«No ai pesticidi altamente tossici dai Paesi in via di sviluppo»

Mensa killer, dopo la strage di scolari in India la Fao indica la via d’uscita

[30 Luglio 2013]

Secondo la Fao, «Il tragico incidente avvenuto in Bihar, in India, in cui 23 bambini hanno perso la vita dopo aver mangiato un pasto contaminato con il monocrotophos, ci ricorda ancora una volta quanto sia importante accelerare il ritiro dei pesticidi altamente tossici dai paesi in via di sviluppo».

La Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità considerano ad alto rischio il monocrotophos, un pesticida organofosforico, e sottolineano che «L’esperienza in diversi Paesi in via di sviluppo mostra come la diffusione e l’utilizzo di tali prodotti metta spesso a rischio la salute delle persone o l’ambiente».

Molti governi sono giunti alla conclusione che l’unica soluzione sia quella di proibire il monocrotophos per prevenire danni a persone e all’ambiente. Questo pesticida è già proibito in Australia, Cina, Unione europea, Usa ed in molti paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

Ma proprio il governo indiano 10 anni fa si rifiutò di mettere al bando il monocrotophos e continua a dire, anche dopo la morte dei 23 piccoli scolari, che i suoi vantaggi sono superiori ai rischi ambientali e sanitari. India Today scrive che «Poche settimane prima della tragedia della scuola nello Stato del Bihar, il governo indiano aveva consigliato agli agricoltori tramite messaggio scritto di utilizzare il  monocrotophos per uccidere il parassita  piralide  nella frutta come i mandarini e nel riso, i dati sulla sua efficacia venivano esposti sul sito web dell’ Agricultural meteorology division».

«Alcuni lo  indicano come un pesticida benevolo – dice  TP Rajendran,  vicredirettore generale per la protezione delle piante dell’Indian council of agricultural research –  Posso dire che i pesticidi attualmente permessi nel Paese sono sicuri a condizione che siano utilizzati secondo le specifiche e le linee guida. Abbiamo linee guida esaustive e dettagliate. Devono essere seguite».

Ma la Fao non è d’accordo con questa versione edulcorata della realtà indiana e di moti Paesi in via di sviluppo e dice che  Il tragico incidente del Bihar, dove i bambini sono stati avvelenati dal cibo mangiato alla mensa scolastica (spesso l’unico vero pasto della giornata dei bimbi indiani), «Sottolinea quanto lo stoccaggio adeguato dei pesticidi e lo smaltimento sicuro dei loro contenitori siano fattori altrettanto importanti quanto gli elementi più propriamente legati al lavoro nei campi, come l’utilizzo di maschere e indumenti protettivi adatti.  L’intero ciclo di distribuzione e smaltimento di pesticidi pericolosi comporta rischi considerevoli e le misure di salvaguardia sono difficili da applicare in diversi Paesi».

Ed anche l’osservanza delle linee guida in Paesi come l’India dove spesso i contadini sono analfabeti è un artificio burocratico che fa acqua da tutte le parti. Organizzazioni internazionali come Fao, Oms e Banca Mondiale sono ormai convinte che «I prodotti ad alto rischio non dovrebbero essere messi a disposizione dei piccoli produttori agricoli poiché questi non hanno conoscenze, polverizzatori, indumenti protettivi o spazi per lo stoccaggio adeguati per gestire in modo appropriato tali prodotti», per questo la Fao «Raccomanda che i Paesi in via di sviluppo accelerino il ritiro dei pesticidi ad alto rischio dai loro mercati» e sottolinea che «Alternative non chimiche e meno tossiche esistono già e in molti casi tecniche di Gestione Integrata delle Infestazioni possono fornire alternative valide per fare fronte alle infestazioni in modo più sostenibile e con minor utilizzo di pesticidi. Il Codice di condotta internazionale per la gestione dei Pesticidi, adottato dai paesi membri della Fao, stabilisce linee guida di comportamento volontarie per tutti i soggetti, privati e pubblici, coinvolti nella gestione di pesticidi. Il codice viene ampiamente riconosciuto come punto di riferimento per la gestione responsabile dei pesticidi.  Il Codice afferma che l’importazione, la distribuzione, la vendita e l’acquisto di pesticidi ad alto rischio possano essere proibiti qualora venga stabilito, a seguito di adeguati controlli, che le misure per la riduzione dei rischi o le pratiche di commercializzazione non sono sufficienti a garantire che il prodotto venga maneggiato senza porre inaccettabili rischi per gli esseri umani e l’ambiente».