Gli impatti ambientali dell’esportazione di veicoli usati nei Paesi in via di sviluppo

Come Ue, Usa e Giappone scaricano le loro vecchie auto inquinanti in Africa e negli altri Paesi in via di sviluppo

[27 Ottobre 2020]

Ogni anno dagli Stati Uniti d’America, dall’Unione europea e dal Giappone vengono esportati verso i Paesi in via di sviluppo milioni di auto, furgoni e minibus di scarsa qualità che contribuiscono in modo significativo all’inquinamento atmosferico e ostacolano gli sforzi per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. A confermarlo drammaticamente è il nuovo rapporto “Used Vehicles and the Environment – A Global Overview of Used Light Duty Vehicles: Flow, Scale and Regulation” dell’United Nations environment programme (Unep) dal quale emerge che in tutto il mondo, tra il 2015 e il 2018, sono stati esportati.14 milioni di veicoli leggeri usati, l’80% dei quali è finito in Paesi  a basso e medio reddito, più della metà in Africa.

Quello dell’Unep è il primo rapporto in assoluto nel suo genere e invita « agire per colmare l’attuale vuoto politico con l’adozione di standard di qualità minimi armonizzati che garantiscano i veicoli usati, contribuiscono a parchi auto più puliti e sicuri nei Paesi importatori».

La flotta mondiale di veicoli leggeri raddoppierà entro il 2050 e circa il 90% per cento di questa crescita sarà nei Paesi a basso e medio reddito. Il rapido aumento dei veicoli in circolazione dà un importante contributo all’inquinamento atmosferico e al cambiamento climatico: a livello globale, il settore dei trasporti è responsabile di quasi un quarto delle emissioni globali di gas serra legate all’energia. In particolare, le emissioni dei veicoli sono una significativa fonte di particolato fine (PM2,5) e ossidi di azoto (NOx) che sono le principali cause di inquinamento atmosferico urbano.

Secondo Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, «La pulizia della flotta globale di veicoli è una priorità per raggiungere gli obiettivi climatici e di qualità dell’aria globali e locali. Nel corso degli anni, i Paesi sviluppati hanno esportato sempre più i loro veicoli usati nei Paesi in via di sviluppo; poiché questo avviene  in gran parte in modo non regolamentato, questa è diventata un’esportazione di veicoli inquinanti. La mancanza di standard e normative efficaci sta portando al dumping di veicoli vecchi, inquinanti e non sicuri. I Paesi sviluppati devono smettere di esportare veicoli che non superano le ispezioni ambientali e di sicurezza e non sono più considerati idonei alla circolazione nei propri Paesi, mentre i Paesi importatori dovrebbero introdurre standard di qualità più rigorosi»

Il rapporto, che si basa su un’analisi approfondita della situazione delle esportazioni/importazioni in  146 Paesi, ha rilevato che circa due terzi di questi Paesi «hanno politiche “deboli” o “molto deboli” per regolamentare l’importazione di veicoli usati». Ma dimostra anche che, dove i governi hanno attuato misure per disciplinare l’importazione di veicoli usati – in particolare gli standard riguardanti  età ed emissioni – questi permettono loro di avere veicoli usati di alta qualità, comprese le auto ibride ed elettriche, a prezzi accessibili. L’Unep fa l’esempio del Marocco che consente solo l’importazione di veicoli con meno 5 anni di età e di quelli che soddisfano la normaEuro4 Ue sulle emissioni dei veicoli e che, quindi, riceve dall’Europa solo veicoli poco usati, avanzati e puliti.

Il rapporto ha rilevato che  «I Paesi africani hanno importato il maggior numero di veicoli usati (40%) nel periodo studiato, seguiti dai Paesi dell’Europa orientale (24%), dell’Asia-Pacifico (15%), del Medio Oriente (12%) e dell’America Latina (9%)».

