La brezza marina sta riportando sulla terra l’inquinamento da microplastiche del mare

Trovati nell’aerosol marino frammenti e fibre di microplastiche. E’ la plastica "scomparsa"?

[18 Maggio 2020]

Secondo i dati delle stesse industrie della plastica, in tutto il mondo nel 2018 sono state prodotte circa 359 milioni di tonnellate di plastica e alcune stime ipotizzano che ogni anno circa il 10% di tutta la plastica prodotta finisca in mare. Se negli ultimi anni oceani è cresciuta la consapevolezza dei rischio per il mare e la sua biodiversità che costituisce l’inquinamento da plastica, finora si era convinti che la plastica che finisce negli oceani rimanga lì. Ma lo studio “Examination of the ocean as a source for atmospheric microplastics”, pubblicato su PLOS ONE ha scoperto che ogni anno centinaia di migliaia di tonnellate di microplastiche potrebbero essere risoffiate a terra dalla brezza marina.

Il team di ricerca internazionale costituito da da Deonie Allen e Vernon Phoenix  dell’università di Strathclyde – Glasgow, Kerry Moss della Nelson Mandela University – Port Elizabeth, Gaël Le Roux del Laboratoire Ecologie Fonctionnelle et Environnement (EcoLab) e Jeroen Sonke dellUniversité de Toulouse  ha trovato le prove che le microplastiche potrebbero venire eslulse dal mare con le onde, il vento e gli spuzzi e la schioma che provocano quando colpiscono la costa, rilasciando aerosol nell’atmosfera che trasforta nuovamente le microplastiche sulla terraferma.

I ricercatori hanno esaminato la letteratura esistente riguardante questa teoria e poi hanno realizzato uno studio pilota che ha analizzato le microplastiche nello spray marino sulla spiaggia di Mimizan, in Aquitania, sulla costa atlantica francese sud-occidentale. Per una settimana hanno utilizzato un’attrezzatura “cloud catcher” e ha filtrato le gocce d’acqua degli spruzzi delle onde e della brezza marina per catturare le microplastiche, campionando l’aria secondo le varie direzioni e velocità del vento compreso durante una tempesta e una giornata di nebbia marina.

Hanno così scoperto nell’aria frammenti e fibre di plastica che andavano dai 5 ai 140 micrometri e fino a 140 micrometri che vengono espulsi dal mare e che la nebbiolina marina generata dalle onde ha il più alto numero particelle di plastica per metro cubo di aria: 19.

All’università di Strathclyde dicono che i risultati dello studio dimostrano che «Le microplastiche nell’oceano potrebbero essere trasferite nell’aria attraverso il processo di espulsione delle bolle e di azione delle onde, ad esempio da forti venti o mari turbolenti.

Precedenti studi avevano già dimostrato che le microplastiche possono essere trasportate dal vento per lunghe distanze nell’atmosfera, come “Atmospheric transport and deposition of microplastics in a remote mountain catchment”, pubblicato su Nature Geoscience nell’aprile 2019 da un team che comprendeva molti degli stessi ricercatori del nuovo studio e che rivelava l’inquinamento da microplastica in una remota regione montana dei Pirenei.

Il principale autore dello studio, Steve Allen del Centre for water, environment, sustainability and public health del Department of civil and environmental engineering dell’università di Strathclyde, fa notare che «La brezza marina è stata tradizionalmente considerata” aria pulita “, ma questo studio dimostra che trasporta quantità sorprendenti di particelle di microplastica. Sembra che alcune particelle di plastica potrebbero lasciare il mare ed entrare nell’atmosfera insieme a sale marino, batteri, virus e alghe. L’espulsione delle particelle attraverso le bolle è un fenomeno ben noto, ma ora abbiamo dimostrato che anche la microplastica viene espulsa dal mare. Fino ad oggi, gli oceani non erano stati considerati come una fonte microplastica atmosferica. Continuiamo a immettere milioni di tonnellate di plastica nell’oceano ogni anno, questa ricerca dimostra che non rimarrà lì per sempre». ”

L’altra principale autrice dello studio, Deonie Allen dell’ EcoLab, conclude: «Dove finisce la plastica oceanica che viene “perduta” è relativamente sconosciuto e questa ricerca aggiunge un piccolo ma importante pezzo al puzzle.Non sappiamo molto dell’effetto sull’uomo, ma un numero crescente di studi sta dimostrando che esiste un potenziale pericolo derivante dall’inalazione di particelle di microplastica».