Greenpeace Japan: hot spot radioattivi elevati dove partirà la torcia olimpica di Tokyo 2020

Il comitato olimpico sudcoreano teme contaminazioni del cibo giapponese e se lo porterà da casa

[6 Dicembre 2019]

Secondo Greenpeace Japan «Sono stati trovati hot spots di radiazione di alto livello presso il complesso sportivo dove inizierà il viaggio della staffetta della torcia olimpica di Tokyo 2020». Gli ambientalisti giapponesi dicono che «I livelli di radioattività intorno allo stadio J-Village nella prefettura di Fukushima arrivavano fino a 71 microsievert all’ora a livello della superficie. Questo è 1.775 volte superiore agli 0,04 microsievert all’ora di prima della tripla fusione dei reattori di Fukushima Daiichi nel 2011».

I Nuclear Monitoring & Radiation Protection Advisors di Greenpeace hanno rilevato e documentato diversi hot sport radioattivi il 26 ottobre, durante il loro sondaggio annuale, che sarà pubblicato nella primavera del 2020. Il 18 novembre, Greenpeace Japan ha inviato una lettera al ministro dell’ambiente Koizumi nella quale, richiede «misure immediate di decontaminazione e la garanzia che il pubblico non sarà esposto agli hot spot radioattivi durante gli eventi olimpici e paralimpici al J-Village». Copie della lettera sono state inviate anche al Presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ai Presidenti del Comitato Paralimpico Internazionale, ai Comitati Olimpici e Paralimpici giapponesi e al Governatore della Prefettura di Fukushima, che è anche presidente del J-Village.

Gli ambientalisti giapponesi dicono di non aver ancora ricevuto – almeno fino a ieri – nessuna risposta dal governo giapponese, però ha pubblicato le informazioni sugli hot spot radioattivi dopo che sul quotidiano Sankei Shimbun il 4 dicembre è apparso un articolo che riporta alcuni dettagli della lettera di Greenpeace Japan al governo di Tokyo e agli organismi olimpici, che sarebbe stata divulgata ai media da un anonimo funzionario. Secondo l’articolo, il terreno intorno all’hot spot radioattivo dove si raggiungevano i 71 microsievert era stato rimosso il 3 dicembre dalla Tokyo electric power company (Tepco), la compagnia nucleare responsabile del disastro di Fukushima Daiichi e che attualmente lavora alla problematica e costosissima dismissione e decontaminazione del cadavere nucleare della centrale colpita dal terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011.

Kazue Suzuki, campaigner energia di Greenpeace Japan fa notare che «Mentre nel J-Village i livelli di radiazioni erano generalmente bassi, questi hot spot radioattivi destano notevoli preoccupazioni per la salute pubblica. Hot spot radioattivi con livelli così elevati si possono trovare nell’area chiusa intorno a Fukushima (la cosiddetta Area 3), ma non dovrebbero essere presenti in aree accessibili al pubblico. Tuttavia, si trovano in un luogo che è stato al centro di un vasto programma di decontaminazione ed è anche il punto di partenza per la staffetta della torcia olimpica in Giappone. Questi hot spot radioattivi evidenziano sia l’entità della contaminazione causata dal disastro di Fukushima Daiichi, sia il fallimento degli sforzi di decontaminazione. Abbiamo invitato il ministero dell’ambiente ad agire con urgenza e ad avviare una decontaminazione immediata»

L’associazione ambientalista giapponese denuncia che «Gli hot spot radioattivi nel parcheggio vicino a J-Village sono particolarmente preoccupanti perché si trovano in un’area che è attualmente visitata da un gran numero di persone. Le cifre più elevate sono state: 71 µSv/h a contatto, 32 µSv/h a 10 cm, 6 µSv/h a 50 cm e 1,7 µSv/ h a 1 m, mentre la soglia ufficiale di decontaminazione del governo giapponese è di 0,23 µSv/h».

Secondo Shaun Burnie, uno specialista di nucleare di Greenpeace Deutschland e leader del team dei Nuclear Monitoring & Radiation Protection Advisors, «Esiste il rischio che forti piogge diffondano questi livelli più elevati di contaminazione lungo le strade pubbliche e ri-contaminino così le superfici già decontaminate. Ciò potrebbe in parte annullare i precedenti sforzi di decontaminazione delle aree pubbliche nel J-Village. Dalle nostre osservazioni, è improbabile che degli hot spot radioattivi con livelli così elevati siano riemersi dalla ri-contaminazione dopo la precedente decontaminazione. E’ più logico che, prima di tutto, la decontaminazione non sia stata condotta in modo sufficiente e completo».

