Durante la pandemia di Covid-19, l’ozono nella troposfera libera è calato del 7%

«I lockdown per il Covid-19 sono un esperimento atmosferico su scala globale non pianificato»

[18 Febbraio 2021]

Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) ha contribuito allo studio “COVID‐19 Crisis Reduces Free Tropospheric Ozone across the Northern Hemisphere” pubblicato recentemente su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori guidati dal Deutscher Wetterdienst, il servizio meteorologico tedesco Deutscher Wetterdienst, e che «Mostra valori di ozono insolitamente bassi nella troposfera libera nell’emisfero settentrionale», suggerendo che «La riduzione delle emissioni, dovuta alle restrizioni per far fronte alla pandemia di Covid-19, abbia causato riduzioni dell’ozono tra 1 e 8 chilometri di altitudine».

Nell’emisfero settentrionale, durante la primavera e l’estate del 2020, l’ozono a 1 – 8 chilometri sopra la superficie terrestre è diminuito in media del 7%. Il principale autore dello studio, Wolfgang Steinbrecht dell’osservatorio meteorologico Hohenpeissenberg del Deutscher Wetterdienst, evidenzia che «Si tratta di una riduzione dell’ozono notevolmente ampia, su una regione molto grande. L’ultima volta che abbiamo visto un ozono troposferico libero così basso a Hohenpeissenberg è stato il 1976».

Mentre nella stratosfera l’ozono svolge un ruolo chiave per proteggere la vita sulla superficie terrestre dalle dannose e pericolose radiazioni UV, l’ozono nella troposfera è un inquinante oltre che un importante gas serra. Idealmente, dovrebbe esserci molto ozono nella stratosfera e una piccola quantità nella troposfera. Le attività umane, tuttavia, hanno determinato una diminuzione dell’ozono stratosferico nel corso dell’ultimo secolo e un aumento dell’ozono troposferico.

l nuovo studio ha analizzato i dati provenienti da palloni meteorologici e strumenti di 45 stazioni di telerilevamento. Molti degli osservatori hanno visto riduzioni di ozono simili in questo strato dell’atmosfera, a livelli che non erano stati registrati in 20 anni.

Uno degli autori dello studio, Richard Engelen, vicedirettore del CAMS, spiega che «La pandemia di Covid-19 ha portato all’adozione di misure di contenimento in tutto il mondo, che hanno avuto un effetto significativo sulle emissioni. Ad esempio, la riduzione dei trasporti via terra e aria ha significato meno consumo di carburante e meno emissioni nell’atmosfera. Ciò ha causato una minore concentrazione di ossidi di azoto, che sono i principali motori delle reazioni fotochimiche nell’atmosfera. Basse concentrazioni di ossidi di azoto nella troposfera libera hanno significato una bassa produzione fotochimica, che si è tradotta in meno ozono. I nostri dati di rianalisi CAMS hanno contribuito allo studio dimostrando che i bassi valori di ozono, evidenziati dalle osservazioni della sonda a palloncino, non potevano dipenderne dai cambiamenti nelle condizioni meteorologiche da un anno all’altro, il che ha portato alla conclusione che le ridotte emissioni ne rappresentano probabilmente la causa principale».

I risultati del nuovo studio contrastano con i risultati a livello del suolo di altri recenti studi che mostrano concentrazioni di ozono in aumento dal 10 al 30% in alcune località urbane a causa della diminuzione degli ossidi di azoto durante i lockdown. Steinbrecht  ha detto che «Questo può essere spiegato dalla complessa chimica dell’ozono e di altri inquinanti. Nell’aria fortemente inquinata, gli ossidi di azoto possono distruggere l’ozono, quindi, controintuitivamente, la diminuzione degli ossidi di azoto può portare a più ozono. Il nuovo studio non ha misurato l’ozono a livello del suolo. Il cambiamento misurato nell’ozono a 1 – 8 chilometri di altitudine può essere riflesso da diminuzioni simili in alcune città, ma è improbabile che abbia impatti notevoli per le persone a terra o nell’ozono stratosferico».

Il nuovo studio non ha rilevato cambiamenti simili nell’ozono stratosferico e gli autori non prevedono che la diminuzione dell’ozono nella bassa atmosfera avrà un impatto sul buco dell’ozono.

Steinbrecht ha concluso: «Penso che le implicazioni per la salute umana sono probabilmente molto più piccole di tutte le altre implicazioni del Covid-19. Ma la quarantena fornisce un eccellente banco di prova per i modelli atmosferici. Le simulazioni delle condizioni del 2020 dell’ultimo Community Atmosphere Model (CAM6.3) dell’NCAR, che include la chimica dell’atmosfera, si adattano bene ai dati sull’ozono osservati. L’ozono è il simbolo della troposfera perché lo comprendiamo bene. I lockdown per il Covid-19 sono un esperimento atmosferico su scala globale non pianificato. Mostrano quanto sia complesso il modo in cui l’atmosfera può reagire ai cambiamenti delle emissioni. Possiamo imparare molte cose da questo, ad esempio, ciò che controlli delle emissioni coordinati a livello internazionale potrebbero ottenere per la qualità dell’aria in tutto il mondo».