Conseguenze lockdown, risultati a sorpresa per l’inquinamento dell’aria in Toscana

Arpat le zone dove le variazioni di PM10 e (soprattutto) NO2 sono più rilevanti si riscontrano nei siti di traffico. Nessuna variazione rilevante invece per il PM2,5

[15 Giugno 2020]

Arrivano i risultati dell’Arpat sull’inquinamento dell’aria nei mesi del lockdown e non sono esattamente come qualcuno potrebbe ragionevolmente aver pensato. Premettendo che la stessa agenzia ha evidenziato nel report le difficoltà nel tracciare un bilancio puntuale zona per zona, e che per ogni zona si possono trarre conclusioni diverse e in alcuni casi (Valdarno pisano, piana lucchese e zona costiera) anche all’interno di una stessa zona si evidenziano aree di disomogeneità, “in generale si osserva che gli effetti relativi alle disposizioni per l’emergenza COVID-19 si diversificano per inquinante e tipo di sito”.

Il dato più clamoroso è che il PM2,5 non mostra variazioni per nessuna delle zone esaminate. Gli ossidi di azoto sono quelli per i quali è maggiormente apprezzabile una riduzione che può essere attribuita a fattori diversi da quelli stagionali; mentre per il PM10 si osservano variazioni in generale meno rilevanti e non sempre chiaramente riconducibili alla contingente situazione del 2020. Va poi aggiunto, e questo invece è solo una conferma, che le zone dove le variazioni di PM10 e NO2 sono più rilevanti si riscontrano nei siti di traffico.

Detto questo, va sottolineato che comunque nei prossimi mesi queste diminuzioni che già di per sé non sono né eccezionalmente positivi, né tantomeno stabili, torneranno ai livelli pre-Covid velocemente  senza cambiamenti pianificati e strutturali. In buona sostanza uno shock all’economia non è un toccasana per l’ambiente, ma al massimo un palliativo per una illusoria decrescita peraltro assai infelice.

Come detto, però, non tutte le zone possono essere “lette” con una certa uniformità di livelli in tutte le stazioni di controllo. Tanto che le uniche che hanno questa caratteristica per i mesi di gennaio e febbraio e diminuzione a marzo e aprile per NO2 e, in misura minore, PM10 sono: Agglomerato di Firenze; Zona Prato Pistoia ; Area pisana del Valdarno pisano e piana lucchese .

La stessa situazione, con alcune variazioni significative che riguardano anche i mesi non soggetti a restrizioni conseguenti all’emergenza Covid-19, si rappresenta nella zona costiera ed in particolare nell’Area livornese della zona costiera (con l’eccezione del -22% a febbraio di LI-ENI-STAGNO e variazioni di PM10 un po’ sotto la media); nell’Area sud della zona costiera (con una diminuzione importante dei livelli mensili di GR-URSS anche a febbraio 2020 e variazioni poco rilevanti del PM10 nelle stazioni di fondo). Nell’area nord della zona costiera tutte le stazioni considerate mostrano una diminuzione di NO2 a partire dal mese di febbraio che diventa più pronunciata ad aprile. Le variazioni di PM10 invece, spiega sempre l’Arpat nelle conclusione del report –  non sono rilevanti.

L’area lucchese mostra variazioni degli ossidi di azoto in tutti i mesi e non si evidenzia negli andamenti un comportamento legato in particolare ai mesi di marzo e aprile, mentre le variazioni di PM10 non sono rilevanti. 33 La zona del Valdarno aretino mostra per NO2 riduzioni rispetto al triennio precedente che possono definirsi generalizzate a partire dall’inizio dell’anno, con una diminuzione più marcata nei mesi di marzo e aprile, mentre per il PM10 il comportamento varia dall’area urbana di Arezzo alla stazione di FI-Figline.

Anche l’area collinare e montana mostra comportamenti diversi nei vari contesti. Le stazioni che rappresentano il fondo regionale non mostrano sensibili variazioni nei mesi del 2020 e anche dove le variazioni percentuali sono molto elevate questo dipende dai bassi livelli di concentrazione. La stazione urbana di fondo (SI- Poggibonsi) mostra per gli ossidi di azoto una riduzione a marzo ma con valori di nuovo in linea con il triennio ad aprile mentre la stazione urbana traffico (SI-Bracci) e la stazione in area di superamento PM10 (LU-Fornoli) ha livelli inferiori nel 2020 a partire da febbraio.

Per il PM10 i livelli sono bassi e le variazioni poco significative in tutte le stazioni.

Il PM2.5 esaminato su tutta la rete regionale non mostra variazioni rispetto alle medie stagionali dei tre anni precedenti nei mesi di marzo e aprile. L’Arpat lo afferma nel report ma non vi dà una particolare spiegazione.

Nelle stazioni in cui viene rilevato sia PM10 che PM2,5 le variazioni più significative di PM10 sono imputabili principalmente alla frazione grossolana del PM10. Le variazioni di PM10 più significative a livello regionale si hanno nelle stazioni di traffico e nel mese di aprile, in particolare si riportano di seguito le variazioni pari o superiori al 25%: FI-Gramsci (-39%), GR-Sonnino (-32%), Fi-Mosse (-29%), LI-Carducci (-26%), PIBorghetto (-25%). Variazioni meno rilevanti ma vicine al 25% si hanno nelle stazioni di ARRepubblica (-24%) e PO-Roma(-24%) unica stazione quest’ultima tra quelle di fondo a mostrare una diminuzione % significativa di PM10. La metà delle stazioni di traffico mostrano riduzioni, oltre che per gli ossidi di azoto, anche per il PM10.

Per Arpat quindi questo quadro “fa ipotizzare che il traffico, in quanto sorgente ad incidenza diretta sull’inquinamento, avendo diminuito la sua pressione sul territorio nei mesi di marzo ed aprile risulti, in prima approssimazione, la fonte con le principali variazioni rispetto alle altre”.