Legambiente: «Scelta sbagliata nella forma e nei contenuti. Nessun confronto con il territorio»

Al via lo smantellamento della ferrovia della Val Pellice? Legambiente: «E’ un fallimento politico»”

Comitato Trenovivo «E’ un’azione illegittima in tempi di emergenza da coronavirus»

[27 Aprile 2020]

La linea ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice è sospesa dal 2012. Come in molte altre realtà, il fermo è stato preceduto da un esercizio misto treno-bus, con corse sempre più limitate. In queste condizioni, la linea ha sofferto la concorrenza dei bus diretti e delle auto private, perdendo progressivamente utenti sino alla sospensione. Da allora il Comitato Trenovivo, al quale partecipano i circoli locali di Legambiente partecipano, si batte per la sua riapertura.

A Legambiente Piemonte ricordano che «Sebbene la linea sia stata indicata come tratta da ripristinare nella recente proposta di servizio ferroviario metropolitano elaborata da Trenitalia, l’attuale Giunta regionale ad inizi 2020 si è detta non interessata al ripristino. Gli amministratori locali non hanno ottenuto altro che la promessa di uno studio di fattibilità per un mezzo “ecologico” su gomma che potrebbe correre sul sedime trasformato in pista ciclabile».

Dal 23 aprile RFI sta procedendo allo smontaggio della linea elettrica aerea e secondo il Comitato Trenovivo «E’ un’azione illegittima in tempi di emergenza da coronavirus», ma dalla Regione dicono che «Rfi, gestore della rete, ha avuto avvisaglie di possibili furti di materiale e sta provvedendo a un intervento di rimozione. Inoltre quella linea area sarebbe stata da smantellare anche in ottica di una riapertura, perché gli impianti sarebbero da adeguare». Rfi conferma: «L’intervento segue una serie di tentati furti e vuole mettere in sicurezza il materiale, ma non inficia il futuro della linea».

L’assessore regionale ai trasporti,  Marco Gabusi ha rassicurato personalmente il  Comitato con una lettera: «I lavori che segnalate rappresentano una misura di protezione della linea stessa. RFI sta infatti procedendo allo smantellamento del filo di contatto in rame solo nel tratto non alimentato da corrente, cioè metà della tratta, per la quale l’intervento si era reso necessario e urgente a causa dei continui furti cui è soggetta. Tutte le operazioni si stanno svolgendo in ottemperanza alle vigenti norme straordinarie emesse dal governo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid 19 negli ambienti di lavoro. Come vedete si tratta di un intervento di protezione, mentre ogni altra decisione sarà presa informando il territorio e non certamente di soppiatto. Segnalo inoltre che lo smantellamento dei cavi di rame andrebbe comunque fatto in vista di un eventuale ripristino della ferrovia chiusa, in quanto si tratta di materiale da sostituire periodicamente per assicurare il corretto funzionamento del sistema. L’intervento non ha perciò nulla a che vedere con l’epidemia in corso, per la quale stiamo lavorando ad un piano di rimodulazione dei trasporti generale in vista della fine del lockdown».

Ma il Comitato, dopo aver ringraziato  Gabusi per la pronta risposta, lo ha informato con una lettera sulla natura dei veri  interventi che sta effettuando la ditta incaricata da Rfi sulla tratta Bricherasio – Torre Pellice. Il Comitato allega foto che dimostrerebbero che la ditta «Non sta procedendo solo allo smantellamento del filo di contatto in rame, ma di tutta la catenaria, compresi i supporti orizzontali e diagonali. Di fatto restano solo i nudi pali verticali. Persino gli addetti alla rimozione sono stupiti, perché gli elementi della catenaria sono recenti e in buone condizioni, e di solito un intervento così radicale di rimozione si fa solo per le linee definitivamente dismesse. Quindi non si tratta di un’attività di ordinaria manutenzione ma di un intervento straordinario che avviene dopo che la Regione ha segnalato di non richiedere (come previsto dal bando vinto da Trenitalia) il ripristino della linea. Altrimenti non si capirebbe perché l’intervento viene fatto oggi, quando la linea è sospesa dal giugno 2012»

Anche Legambiente non è per nulla convinta dalle risposte e dalle rassicurazioni di Rfi e della Regione: «In realtà, si sta procedendo con l’asportazione di tutta la catenaria, compresi i supporti, nonostante gli elementi siano recenti e in buone condizioni a detta degli stessi operatori. E’ evidente di come si tratti di un’operazione radicale, senza ritorno, finalizzata sostanzialmente alla dismissione della linea».

