Una grave minaccia sia per le risorse ecologiche sia per la popolazione locale

Disastro ambientale a Mauritius, Wwf: «Sversate oltre mille tonnellate di petrolio»

«Gli impatti che questo disastro avrà sui 2.300 pescatori artigianali sono devastanti»

[14 Agosto 2020]

Continuano ad allarmare le conseguenze del disastro ambientale in corso sulla barriera corallina al largo della punta sudorientale di Mauritius, dove il cargo giapponese MV Wakashio si è arenato ormai il 25 luglio scorso, rilasciando «oltre mille tonnellate di carburante» come dichiarano dal Wwf.

«Come era prevedibile – sottolineano dal Panda – la grave fuoriuscita di petrolio ha provocato e provocherà impatti immediati e a lungo termine sul delicatissimo ecosistema costiero e sulle comunità che dipendono da queste risorse per la loro economia. Il carburante sversato minaccia le aree costiere delle Isole Aigrettes nella baia di Mahebourg (Riserva naturale di 27 ettari) e il Parco Marino Blue Bay, un importante sito Ramsar (Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale), designato nel 2008 e noto per la sua eccezionale diversità corallina. L’area è un habitat complesso con barriere coralline, foreste di mangrovie, lagune, estuari e spiagge a sud-est di Pointe d’Esny».

Ma i danni non sono “solo” per l’ambiente, anche la popolazione e l’economia locale ne soffrirà di conseguenza.

«Questa fuoriuscita di petrolio – commenta Ratsifandrihamanana, direttore territoriale del Wwf Madagascar – è una grave minaccia per le risorse ecologiche, comprese le barriere coralline, i pesci e altre forme di vita costiera e marina della costa sudorientale di Mauritius. Gli impatti che questo disastro avrà sui 2.300 pescatori artigianali e sull’1,5% del Pil di Mauritius derivante dall’industria della pesca, sono devastanti. Il Wwf sollecita la cooperazione regionale per contenere e rimediare a questo disastro ecologico e raccomanda che il governo di Mauritius intraprenda un’azione forte per ottenere un adeguato risarcimento ai sensi della Convenzione del Fondo del 1992 e della Convenzione internazionale sull’inquinamento da idrocarburi; 1990 Preparedness, Response and Co-operation (OPRC), e della 2001 International Convention on Civil Liability for Bunker Oil Pollution Damage (Convenzione internazionale sulla responsabilità civile per i danni causati dall’inquinamento da idrocarburi delle navi), fondi che dovranno essere investiti nel ripristino ambientale».

Secondo il report del Wwf “Reviving the Western Indian Ocean Economy”, pubblicato nel 2017, l’economia blu a Mauritius può generare un Pil di 12,6 milioni di dollari Usa. Sarebbe questo il rendimento del capitale blu dell’Oceano Indiano sud occidentale, un patrimonio che comprende sia i “beni primari” (pesca, mangrovie, barriere coralline, alghe) sia quelli “adiacenti” (come la presenza di coste produttive e l’assorbimento del carbonio), che è stato stimato con un valore di almeno 333,8 miliardi di dollari. Questi beni economici, insieme al patrimonio culturale e naturale che rappresentano, sono però minacciati dall’attività mineraria e in particolare dall’estrazione e dal trasporto di petrolio e gas.