Pfas: caso Miteni, rinviati a giudizio 15 manager. I No Pfas: grande vittoria

La difesa delle falde e della salute dei cittadini è elemento imprescindibile per liberare l’Italia dai veleni

[27 Aprile 2021]

Confermando l’impianto accusatorio, all’ultima udienza preliminare del procedimento sull’inquinamento da Pfas alla Miteni di Trissino il Giudice per dell’udienza preliminare, Roberto Venditti, ha rinviato a giudizio tutti i 15 imputati, fra ex manager e dirigenti dell’ormai fallita azienda, che sono accusati di avvelenamento di acque, disastro innominato aggravato, inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta. Il processo coinvolgerà anche la Mitsubishi e il fondo finanziario ICIG come  responsabili.

L’udienza era stata preceduta e accompagnata dalla “Staffetta delle acque infrante”, partita il 25 aprile da Cologna Veneta (VR), dallo stabilimento della Miteni e da Creazzo, e che, con varie tappe e dopo 35 Km, è arrivata al Tribunale di Vicenza nel primo pomeriggio. Le Mamme no Pfas ed  esponenti delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti, tra cui anche Legambiente e Greenpeace, hanno dato vita a un lungo sit-in conclusosi solamente in serata. Ieri mattina si sono dati nuovamente appuntamento all’esterno del tribunale, dove hanno atteso la decisione del giudice.

Tutto il Movimento No Pfas unito ha lanciato un messaggio forte alla magistratura vicentina: «Le nostre gterre sono state sfregiate, i nostri corpi e quelli dei nostri figli sono stati violati dall’inquinamento da pfas prodotto da Miteni: vogliamo giustizia!!!». Una richiesta per ora accolta dalla magistratura e le Mamma no Pfas esultano: «Parte il maxi processo con prima udienza l’1 luglio 2021 alle ore 9:30. Ora il processo può iniziare e noi continueremo a sostenere la procura»

In una nota congiunta, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro e Piergiorgio Boscagin presidente del circolo di Legambiente “Perla Blu” di Cologna Veneta, hanno commentato: «Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa prima grande vittoria riguardante l’inizio del procedimento giudiziario sul caso PFAS, che darà il via a uno dei più grandi processi per reati ambientali del nostro Paese. Un caso di inquinamento delle acque che Legambiente ha denunciato pubblicamente sin dal 2014 e per il quale l’associazione non smetterà di chiedere il disinquinamento delle falde e l’applicazione del principio chi inquina paga, in base a quanto previsto dalla legge 68/2015 sugli ecoreati. La difesa delle falde e della salute dei cittadini è un elemento imprescindibile per liberare l’Italia dai veleni, obiettivo che non può non stare al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Governo sta presentando in Parlamento prima dell’invio a Bruxelles».

«Esprimiamo soddisfazione – aggiungono da GreenItalia – per il lavoro della magistratura sulle terribili vicende legate all’inquinamento delle falde acquifere con Pfas che ha coinvolto vaste aree del Veneto. Chi inquina deve pagare, solo così si potrà liberare l’Italia dai veleni».