Nella sua lettera all’assessore regionale, il  Comitato Trenovivo aggiunge: «Dobbiamo dire che non è la prima volte che Rfi cerca di farci credere che determinati interventi sono necessari, mentre si tratta di scelte della propria dirigenza o della committenza. Vorremmo evitare di essere presi in giro da Rfi e che una linea sospesa, com’è negli atti della Regione Piemonte, venisse mantenuta in modo da poter essere facilmente riattivata, mentre nel nostro caso Rfi prima toglie le sbarre dei passaggi a livello e una parte dei binari a Bricherasio, mentre ora effettua lo smantellamento della linea aerea, rendendo più costosa l’eventuale riattivazione. Vorremmo infine chiederle un parere sulla nostra proposta di riattivazione del servizio ferroviario come risposta rapida ed efficace alle necessità di distanziamento imposte dalla fase 2 dell’emergenza corona-virus: una riattivazione che se venisse attuata in tempi brevi sulla nostra e altre linee sospese del Piemonte, darebbe alla nostra Regione e alla sua Amministrazione un ruolo di eccellenza nell’affrontare il problema della mobilità, che è il più complesso della fase 2».

Per questo il Cigno verde chiede che «La Regione blocchi immediatamente lo smantellamento operato da RFI. I Sindaci agiscano direttamente per fermare i lavori, dal momento che non può essere sostenuto che si tratti di un intervento di manutenzione urgente che deroga alle limitazioni COVID-19. Il dibattito consiliare previsto in Regione per martedì 28 corre il rischio di avvenire a operazione pressoché compiuta. Inoltre si chiede che le Amministrazioni locali creino un tavolo di lavoro, stabile e partecipativo, sulla mobilità di valle con l’obiettivo non di discutere dell’una o dell’altra soluzione tecnologica di trasporto, ma di analizzare i flussi di spostamento locali, mettere a fuoco esigenze e potenzialità, evidenziare gli spostamenti più significativi e tracciare linee di azione a livello territoriale. Solo coordinandosi il territorio potrà essere in grado di avanzare richieste robuste alla Regione, avere contezza delle necessità e, in sostanza, poter attuare una vera politica della mobilità locale.

Fabrizio Cogno, presidente del Circolo Legambiente Valle Pellice, evidenzia che «Le amministrazioni locali, in questi anni, non hanno saputo ragionare su una proposta congiunta per la mobilità di valle e su azioni territoriali per favorire la domanda di mobilità collettiva. È mancato un solido coordinamento volto allo studio dei flussi di mobilità del territorio e sulle esigenze da intercettare per promuovere il trasporto pubblico. In sostanza si è accettato l’incremento del trasporto privato senza neppur conoscere realmente l’entità degli spostamenti. L’Amministrazione regionale pare non cogliere del tutto le opportunità che ferrovie locali efficienti garantirebbero in termini sia di transizione energetica, sia di qualità dell’aria, peraltro in una delle aree più inquinate d’Europa. L’approccio ragionieristico sui costi di gestione funziona solamente se si finge di non conoscere i costi economici (per i singoli cittadini), ambientali, sociali e sanitari legati all’incremento del trasporto privato».

In un comunicato, il Circolo Legambiente Pinerolo scrive: «Si  blocchi il lavoro di smantellamento della linea elettrica aerea. Si crei un tavolo di lavoro a cui partecipino le Amministrazioni Comunali interessate alla linea ferroviaria, con la presenza dei Comitati locali e delle Associazioni che sulla questione sono impegnate da anni. Un tavolo che dovrà avere il compito di studiare, definire e comunicare i dati relativi alla mobilità su questo territorio e di fare proposte attuabili e sostenibili, finalizzate a ridurre l’inquinamento atmosferico e a dare soluzioni adeguate alle esigenze di mobilità della popolazione».

Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, conclude: «Smantellare una linea di trasporto pubblico esistente è un’azione improvvida Farlo in tempo di lockdown, senza comunicazioni preventive non è un esercizio di stile. Stanno cancellando la possibilità di riattivare (come Legambiente chiede da tempo) un servizio essenziale per studenti e lavoratori, economico e a basso impatto ambientale, ad oggi sostituito da una linea bus, impattante sia dal punto di vista ambientale che da quello della qualità di vita. La giustificazione degli alti costi di esercizio è figlia di una mancata pianificazione, di un servizio che nel corso degli anni è stato reso sempre meno efficiente da scelte industriali e non supportato da scelte politiche. Si fermino finché sono in tempo e dialoghino con il territorio».