Brasile: niente di fatto a un anno dalla tragedia mineraria e dal disastro ambientale di Brumadinho

Le proposte per aumentare le sicurezze delle dighe e risarcire le vittime ferme al Senato da 4 mesi

[27 Gennaio 2020]

Come ricorda Bruno Taitson del Wwf Brasil, «Un anno fa, il 25 gennaio 2019, il Brasile è stato testimone di una delle più grandi tragedie della sua storia. La rottura della diga di Córrego do Feijão» a Brumadinho, nello Stato del Minas Gerais, gestita dalla potente multinazionale mineraria brasiliana Vale, scaricò 13 milioni di metri cubi di sterili minerari su persone, animali, fiumi, foreste e città. Finora sono stati recuperati 270 corpi, ma le ricerche non sono mai finite e nessuno sa quale sia il vero bilancio delle vittime.  Il Wwf Brasil dice che «Gli impatti socio-ambientali sono incalcolabili».

Ma a un anno dalla tragedia, che è stato anche un crimine industriale ambientale, il nuovo parlamento brasiliano e il nuovo governo del presidente neofascista Jair Bolsonaro non sono stati in grado di approvare

nessuno dei 9 progetti di legge presentati dalla Comissão Externa da Câmara sobre o Desastre de Brumadinho (CEXBRUMA) e le 4 che sono passate alla Camera – per aumentare la sicurezza delle dighe e definire i risarcimenti dei danni causati dal settore minerario – sono arenate al Senato da 4 mesi in attesa di essere esaminate.

La Comissão Parlamentar de Inquérito (CPI) Rompimiento da Barragem de Brumadinho che ha indagato sulla tragedia, ha stilato, con il sostegno di movimenti sociali, ricercatori e organizzazioni della società civile, un rapporto reso noto a novembre 2019 che chiede la messa sotto accusa della Vale e della compagnia tedesca Tüv Süd – che ha attestato la sicurezza della diga – per reati socio-ambientali e corruzione. Inoltre, la CPI raccomanda di accusare di omicidio doloso 22 persone, tra le quali l’ex presidente della compagnia mineraria, Fábio Schvartsman, direttori, ingegneri e appaltatori.

L’IPC ha anche rivelato che sono a rischio crollo altre 20 dighe minerarie, anche nel Minas Gerais e il Wwf Brasil ricorda che «Il crollo di Brumadinho è avvenuto poco più di quattro anni dopo un altro disastro simile nel comune di Mariana, che ha ucciso 19 persone e compromesso irreversibilmente il bacino del Rio Doce», la più grande tragedia ecologica della storia del Brasile.

Secondo il relatore dell’IPG che ha presentato il rapporto, Rogério Correia del Partido dos Trabalhadores. (PT), «E’ essenziale riesaminare il modello minerario in vigore nel paese, caratterizzato dall’esportazione di prodotti senza valore aggiunto, basso ritorno negli Stati in termini di valuta estera e disprezzo per il ambiente e le comunità. E’ nostro compito richiedere al Senato l’approvazione dei progetti che presentiamo attraverso la Comissão Externa. I quattro progetti sono nelle mani dei senatori da quattro mesi».

Andresa Rodrigues, segretaria dell’ Associação dos Familiares de Vítimas do Rompimento da Barragem (Avabrum) e madre dell’ingegnere Bruno Rodrigues, morto nella tragedia, chiede che vengano individuate le responsabilità e i colpevoli e che siano recuperati tutti i corpi delle vittime: «Non ce ne siamo andati via il ​​25 gennaio 2019. Finché ci sarà un corpo nel fango, continueremo a combattere. Vogliamo recuperare ognuno dei nostri gioielli. La nostra perdita non può essere risarcita, quanto vale la vita?».

Il 24 gennaio , circa 350 manifestanti del Movimento dos Atingidos por Barragens (MAB) hanno occupato  la linea ferroviaria mineraria della Vale a Mário Campos, una città della regione metropolitiana di Belo Horizonte a 15 km da Brumadinho, chiedendo che la compagnia mineraria interrompesse il traffico di minerale almeno in occasione del primo anniversario della tragedia, per rispettare la memoria di tutte le vittime.

Il 25 gennaio migliaia di persone hanno partecipato, sotto lo slogan “dói demais o jeito que vocês foram embora”. alla commemorazione del primo anniversari della tragedia a  Brumadinho e gli indios del villaggio di Pataxó, tra i più colpiti dalle ricadute ambientali della tragedia, hanno sfilato alla testa di una processione di oltre 3.000 persone che cantavano inni religiosi cattolici.  Alle manifestazioni successive hanno partecipato anche le chiese evangeliche.

In un comunicato stampa, il Movimento Águas e Serras de Casa Branca – Brumadinho/MG  Águas e Serras de Casa Branca, che rappresenta le comunità della regione colpita, ha evidenziato le responsabilità della Vale e la leader del movimento, affermato Maíra do Nascimento, rappresentante dell’associazione, sottolinea che «La nostra storia di lotta dimostra chiaramente che la rottura della diga non è stata un incidente, né un evento isolato e inaspettato, ma qualcosa di previsto. Se le nostre varie denunce e critiche avessero ricevuto la dovuta attenzione dalle autorità competenti, questo crimine avrebbe potuto essere evitato».

La deputata statale del Minas Gerais Leninha Alves (PT) è convinta che la Vale non abbia appreso niente dal suo crimine ambientale: «Nonostante lo sforzo fatto di approvare il progetto Mar de Lama Nunca Mais, la gente ha visto che questo non era abbastanza per fermare il progetto di sviluppo del Minas Gerais basato sulle miniere. Dopo quattro anni da Mariana, le è stato permesso di tornare a Samarco nella mia regione. E stiamo assistendo ad altri procedimenti per concedere l delle licenze. Siamo in piazza a Brumadinho dopo un anno perché c’è ancora molta ingiustizia».

Dom Vicente, vescovo dell’arcidiocesi di Belo Horizonte e organizzatore del pellegrinaggio, che ha pubblicato il libro “Brumadinho – 25 é dia”, ha concluso la manifestazione avvertendo: «Abbiamo una grande lotta davanti a noi che è solo all’inizio, su richiesta di Papa Francesco , a partire dalla nostra chiesa, dobbiamo cambiare il nostro rapporto con l’ambient . Gesù ha detto: “sono venuto affinché abbiano la vita” e questo, di fronte a una compagnia mineraria che uccide, vuol dire che è contro Gesù e questo deve provocare una reazione nella nostra chiesa».