato la richiesta ha concesso la proroga soprattutto grazie al fatto che la Germania si è schierata a favore dei 5 anni. Una brutta pagina anche per il governo tedesco, che lascia pensare al fatto che dopo l’acquisizione di Monsanto da parte della Bayer, il governo di Berlino pensi alla protezione dell’ambiente e della salute in maniera nettamente più tiepida che in passato».

Secondo la Coalizione che raggruppa 51 associazioni ambientaliste, agricole e sindacali, «Il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri 5 anni rappresenta una autentica truffa ai danni dei cittadini europei e dell’ambiente». La Coalizione italiana StopGlifosato, che fanno parte del grande movimento di cittadini che si sono mobilitati in tutta Europa per chiedere »lo stop immediato per una sostanza sicuramente dannosa, al di là delle polemiche sulla cancerogenicità», sottolinea: «Come sappiamo, i cosiddetti Monsanto papers hanno svelato le pressioni e le interferenze della multinazionali produttrici sulle istituzioni di controllo europee». La Mammuccini aggiunge: «Ci pareva comunque sensata la proposta del governo italiano che proponeva un’uscita definitiva entro il 2020, una proposta che teneva conto delle esigenze dei cittadini di difendere la propria salute e della tutela degli ecosistemi naturali, garantendo i tempi  necessari per l’esaurimento delle scorte. Non è andata così: la proroga non sembra contenere una clausola di cessazione per l’uso del glifosato e non introduce limitazioni specifiche in relazione alla tutela degli ambienti acquatici, in aperta contraddizione con gli obiettivi della Direttiva Ue sulle acque e le Direttive Ue sulla Biodiversità, Habitat e Uccelli.  C’è chi spera che l’opinione pubblica dimentichi il glifosato in questi 5 anni. Non sarà così. Già ora l’impegno dei cittadini ha evitato che la proroga fosse addirittura di 10 anni, come proposto dalla Commissione Europea. Di fronte alle istituzioni Ue si apre anche il problema dell’ICE, l’iniziativa dei cittadini europei contro il glifosato che ha raccolto un milione e 300 mila firme in 4 mesi. Noi terremo alta la pressione sia a livello nazionale che internazionale».

Franziska Achterberg, direttrice politica alimentare di Greenpeace EU, non nasconde la sua delusione e la sua rabbia: «Le persone che dovrebbero proteggerci dai pesticidi pericolosi non hanno fatto il loro lavoro e hanno tradito la fiducia che gli europei hanno in loro. La Commissione europea e la maggior parte dei governi hanno scelto di ignorare gli avvertimenti di scienziati indipendenti, le richieste del Parlamento europeo e la petizione firmata da oltre un milione di persone che chiedono un divieto al glifosato. Per loro, le minacce di cause legali delle corporation sono ovviamente molto più preoccupanti della salute delle persone e dell’ambiente».

Per Slow Food, che fa parte della Coalizione StopGlifosato, «L’ambiente e l’Europa perdono un’occasione storica. Il voto mostra come la maggior parte dei governi europei non abbia rispettato il volere di oltre un milione di cittadini europei che aderendo all’European Citizens Initiative (Ice) intendevano eliminare l’erbicida dal sistema alimentare e dall’ambiente. Inoltre, il fatto che gli Stati Membri non fossero riusciti a raggiungere un accordo nei numerosi incontri precedenti potrebbe aver spinto la Commissione a decidere per il rinnovo. Unica consolazione quella che, mentre a livello politico si è deciso di continuare a impiegare il famoso erbicida, diverse città e stati hanno scelto autonomamente di restringere il campo di applicazione del glifosato, il principio attivo del diserbante Roundup della Monsanto».

Secondo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, afferma: «Il voto rappresenta una decisione politica che va contro i cittadini, una decisione che non ha tenuto conto dell’indirizzo del Parlamento e che antepone il profitto alla sostenibilità e alla salute dell’ambiente e delle persone. Sono decisioni di questo tipo che allontanano i cittadini dall’Europa».

Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia, conclude: «Una tragedia. Ci ritroveremo tra 5 anni a contare i danni del glifosato, in un contesto peggiorato dalle condizioni climatiche. La Commissione Europea le ha provate tutte per raggiungere il risultato del voto di oggi: si è partiti dalla proposta di un rinnovo di 10 anni, che poi è passato a 7 e infine è arrivato a 5. Un comportamento che è servito a spingere gli astenuti a votare a favore del rinnovo. Ma si tratta di un compromesso esclusivamente politico, raggiunto sulla pelle dei cittadini. Perché se il rischio per la salute esiste non è riducendo i tempi del suo utilizzo che lo si elimina. L’uso del glifosato andava fermato subito, non ha alcun senso il rinnovo di altri 5 anni: così si ignora completamente il principio di precauzione».