Greenpeace Japan, per proteggere la sicurezza pubblica, esige che «il governo giapponese conduca un’indagine immediata e approfondita sulle radiazioni delle aree pubbliche all’interno e intorno al J-Village e nelle vicine sedi olimpiche/paralimpiche. Inoltre, dovrebbero immediatamente condurre la decontaminazione se vengono identificati ulteriori hot spot radioattivi. Dovrebbero essere condotti anche degli screening regolari dei livelli di radiazione nel J-Village per monitorare la possibile ri-contaminazione delle aree pubbliche».

I Nuclear Monitoring & Radiation Protection Advisors di Greenpeace testeranno presto nuovamente il J-Village per determinare se i successivi tentativi di decontaminazione sono stati condotti in modo adeguato.

Il governo e i media giapponesi minimizzano e/o ignorano l’allarme lanciato da Greenpeace, ma intanto la Corea del sud ha deciso di portare da casa quasi tutto il cibo di cui si nutriranno i suoi atleti che parteciperanno alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e ha in programma di acquistare rilevatori delle radiazioni per verificare se il cibo giapponese sia contaminato.

Nonostante il Giappone, come ricorda l’Asahi Shimbun, abbia ha pubblicato dati per dimostrare che il Paese è al sicuro dalle radiazioni di Fukushima e molti paesi abbiano revocato le restrizioni sull’importazione e consumo di generi alimentari giapponesi imposte dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi, il Korea Sports & Olympic Committee (KSOC) prevede di spedire pasta di peperoncino, un ingrediente essenziale nei piatti coreani, e altri alimenti di largo consumo e di controllare le radiazioni nella carne e nelle verdure che, a causa delle rigide misure di quarantena imposte dal Giappone, possono essere acquistate solo localmente.

Shin Dong-keun, un parlamentare del Partito Democratico asl governo in Corea del sud e membro della commissione sport del Parlamento di Seoul, ha detto alla Reuters che «Apparentemente, gli ingredienti e il cibo saranno trasportati il ​​più possibile dalla Corea del Sud, includendo possibilmente del cibo in scatola”, ha detto a Reuters “Per questi giochi olimpici. Il cibo è il focus principale del nostro team, in modo da poter fornire agli atleti pasti sicuri per cancellare le radiazioni, al contrario del passato, quando il cibo doveva svolgere il ruolo supplementare di trargli su il morale».

Dato che non è possibile spedire pranzi pronti da Tokyo, distante circa 220 Km, per la preparazione dei pasti per i giocatori e giocatrici di per i giocatori di baseball e softball che gareggiano a Fukushima il “Piano del Centro di supporto per i pasti delle Olimpiadi estive di Tokyo 2020” del KSOC prevede di affidarsi ai ristoranti coreani presenti localmente che dovrebbero cucinare «solo alimenti confermati come privi di radiazioni»

Tra Tokyo e Seoul non corre storicamente buon sangue e le iniziative militariste e revisioniste del governo di centro-destra di Shinzō Abe hanno fatto innervosire più volte la Corea del sud che ora rende pan per focaccia e chiede insistentemente ai giapponesi di rispondere alle preoccupazioni sul cibo prodotto nell’area di Fukushima e sullo stato del mare vicino che potrebbe essere (ed è) contaminato dalle radiazioni provenienti dalla centrale di Fukushima Daiichi, dove il Giappone ha problemi a rimuovere oltre 1 milione di tonnellate di acqua contaminata e stoccata in container.

Le Corea del Sud ha vietato le importazioni di frutti di mare provenienti dalla prefettura di di Fukushima e dai dintorni e Tokyo per questo ha denunciato Seoul all’Organizzazione mondiale del commercio, facendo notare che molti Paesi, come gli Usa e l’Australia, hanno revocato o allentato le restrizioni riguardanti i prodotti di Fukushima. i rappresentanti del governo giapponese utilizzano tutti gli eventi internazionali per magnificare l’efficacia del recupero delle aree colpite dallo tsunami e dal disastro nucleare del 2011 per dimostrare che i prodotti della prefettura di Fukushima sono sicuri e a novembre l’acqua minerale di Fukushima è stata servita ai tavoli dei ministri degli esteri del G20 riuniti a Nagoya.

Ma i sudcoreani (che quanto a centrali nucleari e a missili nucleari Usa d sul loro territorio non scherzano9 non mollano e il KSOC prevede di acquistare apparecchiature per il rilevamento delle radiazioni entro febbraio e di mettere un ispettore nella caffetteria del team sudcoreano a Tokyo durante i giochi olimpici per tenere costantemente sotto controllo i livelli di contaminazione.

Una decisione costosa, visto che il il KSOC ha stanziato 1,7 miliardi di won (1,44 milioni di dollari) per il servizio pasti per le Olimpiadi di Tokyo, prevedendo il doppio per l’acquisto e la spedizione di ingredienti rispetto ai giochi olimpici di Rio de Janeiro del 2016.