Le micropastiche si attaccano alle foglie delle piante sottomarine e contaminano i piccoli animali che vi pascolano

Uno studio rivela che nelle praterie sottomarine ci sono concentrazioni di microplastiche più altre che nei dintorni

[17 Febbraio 2020]

Le praterie di piante sottomarine sono presenti in quasi tutto il mondo sono habitat altamente produttivi ed economicamente preziosi, ma sono anche sensibili e vulnerabili a una serie di pressioni antropiche, compresa l’esposizione continua a rifiuti marini, come le particelle di microplastica (<5 mm). La Zostera marina è una pianta sottomarina diffusa a nord dell’oceano pacifico e dell’oceano Atlantico, fino al circolo polare artico, e che nel Mediterraneo è presente solo in alcune aree con salinità e temperature basse, come l’Adriatico settentrionale, il mar nero e il nord del Mar Egeo e in piccole aree delle coste francesi e spagnole, E’ anche l’unica delle fanerogame che può sopravvivere a periodi di emersione. Lo studio “Microplastic accumulation in a Zostera marina L. bed at Deerness Sound, Orkney, Scotland”, pubblicato sul Marine Pollution Bulletin da un team di ricercatori dell’Heriot-Watt University ha esaminato un letto di Zostera marina a Deerness Sound, nelle Orcadi, selezionato per determinare se le microplastiche si accumulano nei letti di piante sottomarine e se aderiscono alle loro fogli. Per farlo i ricercatori hanno raccolti campioni di sedimenti, di foglie nastriformi delle piante e di biota e acqua di mare e dicono che «Nel 94% dei campioni raccolti sono state osservate 280 particelle di microplastica (da 0,04 a 3,95 mm (media = 0,95 mm ± 0,05 SE) ( n = 111). Questi sono stati classificati visivamente in base al tipo (fibra, fiocco, frammento) e colore, e 50 sono stati identificati con successo come plastica usando ATR-FTIR. Le fibre hanno contribuito per >50% del totale delle microplastiche osservate su tutti i campioni».

Si tratta del primo studio noto sulla Zostera marina che descrive il carico di microplastiche all’interno di una prateria sottomarina e per identificare l’aderenza della microplastica alle foglie.

Gli scienziati scozzesi hanno misurato la presenza di microplastiche anche nelle piccole creature che vivono sulle foglie della Zostera marina , come le lumache di mare, gli anfipodi simili a gamberetti e i vermi, e nel sedimentp del fondale marino, confermando che «Il letto di piante sottomarine ospitava concentrazioni di microplastiche molto più elevate rispetto al sedimento adiacente».

Uno degli autori dello studio, Mark Hartl del Centre for Marine Biodiversity & Biotechnology, Institute of Life & Earth Sciences, School of Energy, Geoscience, Infrastructure & Society dell’Heriot-Watt University, spiega che «Le praterie sottomarine sono habitat molto sensibili e svolgono una serie di funzioni critiche. Legano e caratterizzano il litorale, creano habitat per altre specie e le proteggono dai predatori. Ogni foglia nastriforme che abbiamo esaminato presentava fiocchi, fibre o frammenti di microplastica attaccati o aderenti. Abbiamo notato che il numero di microplastiche variava a seconda di dove si trovava la foglia ungo la linea del transetto, ma questo è stato probabilmente influenzato da lievi differenze nella densità della copertura delle fronde delle piante sottomarine e riflette la natura generalmente irregolare della contaminazione di microplastiche».

Lo studio ha scoperto che, quando mentre le foglie delle piante erano circa il 20% più alte della media, la colonna d’acqua sopra le praterie sottomarine conteneva più del doppio della quantità media di microplastiche, mentre nel sedimento delle piante la microplastica di circa il 40%. Superiore che nel sedimento nudo.

All’Heriot-Watt University evidenziano che «Il numero medio di microplastiche trovate nelle lumache di mare e in altre creature al pascolo corrispondeva al numero medio trovato sulle fogli delle piante. Questi o suggerisce che gli animali che pascolano nelle praterie sottomarine possono essere esposti maggiormante alle microplastiche rispetto agli organismi che vivono nei sedimenti».

Il team di ricerca comprende anche Angela Capper, Mike Bell e Katherine Jones (principale autrice) e la Capper sta anche esaminando questo problema su una scala più ampia lungo la costa del Queensland centrale, in ‘Australia, con il Coastal Marine Ecosystems Research Center della Central Queensland University, per determinare l’estensione e i meccanismi coinvolti nella diffusione della microplastica nelle praterie sottomarine e sui potenziali impatti che ha sugli organismi che vi pascolano.

La Capper conclude: «L’impatto delle microplastiche sulle creature e gli ambienti marini non è stato compreso appieno. Tuttavia, è preoccupante che un habitat così sensibile immagazzini concentrazioni così elevate di microplastiche. Le specie che vivono sulle piante sottomarine, e in particolare i pesci nelle fasi larvali e giovanili, saranno vulnerabili a qualsiasi impatto negativo associato alle microplastiche. Uno studio di follow-up su vasta scala sulla contaminazione da microplastiche dei letti delle piante sottomarine delle Orcadi è attualmente in fase di preparazione per la pubblicazione».