Ad Amsterdam si testano barche elettriche autonome per raccogliere rifiuti e come taxi

I primi due prototipi all’opera nei canali della città. Molti gli usi possibili

[7 Giugno 2021]

Per trovare un modo per snellire il traffico cittadino, Amsterdam non ha dovuto guardare molto lontano: i 165 canali della capitale olandese sono stati utilizzati per il trasporto molto prima che auto e camion inquinassero le sue strette strade.

Ora, negli oltre 100 Km di canali di Amsterdam hanno iniziato a circolare prototipi di imbarcazioni futuristiche: piccole barche elettriche completamente autonome destinate a svolgere diversi compiti, compreso il trasporto di passeggeri e la raccolta dei rifiuti.

L’Amsterdam Institute for Advanced Metropolitan Solutions di Amsterdam e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) stanno collaborando al progetto Roboat che punta a «Sviluppare nuovi modi di navigare i corsi d’acqua del mondo senza una mano umana al volante».

Stephan van Dijk, direttore innovazione all’istituto di Amsterdam, ha spiegato che «La tecnologia è molto rilevante nelle operazioni portuali altamente complesse, dove ci sono molte navi e mucchio di imbarcazioni e molte banchine e moli. Lì puoi davvero migliorare la sicurezza con sistemi autonomi, ma anche renderla più efficiente e con un approccio operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7».

In una recente dimostrazione, una barca elettrica lunga 4 metri  ha prevalso su una replica a grandezza naturale della nave mercantile a tre alberi Amsterdam del XVIII secolo, fornendo un’istantanea del passato nautico della città e del suo futuro. Successivamente, il prototipo elettrico ha dovuto imparare a destreggiarsi nel traffico nei canali di Amsterdam, che sono pieni di barche private e di crociere per i turisti.

I Roboat hanno eliche azionate da 4 propulsori alimentati da una batteria elettrica. Possono navigare a circa 6 Km all’ora e per 12-24 ore, a seconda del tipo di batteria e del carico. Vengono guidate a distanza da un computer, che elabora i dati provenienti da telecamere e sensori che scansionano le aree intorno alla barca, rilevando oggetti fermi e in movimento. Le barche sono modulari in modo che possano essere facilmente adattate per scopi diversi, sia per il trasporto di rifiuti, merci o lavoratori.

Roboat ha un design modulare unico: la barca è costituita da uno scafo che ne rappresenta la base tecnica, progettato con diversi ponti superiori (ognuno può trasportare 5 persone) che possono essere applicati per molteplici usi: trasporto di persone e raccolta dei rifiuti, nonché palchi e ponti quando sono agganciati insieme. La barca a grandezza naturale misura 2 metri per 4 metri. «Queste dimensioni relativamente ridotte rendono la barca adatta all’ambiente urbano – fa notare Carlo Ratti, direttore del MIT Senseable City Lab e ricercatore capo del progetto – Con 4 propulsori, la barca può muoversi in tutte le direzioni, rendendola agile e reattiva al traffico sull’acqua, ma facilitando anche manovre precise per l’attracco e l’aggancio. Quando le singole unità Roboat sono agganciate, è possibile creare diverse combinazioni di piattaforme galleggianti. Nella loro nuova configurazione formano pixel fluttuanti e rispondono come nuovi organismi autonomi»

Ci sarà bisogno ancora di 2 – 4 anni per perfezionare la tecnologia dell’autoguida, ma l’ingegnere meccatronico Rens Doornbusch spiega che in realtà i prototipi sono già pronti ma  «Vogliamo essere assolutamente sicuri di poter navigare in sicurezza nei canali. In questo momento stiamo attuando la navigazione autonoma, ma uno dei prossimi passi è quello di assicurarci di poter effettivamente gestire qualsiasi tipo di situazione che potremmo incontrare nei canali».

In realtà, gli sviluppatori del progetto se la stanno prendendo con calma perché, prima che le barche elettriche autonome possano mettersi davvero al lavoro, ci sono ancora da superare ostacoli legislativi e problemi di privacy e Van Dijk conferma: «Stiamo lavorando attivamente insieme ai ministeri e ai legislatori per identificare quali aspetti legali specifici devono essere modificati per consentire un funzionamento completamente autonomo. L’utilizzo dei dati delle loro fotocamere e scanner da parte delle barche è stato sviluppato in modo tale da non identificare nessuna persona che cammina sulle strade. Quindi, in questo senso, la privacy viene assicurata».

Comunque i ricercatori olandesi e del MIT stanno già lavorando per la piena autonomia della barca e i test includono la ricerca di waypoint, l’attracco e lo stracco autonomi e l’evitamento degli ostacoli. Al MIT spiegano che «Roboat apprende da solo e adatta le sue capacità in base alle esperienze di come vengono eseguite le manovre. Accanto a questo, gli algoritmi imparano a riconoscere il comportamento di diversi tipi di oggetti e altre barche sull’acqua. Inoltre, man mano che il sistema raccoglie, memorizza e analizza più informazioni durante la navigazione nei canali, nel tempo sarà in grado di operare in modo più efficiente».

Van Dijk aggiunge: «Ad esempio, utilizzando Roboat per raccogliere i rifiuti dal centro di Amsterdam, è possibile ridurre il numero di spostamenti nel traffico all’interno del centro città, alleviando la pressione sulle fragili banchine dei canali di Amsterdam» e i test  per la raccolta dei rifiuti sono iniziati proprio quest’anno con la messa in acqua s della seconda barca: «Con due barche in acqua anche l’interazione tra i Roboat può essere ulteriormente sviluppata, così come la possibilità di creare piattaforme mobili più grandi bloccando le barche», conclude van Dijk.