Pm10: a Torino nel 2021 registrati già 20 giorni di sforamento su 35 annuali

Inchiesta smog a Torino, gli amministratori comunali e regionali respingono le accuse. Legambiente: «La situazione sia ben lungi dall’essere risolta»

Gli ambientalisti: «Basta deroghe, sì a provvedimenti più coraggiosi in tema di traffico, patrimonio infrastrutturale e utilizzo dello spazio pubblico. Serve un piano organico»

[22 Febbraio 2021]

La Procura della Repubblica di Torino ha notificato 9 avvisi di garanzia ad amministratori ed ex amministratori piemontesi – sindaci, assessori all’ambiente, presidenti di Regione – che dal 2015 a oggi avrebbero dovuto gestire il problema smog. Un’indagine per “inquinamento ambientale” partita dell’esposto presentato nel 2017 dal Comitato Torino Respira nel quale si elencavano i dati sull’inquinamento atmosferico registrati dalle centraline dell’Arpa, nonché le disposizioni che altrove erano state messe in atto per combattere lo smog. Dalle consulenze effettuate dopo l’apertura del fascicolo, era emerso che gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto a Torino «provocano 900 morti all’anno e riducono la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi».

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «L’inchiesta avviata dalla procura di Torino per inquinamento ambientale iscrive nel registro degli indagati vertici e amministratori a più livelli e contesta una situazione da noi denunciata da tempo, suffragata da numeri via via più allarmanti: ossia la mancata adozione di misure sufficienti e adeguate a contrastare i livelli di smog che ogni giorno nel capoluogo piemontese compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, tanto che Torino si è confermata maglia nera assoluta nelle classifiche stilate nel nostro rapporto Mal’Aria di Città 2021.  L’inquinamento atmosferico è una questione complessa legata a molteplici fattori, pertanto non può essere affrontato in maniera estemporanea o emergenziale. Uscire da questa logica significa anzitutto richiamare alla loro responsabilità gli amministratori locali: il problema va affrontato in maniera strutturale e con una pianificazione organica, senza ricorrere sistematicamente alle deroghe, come fatto finora. In città è fondamentale, inoltre, incrociare due temi quali la mobilità e l’utilizzo dello spazio pubblico, da porre al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e intervenire nell’immediato sull’abbattimento degli inquinanti atmosferici, a partire dalle polveri sottili che hanno impatti a catena anche sul sistema sanitario, sociale e produttivo del nostro Paese».

La Sindaca di Torino, Chiara Appen dino (M5S), ha respinto le accuse: «Il lavoro di questa Amministrazione a difesa della qualità dell’aria, dell’ambiente e della sostenibilità è sotto gli occhi di tutti. Gli sforzi e le iniziative messe in campo in questi anni ci sono stati riconosciuti anche a livello europeo. Porteremo tutto il lavoro svolto le iniziative intraprese a difesa della qualità dell’aria sul tavolo del magistrato che sta svolgendo le indagini». Stessa linea difensiva da parte del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (Forza Italia) e l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati (Lista Cirio Presidente): «Trattandosi di una contestazione fondata esclusivamente su elementi di carattere tecnico e scientifico, abbiamo dato mandato alla Direzione regionale Ambiente e all’Arpa di predisporre tutta la documentazione che comprova come la Regione abbia sempre operato nel pieno rispetto della normativa italiana ed europea, non solo per dovere di legge ma anche perché la qualità dell’aria e il rispetto dell’ambiente rappresentano una priorità assoluta».

Ma proprio dai dati di Arpat Piemonte e dl Rappoto Mal’Aria 2021 di Legambiente  emerge chiaramente che «Nel 2020, infatti, Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), con una media di 35 microgrammi/mc per tutte le centraline urbane del capoluogo».

E legambiente fa anche notare che nel 2021, Torino conferma le cattive performance: «Nei primi 50 giorni dell’anno, la centralina Torino (Grassi) ha infatti già registrato 20 giorni di superamento del limite giornaliero (su 35 annuali), con una media di periodo di 49 microgrammi/metro cubo. Numeri negativi sono stati registrati anche da Torino (Consolata), con 18 giorni di sforamenti e una media di 43 microgrammi/metrocubo, e da Torino (Rebaudengo), con 16 giorni di sforamenti e 43 di media».

Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, conclude: «I dati sull’inquinamento atmosferico e sull’impatto dello stesso sulla salute pubblica sono lì a dimostrare che la situazione torinese e piemontese è ben lungi dall’essere risolta Torino, in particolare, si conferma da troppi anni la città italiana più gravata dal peso delle polveri sottili: anche la centralina “migliore” (Rubino), nel 2020 ha fatto registrare 66 giorni di sforamenti, la peggiore addirittura 98. Qualcosa di apprezzabile sulla mobilità cittadina è stato fatto. Tanto, troppo resta da fare. Si arrivi velocemente alla chiusura della ZTL e al rilancio del TPL, partendo proprio del patrimonio infrastrutturale tramviario. E’ inoltre veramente scoraggiante vedere come a livello regionale si sia iniziato, finalmente, un percorso di presa di coscienza della politica sul tema dell’inquinamento atmosferico, solo a seguito della notifica delle infrazioni. E se su alcuni temi, come quello relativo alle biomasse, si stanno intraprendendo dei percorsi nella giusta direzione, benché insufficienti, sul tema del traffico si continua ad essere quantomeno timidi, come dimostrano il rinvio dei blocchi euro4 e il progetto Move In, nato per salvare le auto “fuorilegge” dalla rottamazione. Next Generation EU è alle porte, ma è necessario imboccare la strada giusta ed essere coerenti anche su questi temi. Lanciare un “tour” per raccogliere idee e proposte da inserire nella progettazione per il Recovery Fund annunciando una nuova strada a scorrimento veloce sulla tratta Novara -Vercelli, dopo aver negato la riapertura delle linee ferroviarie sospese, non ci sembra un buon punto di partenza!».