Grazie ai loro grandi porti, i Paesi Bassi sono uno dei maggiori esportatori di veicoli usati dall’Europa. Un recente rapporto olandese sulle esportazioni ha rilevato che, al momento dell’esportazione, la maggior parte di questi veicoli non disponeva di un certificato di controllo tecnico valido, che aveva un’età compresa tra i 16 ei 20 anni ed era al di sotto degli standard Euro4. Per esempio, l’età media dei veicoli usati esportati in Gambia era di 18,8 anni, mentre un quarto dei veicoli usati esportati in Nigeria aveva quasi 20 anni.

Il ministro dell’ambiente dei Paesi Bassi, Stientje Van Veldhoven, ha commentato: «Questi risultati mostrano che è necessario intraprendere un’azione urgente per migliorare la qualità dei veicoli usati esportati dall’Europa. I Paesi Bassi non possono affrontare da soli questo problema. Pertanto, chiederò un approccio europeo coordinato e una stretta cooperazione tra i governi europeo e africani, per garantire che l’Ue esporti solo veicoli adatti allo scopo e conformi agli standard stabiliti dai Paesi importatori».

I veicoli usati di scarsa qualità comportano anche a più incidenti stradali. . L’Africa ha i più alti tassi di mortalità per incidenti stradali al mondo con 246.000 morti ogni anno, un numero che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe salire a 514.000 nel 2030.

Il rapporto fa notare che «Molti dei Paesi con regolamenti sui veicoli usati “molto deboli” o “deboli”, tra cui Malawi, Nigeria, Zimbabwe e Burundi, hanno anche tassi di mortalità per incidenti stradali molto elevati. I Paesi che hanno introdotto normative sui veicoli usati vedono anche parchi auto più sicuri e meno incidenti».

Ma in africa per molti una vecchissima auto usata europea rappresenta un patrimonio acquistato con durissimi sacrifici e che è allo stesso tempo mezzo di spostamento, commerciale, ufficio e a volte e principale fonte di guadagno. Molti dei veicoli importati non sarebbero autorizzati a circolare nemmeno sulle strade dei Paesi esportatori.

Rob de Jong, autore del rapporto e capo dell’ufficio trasporti Unep, evidenzia che «I Paesi devono smetterla di esportare veicoli che non sono più idonei alla circolazione su strada e di non fare ispezioni ambientali e di sicurezza, mentre i Paesi importatori devono adottare normative aggiornate».

L’Unep, con il sostegno dell’UN Road Safety Trust Fund  e di altri, fa parte di una nuova iniziativa a sostegno dell’introduzione di standard minimi per i veicoli usati. Il primo focus dell’iniziativa saranno i Paesi del continente africano; un certo numero di paesi africani – tra i quali  Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Ghana e Mauritius – ha già messo in atto standard minimi di qualità e molti altri hanno mostrato interesse ad aderire all’iniziativa.

Commentando il rapporto, il ministro dell’ambiente, scienza, tecnologia e innovazione del Ghana, Kwabena Frimpong-Boateng, ha sottolineato che «L’impatto dei vecchi veicoli inquinanti è evidente. I dati sulla qualità dell’aria ad Accra confermano che i trasporti sono la principale fonte di inquinamento atmosferico nelle nostre città. Questo è il motivo per cui il Ghana dà la priorità a carburanti più puliti e standard per i veicoli, nonché opportunità di autobus elettrici. Il Ghana è stato il primo Paese nella regione dell’Africa occidentale a passare a combustibili a basso tenore di zolfo e questo mese ha imposto un limite di età di 10 anni per le importazioni di veicoli usati».

A settembre,  l’Economic Community of West African States (ECOWAS) ha stabilito standard per carburanti più puliti e per i veicoli a partire da gennaio 2021. I governi dell’ECOWAS hanno anche incoraggiato l’introduzione di limiti di età per i veicoli usati, puntando anche a raddoppiare l’efficienza delle auto entro il 2030.

Il rapporto conclude che «Sono necessarie ulteriori ricerche per dettagliare ulteriormente gli impatti del commercio di veicoli usati, compreso quello dei veicoli usati pesanti».