Strato di ozono, cresce la preoccupazione per le sostanze chimiche di sostituzione: non sono innocue

Il pericolo viene dai scPFCAs, sostanze chimiche persistenti che derivano dal degrado delle sostanze "ozone friendly"

[15 Maggio 2020]

Il protocollo di Montreal è considerato uno dei trattati ambientali di maggior successo mai adottati, firmato nel 1987, obbliga tutti i Paesi del mondo a regolamentare l’utilizzo di prodotti chimici a base di clorofluorocarburi (CFC) che impoveriscono  lo strato di ozono. Nello strato dell’ozono sopra l’Antartide si era aperto un buco che sia ampliava ogni anno di più e a metà degli anni ’80 si prese finalmente coscienza di una serie di minacce che questo rappresentava per gli esseri umani. Il problema era che i CFC allora venivano ampiamente utilizzati nella refrigerazione, nel condizionamento dell’aria, come solventi e spray per aerosol. Nei decenni successivi furono introdotti prodotti alternativi meno dannosi per lo strato di ozono e il buco sopra l’Antartide è cominciato a diminuire.

Ma ora il nuovo studio “Ice Core Record of Persistent Short‐Chain Fluorinated Alkyl Acids: Evidence of the Impact From Global Environmental Regulations”, pubblicato su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori canadesi rivela che le sostanze “ozone friendly” che hanno sostituito i CFC Si stanno accumulando nell’ambiente e possono rappresentare una minaccia per la salute umana

Queste sostanze chimiche sono ora ampiamente utilizzate da molte industrie, ma hanno un problema: queste alternative ai CFC non si decompongono nell’ambiente.

Gli scienziati canadesi guidati da Heidi Pickard del Department of chemistry della Memorial University (ora alla Harvard John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences dell’Harvard University) hanno scoperto livelli crescenti di queste sostanze chimiche nei campioni di ghiaccio artico risalenti agli anni ’90 e temono che la soluzione per chiudere il buco dell’ozono possa danneggiare inavvertitamente l’ambiente e minacciare la salute umana.

Studiando carote di ghiaccio dell’Artico risalenti agli anni ’90, Il team di ricercatori canadesi ha scoperto «livelli drammaticamente crescenti» di sostituti dell’ozono chiamati acidi carbossilici perfluoroalchilici a catena corta (scPFCAs) e una delle autrici dello studio Cora Young, dell’Università di York – Toronto soiega a BBC news: «Stiamo vedendo livelli molto, molto più grandi, nell’ordine di 10 volte più elevati di quanto non avessimo visto prima del protocollo di Montreal. Non sappiamo molto su di loro e sulla loro potenziale tossicità, ma sappiamo che stiamo sottoponendo l’ambiente a una grande quantità di contaminazione».

I composti rilevati nell’Artico appartengono alla stessa classe delle sostanze perfluoroalchiliche o PFAS che a volte vengono chiamate “forever chemicals” e questi prodotti chimici di lunga durata si trovano dappertutto: dai mobili agli indumenti, dal confezionamento di alimenti all’acqua potabile.

Molti ricercatori temono che ci sia una correlazione tra il crescente ruolo svolto dai PFAS nella nostra vita e casi di cancro, danni al fegato, riduzione della fertilità e altri problemi di salute.

I ricercatori fanno notare che i prodotti correlati ai PFAS presenti nei campioni di ghiaccio artico, non si degradano nell’ambiente e l’attuale tecnologia di filtrazione dell’acqua non è in grado di rimuoverli. Ma le previsioni sono che in futuro i livelli di scPFCAs nell’ambiente aumenteranno notevolmente.

Per sostituire i CFC mangia-ozono, le case automobilistiche di tutto il mondo avevano deciso di utilizzare un refrigerante diverso nel condizionamento dell’aria chiamato HFC-134a, introdotto nel 1992- Mentre l’HFC-134a era meno dannoso per lo strato di ozono, sfortunatamente era un gas serra molto potente, circa 1.400 volte più della CO2. Quindi l’industria automobilistica statunitense ed europea si accordò per eliminare gradualmente l’HFC-134a e che entro il 2017 tutte le nuove auto dovevano utilizzare un refrigerante diverso per il condizionamento dell’aria: l’HFO-1234yf, una sostanza chimica  che non danneggia l’ozono e non è un gas serra ma che, sfortunatamente, degradandosi produce PFCA a catena corta.

La Young. Evidenzia che «Ha un potenziale di riscaldamento globale molto basso, ma ha una propensione molto più elevata a formare questi prodotti persistenti. Sarà di nuovo un altro shift, nel quale assisteremo a un aumento ancora più drammatico».

Secondo i ricercatori canadesi «Queste sostanze chimiche possono percorrere lunghe distanze nell’atmosfera e spesso finiscono in laghi e fiumi. Causano una contaminazione irreversibile e possono avere un impatto sulla salute delle creature di acqua dolce, inclusi crostacei e vermi».

C’è una crescente preoccupazione anche sulla possibilità che questi composti possano avere un impatto sulla salute umana: «Sono stati trovati nei corpi delle persone in Cina, quindi è probabile che si trovino nei corpi delle persone in tutto il mondo – conclude la Young – Abbiamo fatto un buon lavoro nel tentativo di salvare lo strato di ozono, ma le conseguenze non intenzionali sono il rilascio di questi altri prodotti chimici, che presentano alcune preoccupazioni. Sono tossici e per molti versi non vengono filtrati»